Lotte Unitarie 10/2015

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Lotte Unitarie OTTOBRE 2015

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Blocco del contratto nel pubblico impiego

Francesca Voltan Segreteria FP CGIL Alessandria a Corte Costituzionale ha cancellato un ingiustizia nei confronti dei dipendenti pubblici. In un paese come l’Italia dove si continuano a varare leggi e norme incostituzionali, le sentenze dei tribunali diventano fondamentali per ristabilire le regole su un piano di giustizia e di democrazia. Per la Consulta, il mancato rinnovo del contratto del pubblico impiego negli ultimi sei anni è illegittimo. Il blocco è stato inserito da vari governi in decreti per il risanamento dei conti pubblici a partire dal 2009 e confermato poi per il 2014 dal governo Monti. La norma è illegittima quindi, non intervenendo sul passato che, in caso contrario, avrebbe comportato un esborso per lo stato di almeno 35 miliardi per la vacanza tra il 2010 e il 2015 e un effetto strutturale di 13 miliardi anni a partire dal 2016. La Corte Costituzionale salva i conti dello Stato, ma oggi la sen-

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tenza obbliga il governo a riaprire la partita dei contratti che interessa oltre tre milioni di lavoratori con una spesa che potrebbe aggirarsi intorno ai 5/8 miliardi di euro, anche se sul costo dell’operazione c’è ancora molta incertezza. Soddisfatte le Organizzazioni Sindacali, per prima la Funzione Pubblica CGIL che ha sempre espresso l’illegittimità costituzionale del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico e ha da tempo rivendicato l’apertura di un tavolo con il governo per il rinnovo dei contratti. Ed è per questo che lo scorso 29/07 la Funzione Pubblica CGIL unitamente a Cisl Fp, Uil fpl e Uilpa hanno dato luogo alla grande manifestazione nazionale per il rinnovo dei contratti e una vera riforma della P.A. che ha visto la partecipazione di tantissimi lavoratori, mobilitazione che le OO.SS. continueranno finchè il governo non aprirà il confronto. Nel contempo il ministro della funzione pubblica Marianna Madia ha fatto sapere dell’intenzione di avviare lo sblocco dei contratti del pubblico impiego a fine estate anche se, si starebbe valutando che lo sblocco, non avvenga per tutti i lavoratori allo stesso tempo e che in primo luogo si partirebbe dagli stipendi più bassi. Per il sindacato però, una decisione del genere, la volontà di applicare gli aumenti ai dipen-

La delegazione FP Alessandria

La Funzione Pubblica CGIL ha sempre espresso l’illegittimità costituzionale del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico e ha da tempo rivendicato l’apertura di un tavolo con il governo per il rinnovo dei contratti. denti pubblici in modo diseguale, non è accettabile. Diventerebbe un’operazione discriminatoria che farebbe permanere milioni di stipendi al di

sotto degli aumenti del costo della vita. La Funzione Pubblica CGIL unitamente alle altre OO.SS. sono pronte a contrastare anche le-

galmente questo modo di procedere, sollevandolo per legittimità costituzionale, con la possibilità di rivendicare all’interno del ricorso anche la restituzione delle somme relative al blocco dell’indennità di vacanza contrattuale che avviata nel 2008 è stata addirittura procrastinata sino al 2018 attraverso l’ultima Legge di stabilità, la 190/2014. È nel mese di Ottobre ‘15 quando si dovrà parlare di Legge di Stabilità che si dovrebbe sapere con certezza cosa si farà per i dipendenti pubblici. Una data importante sarà quella del 20 Settembre ‘15 quando in calendario è previsto l’ aggiornamento del DEF (Documento Economia e Finanza) per capire quanto il Governo stanzierà e quanto prenderanno gli oltre 3 milioni di lavoratori pubblici che aspettano da anni gli aumenti, ma soprattutto a questo punto come verranno divisi. Quindi non ci tocca che aspettare ancora... anche se «Il blocco di sei anni non è più tollerabile» per usare le stesse parole della Consulta. Staremo a vedere quanto ancora i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego saranno costretti a rivendicare il pieno diritto al contratto. La Funzione Pubblica CGIL vuole esercitare il diritto di contrattare le giuste retribuzioni anche per i lavoratori della pubblica amministrazione e proseguirà le in iniziative in tutte le sedi.

Ridisegnare il Paese attraverso gli utili d’azienda

SLC Marco Sali Segretario generale SLC CGIL Alessandria ontinuiamo a denunciarlo da tempo. L’assenza di una politica industriale, i danni delle politiche neo-liberiste declinate all’italiana, la mancanza assoluta di visione, la pochezza dei governi tecnici e non, dove il «non» sta x «non si sa cos’altro», hanno modificato la cultura generale, il sentire individuale ed hanno lasciato margini di manovra enormi x chiunque: che siano o meno individui qualificati o che le iniziative siano o meno qualificanti. Così si è lasciato campo libero alle multinazionali di fare o disfare quanto acquisito dall’imprenditoria italiana (in barba all’italianità del nostro produrre ampiamente sventolata in passato), così abbiamo vissuto una nuova vergognosa Caporetto in sede di parlamento europeo in

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materia di produzione del cemento, politiche agroalimentari, acciaio e chissà cos’altro ancora. E ora ci fanno concentrare sull’immigrazione di massa dai paesi africani o del medio-oriente come se fosse la madre di tutti i mali. La verità è che le cause che scatenarono la crisi nel 2007 non sono mai state sconfitte, tutt’altro, tutto è cambiato affinché tutto si preservasse: privilegi, cattive abitudini, concentrazione della ricchezza. Quando parliamo di privilegi è chiaro non siano quelli dei lavoratori. Così si è deciso di lasciare campo libero al mercato e alle decisioni dei cda d’azienda di determinare come i consumi devono cambiare, come deve essere orientato il consumatore fu cittadino e come deve essere riprogettata la società per servire allo scopo. Aperture domenicali e festive, massima flessibili-

tà dell’occupazione, potere contrattuale dei lavoratori ridotto al minimo, etc Ora Poste Italiane spa ridisegna il Paese, cosa che dovrebbe fare la buona politica, decidendo come e quando consegnare la corrispondenza, dove e quali paesi lasciare senza un ufficio postale, decidendo che l’Italia deve entrare nel terzo millennio attraverso la digitalizzazione dei servizi, decidendo di snaturarsi rivolgendo la propria attenzione alle attività e settori aziendali maggiormente profittevoli. Comprendiamo l’esigenza di riordinare i conti e di rinnovare l’azienda. Comprendiamo più in generale le logiche d’azienda. Contestiamo ancora una volta l’assenza di una visione complessiva del Paese. Contestiamo la fretta che sospinge talune operazioni volte a far rapidamente cassa in favore del MEF. Le Poste non sono un’azienda qualsiasi. Ce lo

insegna la storia di un Paese complicato come il nostro. Un ufficio postale aperto o chiuso in un paesello di montagna può significare la morte di quel borgo e del suo territorio. Digitalizzare i servizi di colpo significa togliere la possibilità di accedere ad un servizio fondamentale alle fasce più deboli della popolazione, in special modo i pensionati, in special modo dei pensionati residenti nei borghi dove a malapena arriva il servizio elettrico! Con questo non siamo contro il futuro. Avremmo voluto vedere almeno una volta una cabina di regia politica, specialmente dopo avere toccato con mano la debacle sulle fonti rinnovabili lasciate agli appetiti di piccole signorie o grandi feudatari che non hanno portato al Paese l’attesa emancipazione energetica ne tantomeno un beneficio ai privati cittadini (e non vogliamo dir nulla sullo sconcio ambientale che i campi fotovoltaici sorti un po’ ovunque senza regola alcuna hanno portato sotto gli occhi di tutti).

Questo sì ci avrebbe sorpreso. Invece ancora una volta spostiamo il problema un po’ più in là sempre sperando che altri lo risolvano al posto di chi questo compito dovrebbe competere. Ci saremmo aspettati che un governo indirizzasse i suoi cittadini attraverso i suoi uffici o a politiche di sensibilizzazione e promozione all’utilizzo dei mezzi informatici, supportasse attraverso un complesso di infrastrutture a completa copertura del territorio nazionale e quindi realizzasse così la digitalizzazione di cui si parla. Cosa invece che sta avvenendo commercialmente a spese dei consumatori e neanche tutti. La tornata di chiusure e razionalizzazioni nella provincia di Alessandria è comunque passata, agevolata dalla decisione presa dall’Agcom e soprattutto agevolata da una forte volontà politica di percorrere una certa direzione. Tutto ciò nonostante la forte opposizione nostra e dei sindaci dei paesi coinvolti. L’avverso contesto politico non ci ha comunque im-

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pedito di tutelare i lavoratori interessati da questo percorso e di far sì che tutto venisse gestito ad impatto zero. Ancora una volta, come accade sullo scenario nazionale, il dialogo costruttivo col quale le organizzazioni dei lavoratori hanno potuto gestire crisi e riorganizzazioni delle imprese su tutto il territorio salvando così migliaia di posti di lavoro è stato relegato ad optional da esibire come elemento qualificante di un modello di impresa precostituito e molto rigido in merito agli spazi di discussione su temi dirimenti come un piano industriale. In barba all’articolo 46 della Costituzione della Repubblica Italiana e a tutti i proclami che l’attuale politica fa ogni santo giorno dalle televisioni o dalle pagine amiche. A questo siamo regrediti, ad attenderci da un amministratore delegato qualche buona idea (cogitata per la sua azienda) da trasferire al sistema Paese. Ad attendere il conforto di un utile positivo che consacri la strada giusta scaricando la politica del suo difficile fardello. Ma il bilancio che salverà l’Italia per chi sarà in utile?


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