LeSiciliane n.67

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Il senso delle cose fatte

“State attenti a Chiddu, picchì si parla…” Giorgio Zacco La sentenza della Cassazione, fatta di una mezza verità, rappresenta plasticamente la normalizzazione in atto. Non si è potuto e voluto andare “oltre”. Sembrerebbe essere tornati ai tempi dell’ammazzasentenze Carnevale, con un po' di pudore e di prudenza in più rispetto ad allora. A uccidere Mauro è stata la mafia, ergastolo al vecchio boss, ma si salva il boss più giovane, facendo attenzione che non debba “pentirsi? (“State attenti a chiddu, picchì si parla si scoprono gli altarini”). Quello che ci ha spinto, ormai circa venti anni fa, a dare forma organizzativa al ricordo del nostro concittadino Mauro Rostagno, trapanese e siciliano per scelta, nel giorno dell'anniversario del suo omicidio, era la volontà di dare un corpo all'emozione di un popolo intero; tanta gente che, per una breve stagione, riunita ogni giorno davanti allo schermo di una tv privata -RTCche trasmetteva i telegiornali condotti da Mauro, sentiva crescere la fiducia collettiva nella possibilità di un cambiamento. La possibilità di liberarsi dal malaffare e dalla corruzione, che sono causa del nostro sottosviluppo e le cui fila nella nostra terra sono gestite dalla mafia. Nel corso di quegli anni sentivamo crescere l'indignazione dei Cittadini che incontravamo nel

corso delle manifestazioni, per la giustizia negata e l'assenza di verità per quell'omicidio. Le indagini svolte (o per meglio dire non svolte, e svolte con evidente cialtroneria) dai Carabinieri -dopo che la Procura della Repubblica aveva esautorato totalmente dalle stesse la Polizia di Stato-, non prendevano in alcuna considerazione la pista mafiosa, che era la più ovvia mettendo in relazione l'omicidio con l'attività giornalistica e d'inchiesta svolta da Mauro, come ha dichiarato nel processo di primo grado il capo della Squadra Mobile di allora Rino Germanà. Il susseguirsi negli anni di tanti depistaggi che hanno messo in campo piste fantasiose, come quella interna alla comunità Saman, che vedeva coinvolta in prima persona Chicca, la compagna di Mauro, oppure quella (ma non la sola e ultima) LeSiciliane - Casablanca 21

che accusava gli amici di Mauro, ex compagni di Lotta Continua, i quali temevano che Mauro potesse fare chissà quali rivelazioni in relazione all'omicidio del Commissario Calabresi. Tutte piste scandagliate in modo puntuale e certosino, e poi accantonate e dichiarate false, dalla Corte di Assise di Trapani nel corso del processo di primo grado. Per capire lo scenario di quegli anni basta guardare alla cronaca quotidiana dell'epoca e mettere in relazione i fatti, come faceva Mauro. In una Trapani dove la mafia spa(quella delle imprese ad essa asservita che si spartiscono gli appalti pubblici), è presente all'interno della loggia massonica deviata e coperta “Iside 2”, guidata dal Professor Grimaudo, nominato Gran Maestro da Pino Mandalari, il commercialista di


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