Casainmente living way n.09 ottobre-novembre

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Il vetro. L’illusione della materia Un materiale architettonico d’arredo

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Plinio il Vecchio narra di alcuni marinai che dopo essere sbarcati su una spiaggia per mangiare, per sorreggere le pentole avessero usato la sabbia fine della spiaggia e il nitro (soda) di cui era carica la loro nave. Dopo aver acceso il fuoco si accorsero che sotto al tegame scorreva un liquido incandescente che si trasformava in materia traslucida. Così, secondo il mito, nacque il vetro. Probabilmente la nascita del vetro si deve alle ricerche degli artigiani ceramisti, i quali già 5000 anni prima di Cristo conoscevano la composizione dello smalto, utilizzato come rivestimento vetroso di perline e vasi in ceramica. Di certo il vetro nacque tra Egitto e Fenicia. I primi oggetti interamente vitrei a nucleo friabile risalgono al periodo che va dal 2000 al 1500 a. C. Considerato un materiale nobile, gli Egizi sperimentarono diverse tecniche di lavorazione: la pasta di vetro, il termoformato e il vetro soffiato che ebbe poi larga diffusione durante l’Impero Romano. Furono perfezionate in quel periodo sia la tecnica del vetro soffiato all’aria aperta sia quella con stampi, che permisero la produzione di oggetti alla portata di tutti. Anche i Romani divennero maestri vetrai. Crearono, infatti, il vetro per mosaico, introdussero il decoro a cammeo, incisero e tagliarono il vetro. Infine inventarono i muri trasparenti: le finestre. Con il declino dell’impero romano nel 476 d. C. la produzione di vetro fu pressoché abbandonata. Bisogna attendere il Medioevo per trovare la vetrata, una superficie più elaborata rispetto al vetro romano per finestre, composta da un mosaico di piccoli pezzi colorati e tenuti assieme prima con bronzo o marmo, poi con piombo. La vetrata instaura un nuovo rapporto tra vetro, architettura e rito religioso, valorizzando la simbologia della luce. Nell’arte vetraia contemporanea il rinnovamento estetico del vetro parte dalla seconda metà dell’Ottocento. Iniziò un’importante discussione, prolungatasi fino ai giorni nostri, per definire il ruolo dell’industria e dell’artigianato nella preparazione del vetro. Il problema venne posto dal movimento inglese Arts and Crafts, che indusse gli artigiani a prendere una posizione per frenare la massificazione causata dall’attività industriale. All’inizio del XX secolo l’Art Nouveau valorizzò le “arti minori” e il vetro entrò di prepotenza nelle opere architettoniche e nell’arredo d’interni. Il vetro, composto artificiale, è la sintesi di tre grandi famiglie di elementi naturali: vetrificanti, fondenti e stabilizzanti. L’elemento vetrificante principale è la silice, sottoforma di quarzo. Un tempo si utilizzava sabbia comune, purché fine. Ne risultava però un composto verdastro a causa delle impurità, soprattutto di origine ferrosa. Poiché la silice fonde a temperatura molto alta, viene amalgamata con fondenti che ne abbassano il punto di fusione, come la soda e la potassa. Il composto manca però di stabilità, è “solubile in acqua”. Per questo motivo bisogna ricorrere a una terza famiglia di elementi stabilizzanti, come gesso e allumina, che rendono il mélange più resistente all’umidità e all’aggressione dei prodotti chimici. Vetrificante, fondenti e stabilizzanti hanno bisogno del calore, che a partire da 1280°C li trasforma in una nuova mescolanza completamente liquida. Con un successivo raffreddamento il composto torna allo stato solido, dando vita al vetro. L’industria ha fortemente agevolato la produzione di questo materiale, sia per la purezza della materia prima, sia per i tempi di meccanizzazione. Il progresso tecnologico permette di ottenere prodotti che superano continuamente se stessi.


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