BRUNA VECCHI CULCASI DONNA E CAVALIERE

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“la parità tra i sessi non era una convenzione sociale. nessuno era indispensabile, ma tutti eravamo utili. una dignità le femmine la conquistavano da sole, ma una sorta di quasi consenso dei maschi era pure utile. le donne eravamo sottopagate, ma non ci badavamo. l’importante era guadagnare. non esistevano conflitti di superiorità. si andava avanti con il tu e chi poteva aiutava l’altra”. In campagna le donne non si vestivano perennemente a lutto se perdevano un parente stretto.

“al massimo nei sei mesi successivi mettevano un abito nero. Quando mia madre morì -morì di tumore- io non ho portato lutto. così pure quando morì mio suocero e quando morì mio marito. lui morì di domenica, il lunedì ci furono i funerali, il martedì mattina io ero in azienda. il dolore abita nel cuore.”

Frequentare la scuola era indispensabile e irrinunciabile per chi voleva andare avanti. La creatività e la volontà con l’istruzione trasformavano la furbizia in arguzia e si poteva affrontare la città con i suoi grandi palazzi e le luci sfavillanti dei negozi che invitavano a comprare anche coloro i quali soldi non ne avevano. Era una provocazione, una ribellione alla realtà che si fondava su poche lire. L’immaginario di chi veniva dalla campagna era fatto di fantasie, sogni e speranze. E di indefinito anche. E, comunque, tutto transitava soltanto per lo stradone principale che era diventato la pista da dove decollare per andare via. Con il buio l’umanità intera della Bassa dormiva e si preparava al domani. La concretezza del presente la portava la luce di Dio.

“la scuola contribuiva a formare un patrimonio individuale per sapere sfidare la vita”. 16


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