Dalla Città del Parco ai Laboratori della Città del Quarto Paesaggio

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Dalla Città del Parco ai Laboratori della Città del Quarto Paesaggio

offrono come spunto per uscire dalla crisi che viviamo oggi proponendo un nuovo modello di vita a sostenibilità profonda, contemporaneo ed innovativo. Una città del quarto paesaggio deve essere un’utopia di ispirazione per nuovi modelli di pensieri orientati all’investimento e non al consumo, alla parsimonia ed al benessere pieno di nuovi beni comuni. I laboratori di apprendimento o di ricerca e sviluppo della città del quarto paesaggio sono un esempio diffuso della possibilità di fare manutenzione all’utopia di città desiderata fino a viverla come rete di reti. Reti corte e reti lunghe si mischiano come labirinto di apprendimento ritornando a Plektòs come arte capace di intrecciare passato e futuro, immaginazione e realtà, scienze umane e scienze hard, urbanità e natura, convito e individualità, creatività ed adattamento, amore e rivalità fino a parlare di città come luogo dove saper andare a da dove saper partire, mai in fuga ma sempre per allargare la nostra città interna. Barbara Rizzo, dottore di Ricerca e Professore di Storia del Paesaggio alla Facoltà di Architettura di Roma Uno, nel suo saggio “Costruzione di identità tra conoscenza ed azione - in Nuovi orizzonti del paesaggio”, a cura di B. Cillo (Alinea 2008) - riprende un brano di Thomas Bernhard, per introdurre il concetto di “saper vedere” il paesaggio. Il brano, infatti, nel ribadire il legame tra storia di un territorio e paesaggio, esce fuori dallo schema di conservazione del paesaggio, ribadendo che la capacità di leggere la sua storia e quello che sta accadendo al paesaggio deve, implicitamente, connettersi anche alla capacità di leggere il potenziale in termini di possibili scenari. In questa visione, lo sguardo comprende una capacità, un saper vedere nuovo, in modo cognitivo e strategico, dove per strategico si intende la consapevolezza delle forze in campo, della natura e dell’uomo. Questo sguardo cognitivo strategico è raramente presente nella pianificazione territoriale e paesaggistica (e nella pianificazione in genere). Questo fatto è attribuibile ai modelli di pianificazione esistenti (pianificazione forte o gerarchica), che si basano su modelli di apprendimento, o di accumulo di informazioni, oramai messi in discussione dai crescenti insuccessi della pianificazione moderna, sia in termini di efficacia che di efficienza. Questa nuova capacità di acquisire informazioni, per farla penetrare nelle 117


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