Brand Care magazine 005

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cumenti pubblicati (pagine HTML, file, immagini, etc.) siano associati a informazioni e dati (metadati) che ne specifichino il contesto semantico in un formato adatto all’interrogazione, all’interpretazione e, più in generale, all’elaborazione automatica. L’elemento innovativo risiede nella possibilità di effettuare ricerche molto più evolute di quelle attuali, basate su parole chiave e sulla costruzione di reti di relazioni e connessioni tra documenti secondo logiche più complesse del link ipertestuale. Gli elementi principali all’interno della logica del web semantico sono essenzialmente tre:

1. Metadati e Resource Description Framework (RDF); 2. XML; 3. OWL. I metadati sono informazioni, elaborabili in modo automatico, relative alle “risorse” presenti nella rete, identificate univocamente da un URI (Uniform Resource Identifier). La codifica di tali informaziona avviene attraverso la RDF, tecnologia basata su un modello molto semplice di “statement”, rappresentabili come triple (in termini più formali, una tripla forma un “grafo orientato etichettato”). Un ruolo di base è giocato da eXtensible Markup Language (XML), che consente di fornire ai documenti una struttura arbitraria, mentre RDF può essere usato per esprimere il significato, asserendo che alcuni particolari elementi hanno delle proprietà. Il livello ontologico è il contenitore che definisce in modo formale le relazioni fra i termini. Un’ ontologia permette di descrivere le relazioni tra i tipi di elementi senza però fornire informazioni su come utilizzare queste relazioni dal punto di vista computazionale. Il linguaggio individuato dal W3C per definire ontologie strutturate, in architettura Web, per consentire una migliore integrazione dei dati tra applicazioni in settori diversi è OWL (Ontology Web Language). Come sostiene Tim Berners-Lee, il Semantic Web potrà funzionare solo se le macchine potranno accedere a un insieme strutturato di informazioni e di regole di inferenza da utilizzare per il ragionamento automatico. La sfida del Semantic Web, quindi, è fornire un linguaggio che consenta l’esportazione sul Web delle regole da qualunque sistema di rappresentazione della conoscenza. Nel corso degli anni, oltre alle evoluzioni inerenti il web semantico, si sono sviluppate altre modalità per “cercare” e “rappresentare” la conoscenza disponibile in rete. Un esempio calzante sono alcuni motori di ricerca e applicazioni che rendono possibile una rappresentazione della ricerca in base alle mappe concettuali, termine coniato da Novak e Gowin della Cornell University. I due studiosi, partendo dalla

teoria cognitivista dell’apprendimento significativo, sostennero, sin dagli anni ‘60, che la rappresentazione grafica delle conoscenze “è un metodo per far emergere i significati insiti nei materiali da apprendere” in quanto invita a riflettere sulla tipologia delle conoscenze e sulle relazioni che vi intercorrono. La rappresentazione grafica spesso seguita da tali motori di ricerca richiama il processo di mappa concettuale, che prevede tre fasi principali:

1. Individuazione dell’inventario delle conoscenze; 2. Sistematizzazione delle conoscenze; 3. Rappresentazione delle conoscenze. La prima fase ha l’obiettivo di sintetizzare le conoscenze che si desidera mappare. La sistematizzazione prevede una vera e propria organizzazione delle informazioni in più livelli. Il passaggio, quindi, da un inventario a una categorizzazione non conclude il processo di mappatura delle conoscenze poiché non fa emergere i collegamenti e le relazioni tra le informazioni. Una volta organizzate le conoscenze e strutturate in differenti livelli si procederà quindi alla fase di costruzione grafica della mappa, quindi alla sua rappresentazione. Tale processo, all’interno dei motori di ricerca visuali, avviene in base alla area tematica e, in particolare, alla relazione tra key words. Un esempio di applicazione è Grokker (software creato dalla Groxis Inc.), motore di ricerca (apparso in versione demo nel 2003) che rappresenta i risultati sotto forma di mappa concettuale circolare. Tale applicazione non ha avuto grande riscontro in termini di pubblico e ha subito nel corso degli anni numerose evoluzioni, divenendo prevalentemente una applicazione desktop a pagamento. Nonostante ciò, alcune università si sono avvicinate a questo prodotto e hanno dato vita a nuovi software. Il caso più eclatante è quello della Stanford University che ha fondato il progetto “Stanford Grokker”: una partnership tra la Stanford University Libraries and Academic Information Resources (SULAIR) e Grokker. Per approfondire O.Signore, Introduzione al Web semantico, 2008 [rif. http://www.weblab.isti.cnr.it/research/] [http://www.w3.org/standards/semanticweb/] Tim Berners-Lee, L’architettura del nuovo Web, Feltrinelli, Milano, 2002 Davies, John, Towards the semantic web, J. Wiley, Chichester-Hoboken, 2003 http://library.stanford.edu/ Novak J. D., Gowin D. G., Imparando ad Imparare, SEI, Torino, 1989


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