Casablanca n.22

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Intrecci siciliani

oggi diventata una discarica abusiva di rifiuti pericolosi di ogni tipo, per bonificare il territorio interessato e rimuovere ogni rischio per la salute dei cittadini, per l’ambiente e le falde acquifere; se siano mai state adottate misure idonee a garantire la protezione sanitaria contro i pericoli delle radiazioni, di cui al capo III del titolo II del trattato Euratom (firmato a Roma nel 1957), ed in particolare le misure necessarie a mantenere un elevato livello di sicurezza in materia di gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi». Il successivo ventotto marzo, sei parlamentari del Pd, prima firmataria Elisabetta Zamparutti, puntualizzavano che «risultano ancora secretati gli atti che negli anni la procura di Caltanissetta ha acquisito». Successivamente, il senatore Vincenzo Oliva aveva interrogato infruttuosamente il Ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo, specificando, tra l’altro che «il Consiglio dei ministri il diciotto febbraio 2005 aveva decretato per Pasquasia lo stato di emergenza includendola tra le aree da mettere in sicurezza». Pochi giorni dopo, nell’aprile, il Governatore Raffaele Lombardo è stato interrogato per tre ore dal sostituto procuratore della repubblica di Enna, Marina Ingoglia. Il Presidente ha fatto riferimento ad una sorgente radioattiva, rilevata a 300 metri di profondità, che ‘potrebbe’ essere collegata ad alcuni esperimenti condotti dall’Enea. “Non so di chi sia la responsabilità ma non c’è dubbio che i responsabili dovranno dare una risposta non solo all’autorità giudiziaria

ma anche alla comunità” aveva dichiarato alla stampa dopo l’interrogatorio. Nessuna indagine venne mai realizzata, ma i documenti ufficiali da sempre a disposizione di fatto confermano, senza bisogno di indagini, sulla testimonianza di Messina. Uno studio dell’Agenzia internazionale atomica (IAEA) - risalente al 1985 (pagina 239) - segnala il sito di questa miniera di sali potassici in provincia di Enna, quale luogo di sperimentazioni nucleari dell’Enea (ente nucleare dello Stato italiano). Il caso Fragalà - La miniera di Pasquasia potrebbe entrare nell’inchiesta sull’assassinio di Vincenzo Fragalà, l’avvocato picchiato a morte nel centro di Palermo il ventitre gennaio 2010. In una lettera risalente al tredici dicembre 2010 spedita dall’avvocato palermitano all’allora Viceministro per il Commercio Estero Adolfo Urso, quaranta giorni prima di essere ucciso, Fragalà chiedeva l’attenzione del governo sulla miniera di Pasquasia. Questa specifica vicenda il noto penalista l’aveva affrontata ripetutamente durante la sua carriera di parlamentare, l’ultima volta con un’interpellanza presentata il ventidue aprile 2002 (atto ispettivo numero 2-00308). Fragalà era stato anche membro della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. La miniera era stata chiusa dal ventisette luglio 1992, ma precedentemente, secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Leonardo Messina - che lavorava proprio a Pasquasia - ha inghiottito scorie radioattive. Infatti, diciannove anni fa, il trenta giugno, i magistrati Paolo

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Borsellino e Vittorio Aliquò ed il questore Antonio Manganelli (attuale capo della Polizia), mettono a verbale le dichiarazioni del collaboratore di giustizia. Manganelli all’epoca sosteneva, secondo quanto riportato da ‘La Repubblica’ del diciotto novembre 1992, che «il contributo delle confessioni del pentito Leonardo Messina era assimilabile a quello portato da Tommaso Buscetta». Nel 1997, la Dda di Caltanissetta aprì un’indagine in merito. Un’inchiesta chiusa con l’archiviazione che ha portato il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, ad opporre il segreto alla richiesta della Provincia di Enna di conoscere gli atti del fascicolo. Poco prima, però, il consulente della Procura di Caltanissetta Giorgio Lombardo aveva messo nero su bianco di aver curato, su mandato di Resais, “lo smantellamento, la messa in sicurezza ed il ritiro delle sorgenti radioattive certificando l’avvenuta bonifica nucleare del sito”. Giuseppe Valentino, il 5 giugno 2002 (seduta 154), allora Sottosegretario di Stato per la Giustizia, ha specificato: «In particolare, sulla base di un programma di interventi di bonifica e messa in sicurezza di urgenza predisposto dall’ENEA, sono state già realizzate le relative opere a cura della Resais». Attualmente è in corso un’inchiesta giudiziaria della Procura della Repubblica di Enna, incentrata esclusivamente sul grave stato di inquinamento superficiale del sito, non dei suoi quattro pozzi, uno dei quali a mille metri di profondità.


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