Brand Care magazine 005

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La bellezza, in ogni sua accezione, è l’intrusione più evidente dell’umano nel mondo, il modo in cui esso prende forma e si disegna ai nostri occhi. Come sosteneva Adolf Loos più o meno un secolo fa, l’intervento estetico sulle cose che usiamo è una misteriosa pulsione che incamera istanze tra loro assai diverse. In questo quinto numero di BCm tentiamo appunto di raccogliere istanze e idee tra loro diverse per continuare ad alimentare le connessioni sin qui attivate su queste pagine. Gli articoli e le interviste che mettiamo in circolo toccano temi importanti, in cui le questioni del design rimandano a oggetti come l’organizzazione della conoscenza, l’immaginario che dà forma al quotidiano, il desiderio che si ©Wikimedia.org

fa materia e cosa. Con essi scopriamo che il lavoro del designer non consiste tanto nel progettare tavoli e sedie, quanto nel testimoniare, grazie a una formazione trasversale rispetto alle professioni, che il sapere non ha più bisogno di verticismi e di dottrine rivelatrici. Si scopre che il vero motore dell’economia è l’estetica delle organizzazioni, la cui efficienza deriva in massima parte dall’armonia tra le loro sottoparti, oltre che dalla funzionalità dei luoghi produttivi. Si scopre, o si riafferma una volta di più, che le estetiche del linguaggio pubblicitario continuano a essere la rappresentazione più vivida del desiderio dei consumatori, e del loro “pensiero”, o che il nostro modo di mangiare e, più in generale, di concepire il cibo, testimonia una sorta di “pigrizia sensoriale” da contrastare attraverso il food design, disciplina che dà forma alle nostre esigenze alimentari. In BCm n° 005, infine, si parla di corpi, tecnologie e interfacce, di accessori elettronici da indossare che, oltre a diventare nostre protesi, ci trasformano in vere e proprie opere di “realtà aumentata”, capaci di trasmettere o condurre energia, luci e colori. Un po’ come accadeva nel 1955, nell’età d’oro dei consumi di massa, quando le pinne cromate della Cadillac Eldorado divennero la protesi simbolica più ardita verso le impensabili trasformazioni del mondo, del corpo e dell’identità moderna. Viaggiando sulle strade della comunicazione.

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