Shingle22J - 5th Edition 2015

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OPERE IN CONCORSO Sezione a cura di

Elisabetta Civitan

Non c’è dubbio che fra arte e alimentazione esista da sempre un secolare e forte legame, tanto che, fin dall’antichità, il cibo ha avuto un senso e un significato profondo nella rappresentazione artistica. Dalle prime riproduzioni di età antica e medievale, passando dalle tavole imbandite dei maestri dei Paesi Bassi ed emiliano-romagnoli, ad opere di autori moderni come Van Gogh, Gauguin o Cezanne, De Chirico e la metafisica, Andy Warhol e la Pop Art, concludendo con gli artisti di oggi, contemporanei, come Carl Warner, ideatore di veri e propri Foodscapes, si può dare atto quanto nella storia dell’arte, sia classica che contemporanea, il cibo abbia sempre avuto un posto e un ruolo ben precisi, sullo sfondo oppure in primissimo piano, accessorio o al contrario protagonista. E, mentre nell’arte medievale e moderna le vivande apparivano per ciò che erano, o esseri significanti di simbologie nascoste e misteriose, nell’arte contemporanea il cibo assume un ruolo diverso. Ne sono un esempio artisti come Salvador Dalì, che realizza un copricapo a baguette e capelli di pannocchie per rappresentare un Busto di Donna, o René Magritte, che sconvolge tutte le nostre certezze dicendoci che non sempre una mela disegnata è semplicemente una mela! Ma, tra tutti i movimenti artistici, la Pop Art è di certo quella che ha dedicato un posto di riguardo al cibo. Da Warhol a Wesselmann, da Lichtenstein a Oldenburg, non esiste artista pop che non abbia realizzato almeno un’opera il cui protagonista sia un alimento! Per questa V edizione di Shingle22j, la scelta di una tematica attuale e importante nel percorso culturale di ogni artista è motivata dall’importanza che nel presente momento storico, l’alimentazione ha all’interno della dialettica mondiale. Le risposte che gli artisti selezionati hanno dato sull’argomento cibo sono state variegate ed interessanti, a volte ironiche, altre toccanti nel loro genere. C’è chi rappresenta gli alimenti considerandoli nutrimento e sostentamento per gli esseri umani, chi vede il cibo in chiave consumistica, riproducendolo in vasetti digitali o realizzando piccoli pesci in barattolini di vetro per un buon sushi, da vendere poi nei supermercati; chi lo lega a ricordi di tradizioni ormai lontane, a odori e sapori della “buona cucina della nonna” e chi invece ha vissuto il nutrirsi come un nemico da sconfiggere. C’è chi pensa che siamo tutti schiavi di un cibo che invade sempre di più le nostre tavole e le nostre culture senza più nessuna distinzione, e chi lo associa alla simbologia del “mangia-mangia” politico e sociale. Diverse le immagini con riferimenti alla tecnologia che invade il nostro mondo, non più piatti di “bucatini all’amatriciana”, ma portate di “spaghetti tecnologici”, telefonini, navigatori satellitari, webcam. Forchette e posate, rappresentate con simbologie differenti, contestualizzando sia la cucina che l’arte come condizioni poco “garanti” della tradizione, oppure a ricordare quanto il cibo lasci un’impronta nell’organismo che se ne nutre e sul pianeta che lo genera; o ancora come materiali pericolosi, utensili affilati o bucati, incapaci dl nutrire. Varie le sculture: una in movimento, rappresentante un condannato a morte che sceglie di cenare e soddisfare così le sue ultime necessità; l’altra una “natura morta”, che immortala le pietanze viste come “esperienza e conoscenza” di vita da assaporare in innumerevoli momenti, frammentati e sezionati dal tempo. Non potevano mancare le immagini forti, di grande impatto emotivo, come il “divorare” pasti indigesti o abbuffarsi di cibo, ma anche rappresentazioni provocatorie, basate sul cibo che diventa spazzatura davanti ad una Venere ormai “obesa” per la troppa abbondanza e per gli eccessi contemporanei, o mele che, a causa delle esasperate modifiche genetiche, da appetibili frutti mutano in mostriciattoli melmosi. Gli artisti della V edizione di Shingle22j hanno mostrato anche quest’anno le loro idee e le loro risposte su un tema estremamente complesso. Se “siamo quello che mangiamo”, come asseriva nell’ottocento il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, noi tutti possiamo migliorare migliorando la nostra alimentazione, attuando quotidianamente un comportamento che ci faccia riscoprire la cultura del cibo e il piacere di mangiare in modo sano e sostenibile, a vantaggio di noi stessi e del nostro pianeta.


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