Mestieri d'arte e design 12

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Botteghe storiche

dia. Fra i grandi interpreti i più celebri Arlecchini di tutti i tempi, Ferruccio Soleri e Marcello Moretti: quest’ultimo quando indossava una maschera dei Sartori pare si dimenticasse di averla, tanto che quando aveva caldo si racconta si tergesse... la maschera con il fazzoletto! Nel 1979 Donato Sartori crea ad Abano Terme (Pd), con l’architetto Paola Piizzi, oggi direttrice e curatrice del Museo e con lo scenografo Paolo Trombetta, il Centro maschere e strutture gestuali, che studia e promuove tutti gli aspetti spettacolari, etnologici e antropologici della maschera e realizza seminari, mostre e performance in tutto il mondo. In questo contesto di grande importanza anche dal punto di vista della promozione culturale del territorio, il maestro ha l’orgoglio, la tenacia e la passione dopo tanti anni di insegnare e trasmettere la sua esperienza ai giovani che vogliono imparare la nobile arte del «mascherero». Quest’anno, in occasione del centenario della nascita del padre, ha diretto il 30° Seminario - Laboratorio internazionale «Arte della maschera nella Commedia dell’arte», accogliendo studenti da ogni parte del mondo: un corso professionale teoricopratico sulla storia, morfologia e tecnica della maschera teatrale in cuoio, dall’idea al progetto alla realizzazione secondo le metodologie e le tecniche dei Sartori dal 1947 a oggi. Nel 2004 il Centro dà vita al Museo internazionale della maschera, un luogo unico che raccoglie circa 2mila maschere teatrali create dai Sartori, oltre a una straordinaria quantità di maschere e reper-

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«L’opera era fatta, viva e piena di quel calore umano che hanno le cose vere» (Donato Sartori, Autobiografia)

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originali provenienti da diverse aree geografiche, raccolte in anni di viaggi e scambi culturali. L’intento del museo è quello non solo di custodire e valorizzare il patrimonio Sartori ma di renderlo luogo dinamico, di ricerca, di sperimentazione, un museo vivente. Straordinaria la testimonianza di Dario Fo, autore di un bellissimo testo sulle maschere create, scolpite e battute in cuoio dai Sartori, da lui usate a centinaia nei suoi spettacoli e a suo dire uniche per leggerezza e calzata, quasi una stregoneria. «Pochi sanno che una maschera d’autore è oltretutto uno strumento acustico straordinario, uno strumento musicale di amplificazione e catalizzante l’equilibrio dei toni, degli acuti e dei gravi... Ogni maschera è uno strumento musicale con una particolare cassa di risonanza». Per un attore portare la maschera è insieme angoscia e felicità, un’arte ardua che richiede moltissima disciplina e capacità tecnica: ma nell’indossarne una dei Sartori si aggiunge qualcosa di magico alla propria interpretazione. E la magia continua oggi, anche grazie alla figlia di Donato e Paola, Sarah, artista, che porta avanti nella bottegalaboratorio la tradizione di famiglia accanto al padre e alla madre. «Le maschere fanno parte della mia vita», ammette semplicemente con un luminoso sorriso: quando il talento diventa un destino ineludibile... Così del resto Giorgio Strehler rendeva omaggio con un telegramma a Donato Sartori, riassumendo la nobiltà della sua arte: «Il grande teatro del mondo con le tue maschere racconta agli uomini come si può essere veri» (www.sartorimaskmuseum.it).

Sarah Sartori

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