BRUNA VECCHI CULCASI DONNA E CAVALIERE

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il Giorno Della TrisTezza il Dolore e la soliTuDine

“nel pomeriggio di quella domenica è arrivata una telefonata che mi ha molto turbato. mi hanno detto che mio marito si era sentito male, e mi pregavano di cercare nell'armadietto delle medicine quella che mio marito prendeva nei momenti in cui si sentiva mancare. era un espediente per nascondermi che mio marito non c'era già più. Da quel momento e per i tre giorni consecutivi io ho vissuto confusa, aggredita da quella realtà della quale io stessa non mi rendevo conto. malgrado mi fosse presente la gravità del dramma che si abbatteva sulla mia casa, io sono rimasta frastornata. indubbiamente, tutti volevano essermi vicini, mi parlavano, mi facevano coraggio, cercavano di confortarmi”.

“Quando portarono il suo corpo a casa io non volli vederlo. non so se era paura, ma vederlo immobile, inerte, gli occhi chiusi mi sconvolgeva. Dietro pressione anche dei miei figli, accettai di entrare nello studio dove era stato adagiato. ho fatto tutto in uno stato confusionale, quasi fuori di me. come un automa. poi si sono susseguite decine di visite, di amici, collaboratori, conoscenti. la mia casa fu invasa da un dolore collettivo. singhiozzi, lacrime, cordoglio di gente che piangendo e balbettando mi partecipava il proprio cordoglio. io vivevo fuori dalla realtà”.

“Tutti desideravano stringermi la mano, farmi delle premure. io non riuscivo a fare quadrare la tragica realtà con il mio intimo sconforto. Quella affettuosa e pressante premura mi stordiva. Forse -dico oggi- avrei voluto riordinare i miei pensieri. 98


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