BRUNA VECCHI CULCASI DONNA E CAVALIERE

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grave scoprire quanto la classe governante non riesce ad incidere sulla distribuzione della ricchezza. la società italiana è comunque cambiata. rispetto al dopo-guerra, il miglioramento è enorme, inimmaginabile. si deve dire, però, che l'approccio ai consumi è stato molto dilatato. comunque, la povertà attuale è gravissima e marginalizza una fascia abbastanza ampia della popolazione. la restrizione finanziaria umilia il povero, gli toglie la dignità, lo offende. parallelamente la provocazione e l'incitazione al consumo creano artificiosamente una cultura dell'indigenza estrema, che in alcuni casi sconfina in ostilità sociale e interpersonale”.

“nessuno -anzitutto e primariamente chi ci governa- può far finta di non accorgersi che economicamente, socialmente e moralmente stiamo toccando il fondo. e' una emergenza a 360 gradi non risolvibile con la carità. la povertà è un fenomeno economico e quindi sono i governi che hanno il dovere di intervenire per evitare sacche di emarginati, di indifesi, di nemici della collettività indistinta ritenendola colpevole in un rapporto di uno a uno. non si può negare di avere “importato” altre sacche di poveri di altra cultura e di altra fede. su questo fronte pochissimo è stato fatto. i poveri, sostanzialmente, sono abbandonati nella loro condizione e equiparati ad una zavorra. Tutti i partiti debbono prendere atto di questo: ridurre drasticamente i costi della politica, eliminare rapidamente gli sprechi, fare decadere i privilegi. c'è chi guadagna troppo, al di là dei suoi meriti personali”.

“le auto blu sono uno sfoggio, una esibizione sfacciata che il contribuente paga a caro prezzo. Facendo una similitudine, mentre ogni giorno un padre di famiglia o un imprenditore è costretto a fare rinunce e a spendere in modo oculato, non vedo perché la politica possa adottare il criterio dello spreco. anche questi sono soldi nostri. soldi sottratti al consumo, sacrificando il piccolo benessere del lavoratore pubblico e privato. e' un insulto alla povertà e alle condizioni finanziarie da bancarotta del nostro paese”. 121


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