Brand Care magazine 005

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©ied.it

comunicazione

dus operandi alternativi, portare a pensare che si può lavorare anche con il no-profit e le ONG ottenendo risultati esaltanti. C’è da considerare che nel nostro Paese abbiamo una tradizioBCm: Qual è il piano d’azione attraverso cui tenterai ne eccezionale fatta di designer bravissimi che spesso si sono di tradurre in pratica la forte esigenza di cui ci stai rivelati “insubordinati” alla pura logica d’impresa. parlando? Ecco, dobbiamo valorizzare questo spirito, e dato che anche CF: Attraverso lo IED abbiamo dato vita a un advisory boar- gli esponenti più brillanti di altri tessuti economici si stanno ding internazionale in cui opererà, tra glia altri, il premio No- dando questa caratteristica non possiamo essere proprio noi bel per l’economia Muhammad Yunus, il quale sostiene che quelli che fanno passi indietro in questo senso, non proprio l’economia debba essere considerata come uno strumento ora. E dico questo chiarendo che la via maestra per un buon al servizio dell’umanità (e non l’inverso). Il nostro design è per me sempre e comunque legata a un approccio obiettivo è quello di creare una strategia di condivisione produttivo di tipo industriale, perché con il solo approcdegli strumenti con i giovani appartenenti alle popolazioni cio artigianale, e soprattutto con l’improvvisazione e le autodisagiate, strumenti che li aiutino ad avere una visione com- produzioni non si genera innovazione. plessiva delle cose. E non si tratta di un una semplice suggestione, di un qualcosa di squisitamente ideale: in questo progetto c’è un rilevante spessore operativo, etico. D’altra parte stiamo vivendo una situazione storica eccezionale, paragonabile alla rivoluzione della Bauhaus. Quando, per esempio, Le Corbusier progetta un tavolo alto “solo” 70 centimetri inizia a pensare alle persone, non all’architettura degli spazi in sé. Oggi, anche se si guarda al design in modo diverso, “grazie” anche alla crisi economica che ci pervade stiamo tornando a quei valori di funzionalità che mettono al centro le esigenze di tutti. Abbiamo, insomma, una nuova occasione e dobbiamo approfittarne: è questo il senso ultimo delle cose di cui mi occupo, sia in quanto designer che come manager di IED. Una scuola, ripeto, deve pensare in termini di visione, e deve insegnare ai giovani che il primo obbiettivo del progettista non è quello di guadagnare soldi, quanto meno non necessariamente nei modi soliti. Dobbiamo trasmettere mo©Flickr-by Global X

noi, siamo noi, semmai, altro da loro, perché siamo in netta minoranza.


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