Casainmente living way n.04 maggio/giugno 2010

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designer e design

Bubble Chair, la sorella minore di Ball Chair, nacque nel 1968, anno in cui Aarnio fu anche premiato con l’American Industrial Design Award. Volendo diffondere luce nella Ball Chair, Aarnio pensò di rendere trasparente il guscio della sedia. Ricevuta risposta affermativa per il globo, si sentì rispondere dai tecnici che lavoravano l’acrilico che però non era possibile creare similmente il supporto. Il designer dispose dunque che la sedia fosse appesa al soffitto con l’ausilio di un anello d’acciaio. Vedendola volteggiare sospesa, dotata di una trasparenza totale, che permetteva l’ingresso della luce da ogni angolo, e dalla capacità di suggerire sensazioni di isolamento ancora più marcate grazie alla mancanza di appoggio, “…il nome venne da sé”. Vi furono inseriti poi dei cuscini (solitamente grigi o bianchi, per sottolineare ulteriormente la sensazione di immaterialità e di luce), e una nuova tappa della vita della sedia sferica iniziò. Bubble Chair e Ball Chair apparvero all’interno di film, videoclip, riviste e fumetti. Il mito era inarrestabile. Le filiazioni ad ogni modo non si fermarono: sulla scia del successo di Bubble Chair nacquero ad esempio Tomato Chair, questa volta su una seduta composta da tre sfere, o Pastil Chair, simile ad una pietra scavata e levigata. Rielaborando perfettamente la frase di Mies Van der Rhoe “less is more”, Aarnio aveva creato un oggetto che, come tutti i grandi capolavori di design, non passa mai di moda in nessun ambiente.

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