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Donne imperfette

Donne imperfette

Belén Hernández (Università Murcia - Spagna)

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Da quando abbiamo memoria, la società occidentale ha bollato come "cattive" quelle donne che non rientravano nel modello stabilito di moglie fedele e ubbidiente, madre abnegata, compagna sottomessa o badante premurosa. Ancora oggi risuonano le ammonizioni bibliche e in alcune cerimonie religiose si scelgono passi della famosa epistola di San Paolo: “Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore..., al fine di farsi comparire... senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata”. Oppure scattano tradimentosi sensi di colpa, se imponiamo un desiderio o un sogno al di sopra del ruolo ideale che ci si aspetta. Persino nella odierna società digitale, pur godendo di grandi avanzamenti in materia di parità, osserviamo che le uguaglianze spesso sono solo formali, particolarmente nell’ambiente di lavoro. Poiché, oltre a svolgere le normali funzioni della professione, alle donne si chiede un “tantino” in più: di essere efficienti, ma anche gentili; competitive ma anche attillate e sempre attraenti e dolci.

Con una delle mie studentesse, questo corso, ho avuto occasione di dirigere una tesi di laurea sulle strutture sintattiche e verbali ricorrenti nella stampa femminile. Si voleva approfondire sull’uso dell’imperativo attraverso un corpus testuale riguardo contenuti solitamente presenti nelle riviste per donne, come: moda, benessere, rapporti sessuali, gastronomia, salute... Il risultato è stato sorprendente, più dell’80% dei discorsi diretti alle donne impiegano modi verbali esortativi che guidano tutti gli aspetti della vita. Dunque è attraverso la costruzione linguistica - adoperata quasi banalmente nelle letture di consumo - che si esprime l’ammonimento, l’invocazione o semplicemente il comando alle donne liberate dai pregiudizi del passato. Sebbene con frequenza i must sono enunciati da soggetti anonimi o impersonali. Si tratta della nascita di nuovi modelli negativi?

In effetti, il progresso sociale si è conquistato con tanta fatica e pazienza, ma soprattutto al costo di donne fuori dalla norma, che per la prima volta hanno voluto svolgere una professione, ottenere il potere o semplicemente godere liberamente del loro corpo. In questo senso, gli attuali studi di genere e creazione artistica letteraria, negli ultimi decenni tendono a riabilitare il lavoro intellettuale di molte autrici, criticate a loro tempo per essersi allontanate dagli ideali patriarcali; consapevoli che in molti casi esse dovettero sacrificare affetti familiari e il proprio pane in pago alla libertà d’espressione o di condotta sociale. Agli occhi contemporanei alcune donne messe all’indice hanno avuto invece grandi meriti e da un’attuale prospettiva sono riuscite a facilitare il cammino verso l'emancipazione di tutte le donne. A rendere omaggio alle donne imperfette sono alcune opere di grande successo, come il recente libro di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri intitolato Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe (2019), sulla vita di dieci donne che rappresentano modelli opposti agli esempi femminili tradizionali (Caterina da Siena, le sorelle Bronte, Shirley Temple, Moana Pozzi, ecc). Si tratta di biografie ribelli, problematiche o addirittura diaboliche, che tuttavia sono riuscite a smantellare i pregiudizi sulla natura docile del genere femminile.

A Salamanca, in Spagna, un gruppo di ricerca sulla scrittura delle donne ha sostenuto a novembre 2020 un convegno intitolato “A las malas”, vale a dire, dedicato alle donne “cattive”, in quanto tali o perché la storia della nostra cultura così le ha giudicate. Nella scelta di studi, la prospettiva predominante è stata anche quella di sovvertire la tradizionale visione negativa dei personaggi femminili considerati per versi e riflettere sulle opere letterarie o artistiche che ribaltano i modelli di donna stereotipati.

Una revisione di canoni, questa, importante per rileggere la traiettoria delle donne ribelli nella Storia e per comprendere positivamente la loro trasgressione attraverso le belle arti, il giornalismo e la filosofia. Perché in fondo è stato grazie a un pugno di donne imperfette che molto lentamente si sono allargati gli orizzonti per tutte.

Riscrivere la loro memoria è dunque un modo per costruire altri modelli e metterci in guardia contro i tentativi di regressione. La riscoperta delle donne imperfette ci aiuta anche ad arricchire esperienze che corrispondano a mentalità nuove, sempre dalla parte delle donne. Pensiamoci!