BRUNA VECCHI CULCASI DONNA E CAVALIERE

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ispirava fiducia. e poi allora i siciliani non erano circondati da tanta diffidenza come avviene adesso.”

I ragazzi sentivano l’esigenza quasi insopprimibile di distrarsi. Volevano ribellarsi contro le miserie e le difficoltà di trovare un lavoro. Volevano sfidare il futuro con un sorriso. Per molte persone mature, in genere, non era così. Avevano versato e avevano visto versare tante lacrime, avevano sentito troppe parole dolenti. In giro si vedevano uomini e donne sconfitti e piegati nel morale, e prostrati dalla fame. C’erano i figli da crescere; in tante famiglie c’era miseria nera perché avevano perduto tutto. Talvolta anche l’onorabilità. La guerra aveva portato con sé anche questo. Una giovane poteva salvare dalla fame l’intera sua famiglia, ma nessuno badava al prezzo che avrebbe dovuto pagare. E con la pancia piena viene facile sorridere; se ne sono resi conto in tanti. La fame e le necessità fanno decadere tanti limiti che sembrano ottusi quando si deve fare i conti con una realtà inquietante, e si deve scegliere se vivere o morire.

“Domenica pomeriggio si andava a ballare a Boretto, un paese sulle rive del po. rientravamo la sera alle sette. le famiglie stavano tranquille tanto non si andava mai oltre il ballo. si svolgeva una vita essenziale.”

“Qualche domenica con l’organizzazione del cai, andavo anche a sciare; partivo la mattina e ritornavo la sera. sulla neve ho conosciuto maramotti, poi divenuto grande patron della max mara e del credito emiliano e cavaliere del lavoro. si parlava senza pregiudizi, tra maschi e femmine alla pari. non c’erano troppe supremazie, come è nell’indole degli emiliani. era una sfida non violenta, ma non si risparmiava nessun colpo per averla vinta.” 22


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