n. 26 La Bella Politica

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Giuseppina… vai avanti, cambierà possibilità che adesso cambierà. Pensa ai tuoi bambini. Non è giusto negare il padre ai tuoi figli. Vai avanti, cambierà” . IL CARCERE, IL SUICIDIO, LA PAURA In carcere tenta due volte il suicidio non perché non sopporta la reclusione, ma per il distacco dai bambini. Dopo alcuni mesi, Giuseppina decide di collaborare e chiede che i suoi figli la raggiungano in località protetta. Inizia per lei una nuova vita, pur sapendo di aver decretato la sua condanna a morte. “L’onta di ritrovarsi in casa qualcuno che passa dalla parte degli sbirri va lavata col sangue per mano di un congiunto”. Le sue orecchie l’hanno sentito dire a proposito di sua cugina Rosa Ferraro, testimone di giustizia. Nessuna donna di ’ndrangheta, pienamente coinvolta negli affari

Pesce; indica dettagliatamente le attività economiche riconducibili alla cosca mafiosa. Manda in galera la madre e la sorella. Non solo, dalle sue dichiarazioni scaturisce l’operazione “All’Inside 2” con arresti, confische di beni, scoperta di armi e bunker. Al tribunale di Palmi, tutt’ora, è in corso il processo. Giuseppina è la testimone chiave. Testimoni sono anche sua cugina Rosa Ferraro e l’ex cognata Ilaria La Torre, che il fratello cercò di rapire e fare sparire, dopo essere stato abbandonato. Anche Maria Concetta Cacciola, amica d’infanzia di Giuseppina, uccisa con l’acido muriatico dalla famiglia, aveva testimoniato contro i Pesce. IL DIFFICILE RAPPORTO CON LA FIGLIA La vicenda di Giuseppina, collaboratrice di giustizia, che

NON VOGLIAMO PM FEMMINA Quando inizia il processo, i maschi Pesce gridano contro la pm: “Vogliamo di Palma, ma quella no”. Volevano un maschio per una questione di rispetto, perché il “nemico”, se è in gamba, lo puoi pure rispettare. Ma una femmina no, quella è un’altra storia. Che sfortuna, per i Pesce! Anche il collegio giudicante è fatto di donne: presidente Concettina Epifanio, a latere Maria Laura Ciollaro e Antonella Crea. E come se non bastasse, alla guida dell’amministrazione comunale di Rosarno c’è una donna, Elisabetta Tripodi, che sfida la cosca, costituendosi parte civile al processo e mandando via da un immobile la madre e il fratello del boss Rocco Pesce. Dal carcere costui manda una lettera minatoria alla sindaca e per questo viene processato e condannato. della famiglia, aveva osato sfidare le persone a lei vicine. Giuseppina è la prima. E ne ha cose da raccontare ai magistrati!! È lei che ammette l’esistenza della potente cosca dei Pesce; riferisce circa le vendette relative alla successione al vertice della cosca; descrive l’ascesa al potere del pericoloso cugino Francesco

dopo qualche mese interrompe la collaborazione per poi riprenderla, ci parla, innanzitutto, della relazione di una madre con sua figlia, Angela, di cui cerca l’approvazione. Quando questa, con la sorella e il fratello, raggiunge la madre in località protetta, lasciando a Rosarno i parenti, gli amici e la scuola, le si Casablanca pagina 33

rivolta contro, per uno sradicamento che lei non ha scelto. “Continuava a rinfacciarmi che ho scelto per lei, che io l’ho portata via dalla nostra terra, che io ho deciso. La scelta di collaborare l’aveva accettata, era il discorso del distacco che non accettava, l’allontanamento”. Di questo approfittano i parenti paterni, in particolare la zia Angela, che fa avere alla ragazza il suo cellulare e comincia a telefonarle. Vuole che lei induca sua madre a interrompere la collaborazione e a ritrattare tutto. “ Sapeva che io senza mia figlia non sarei andata da nessuna parte”. A un certo punto cede alle pressioni della figlia e interrompe la collaborazione. “Quando io le dissi che sarei tornata indietro, che le avrei restituito la vita che aveva prima o almeno ci avrei provato, diciamo che era contenta da una parte, però dall’altra gli avevo anche detto che probabilmente io per un periodo non ci sarei stata. Cominciò a diventare depressa”. I parenti promettono a Giuseppina il perdono e le assicurano ogni aiuto. “Vedi - le ripeteva la figlia - vedi, adesso sta a te. Adesso sei tu. basta che dici sì e torniamo a casa”. “La mia scelta - di interrompere la collaborazione - è stata basata solo su mia figlia. Non ho avuto altre motivazioni, cioè io volevo la felicità dei miei figli e se quello era quello che loro volevano, anche se i miei progetti per loro erano altri, andava bene così”. Quando i parenti vengono a sapere della sua decisione, vogliono che tutti lo sappiano. La raggiungono nella località protetta e le fanno firmare una lettera, che sarà mandata a un giornale locale, in cui Giuseppina scrive di aver interrotto la collaborazione, di


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