Casainmente living way n.06 luglio-agosto

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Gallio Film Festival del cinema italiano opere prime A Gallio, dal 24 al 31 luglio, quest’anno si tiene la XIV edizione del Festival del Cinema Italiano, dedicato alle opere prime. Opere prime e cioè esordi registici, solo italiani, usciti tra il festival precedente e la nuova edizione. Una quindicina di pellicole solitamente, delle quali pochissime già distribuite sul territorio nazionale, altre proiettate per pochi giorni in quelle poche sale che aprono ancora alla piccola distribuzione, altre ancora proprio mai viste e destinate, se gli andrà bene, ad una trasmissione in notturna, anni dopo, sui canali satellitari. E dove, come ci dice Piersandro Pallavicini (scrittore e giurato) ”qui c’è tutto il cinema giovane italiano, quello che ci lamentiamo essere morto, spento e via deprimendoci, mentre invece è vivo, vegeto, lotta con noi e è pure – in molti casi – intelligente. E bello a vedersi.” Si respira un’atmosfera particolare, in questo festival. Understatement è un termine inglese tanto bello e efficace quanto abusato. Modestia più entusiasmo, disponibilità, cortesia, amabilità: questi i tratti degli organizzatori, uomini e ragazzi di qui, dell’altipiano, e questi i tratti che assumono attori, registi e produttori una volta traslocati nel verde sereno di Gallio. A Gallio “c’è un atmosfera bella. Fatta di passione autentica e di semplicità”. “Qui - continua Igor Brunello (consulente artistico del festival) - si ha ancora la sensazione che il contatto tra chi fa il cinema e il pubblico sia una cosa possibile: gli attori camminano per strada, i registi vanno a prendersi il giornale e, alla fine della proiezione, si fermano in piazza con la gente a parlare di cinema.” Cosa non scontata se conoscete un po’ il mondo del cinema e quello dei grandi festival, dove tutti (non solo le grandi star) sembrano invece dover essere programmaticamente boriosi, presuntuosi, bellicosi e infastiditi da chi gli sta intorno. D’accordo, niente grandi stelle qui. Ma, per citarne qualcuno, negli ultimi anni si sono seduti ai caffè di Gallio, hanno bevuto spritz e fatto passeggiate registi come Giorgio Diritti («Il vento fa il suo giro», film diventato cult dopo Gallio) e vincitore del David di Donatello con il suo «L’uomo che verrà», Marina Spada («Forza Cani» e «Come l’ombra», stracult pure loro), Emanuele Crialese (almeno «Respiro» ve lo ricorderete), e attori come Emilio De Marchi, Anita Kravos, Giorgio Pasotti, Franco Ravera. 48


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