BRUNA VECCHI CULCASI DONNA E CAVALIERE

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e si fa scura in volto, quando lo dice. e’ difficile pensare di coglierla abbandonata all’emotività, meno che meno all’euforia, ma incoraggia i suoi interlocutori e li asseconda. Si dice che nella sua regione d’origine bussando ad una porta, se chi apre offre da bere è un romagnolo, se invece chiede perché hai bussato è un emiliano. E’ così nella realtà? “l’aneddoto non può essere interpretato proprio così. e’ piuttosto un diverso modo di affrontare la realtà. Gli emiliani vanno dritti al progetto, i romagnoli hanno un diverso approccio con la vita, ma altrettanto buono. ognuno è fatto come è fatto.” lei è emiliana, e se ne compiace. adesso, però, si sente anche molto siciliana. si mostra disincantata, senza troppe riverenze e nessuna soggezione verso i potenti. “mi è piaciuto affrontare i miei interlocutori in modo garbato e umanamente paritario, con rispetto, ma senza soggezione.” e si riferisce a papi e governanti.

poviglio era un piccolo paese della Bassa con ottomila abitanti collocato tra reggio emilia e parma nella quale prevaleva un’economica agricolo-industriale. le case si susseguivano ai margini della strada che collegava le due città. sembrava che gli ingegneri-progettisti l’avessero disegnata così proprio per costruirci una appresso all’altra abitazioni, magazzini, negozi, officine e uffici. il paese si allungava sulle due periferie e ciò corrispondeva alla inconfessata volontà di essere pronti ad abbandonare la campagna. Quello era il tempo che segnava il passaggio dall’agricoltura alla nascente industria, in genere meno faticosa e più remunerativa, anche perché assicurava una entrata fissa al mese, senza l’angoscia delle incertezze connesse con il raccolto e con il cattivo 13


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