Casablanca n.22

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Trattative mafia-Stato

tocca più e nemmeno lo offende, né accuse, né denunce, dolori, disperazioni, rivolte. Egli sta là, giornali, spettacoli cinema, requisitorie passano senza far male: politici, cavalieri, imprenditori, giudici applaudono. I giusti e gli iniqui. Tutto sommato questi ultimi sono probabilmente convinti d'essere ormai invulnerabili”. L’analisi di Baldo si snoda attraverso il parallelismo tra il potere individuato da Fava e quello odierno, per poi affrontare il mistero della scomparsa dell’agenda rossa di Paolo Borsellino. L’emblema della storia di Rita Atria legata a quella di Paolo Borsellino torna a riaffacciarsi nell’intervento di Graziella Proto, stretta collaboratrice di Pippo Fava. Il tema dell’informazione tenuta “sotto cappa” viene di seguito affrontato dalla Proto attraverso una riflessione sul ruolo del “Berlusconi della Sicilia”, alias Mario Ciancio, capace di “trasformare l’informazione in affari” all’interno di recinto mediatico sul quale il “dominus” dell’informazione siciliana ha letteralmente potere di vita e di morte. Il direttore di Casablanca ricorda gli attacchi subiti per la pubblicazione sul blog Erroneo.org di un dossier sul “Caso Catania” riaccendono così le luci su un sistema di potere inossidabile capace di riciclarsi negli anni (il procuratore generale dell’epoca scrisse una lettera alquanto “pesante” definendo quel dossier un insieme di “fabule”). Attacchi indiscriminati e “trasversali” che ben conosce Riccardo

Orioles. A tal proposito lo storico redattore de I Siciliani ricorda successivamente l’aspra polemica relativa alla foto pubblicata dal blog di Pino Finocchiaro e dal Fatto Quotidiano nella quale erano ritratti l’attuale procuratore aggiunto di Catania, Giuseppe Gennaro (già candidato alla poltrona di procuratore di Catania), in compagnia di altre persone tra cui l’imprenditore di San Giovanni La Punta (Ct), Carmelo Rizzo, affiliato al potente clan Laudani.

La pubblicazione di simili notizie rappresenta per Orioles la continuazione di quel tipo giornalismo puro e autentico incarnato da Pippo Fava. Un giornalismo libero che inevitabilmente rivivrà nella riedizione de I Siciliani in edicola dal prossimo anno, frutto della

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determinazione e della testardaggine dello stesso Riccardo Orioles. Rabbia, dolore, disillusione e poi ancora speranza e una cocente sete di giustizia, sono solo alcuni dei sentimenti di un uomo come Salvatore Borsellino chiamato a concludere la presentazione di questo libro. La pretesa della verità sulla strage di via D’Amelio del fratello di Paolo Borsellino scuote tutti i presenti. E’ una richiesta senza sconti per nessuno. Soprattutto per quei rappresentanti delle istituzioni che solamente a distanza di anni, e solamente dopo che il figlio di un mafioso come Massimo Ciancimino ha parlato con i magistrati, si sono ricordati di dettagli fondamentali ai fini investigativi, inspiegabilmente taciuti per anni. L’amarezza di Salvatore tocca il suo apice quando affronta il nodo della trattativa tra Stato e mafia e la consapevolezza di suo fratello di questo patto scellerato. “Tante volte – sussurra il fratello del giudice – mi è venuto in mente che Paolo avesse voluto morire dopo essere venuto a conoscenza di questa trattativa. Ma che Stato è questo?… Io penso che Paolo abbia perso la voglia di vivere dopo essersi reso conto di questa mafia insinuata dentro lo Stato…”. La gente si alza in piedi, commossa, in un lunghissimo applauso, quasi a stringersi attorno. Salvatore tiene alta la sua agenda rossa. Tanti lo imitano. Il direttore di Antimafia Duemila si avvicina e lo abbraccia con la promessa di raggiungere la verità. A qualunque costo.


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