Mestieri d'arte e design 12

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Archivio Centro Maschere e Strutture Gestuali

Botteghe storiche

Donato Sartori nasce a Padova nel 1939. Proprio in questo 2015 sono cadute le celebrazioni per il centenario della nascita del padre Amleto (1915-1962), grande e indimenticato artista e maestro della maschera. I Sartori, padre e figlio, hanno entrambi interamente dedicato la propria vita a un’arte antica e a lungo dimenticata, quella della creazione della maschera teatrale in cuoio, inventandola e portandola ai più alti vertici artistici ed espressivi. Soprattutto nella maturità Amleto Sartori, scultore, pittore e poeta, porta avanti una lunga ricerca intellettuale, letteraria, storica, psicologica e di sperimentazione sulla Commedia dell’arte, studiando, inventando non solo la tecnica ma anche la forma artistica, culturale e poetica della maschera teatrale caduta in un plurisecolare oblio. Il figlio Donato, anch’egli scultore, respira fin da bambino la cultura e la passione paterna e poco più che ventenne è già un artista formato e poliedrico: alla morte del padre ne eredita il patrimonio culturale e tecnico e lo amplia portando avanti l’antica tradizione della bottega d’arte, con sensibilità tutta contemporanea. Suggestivi i ricordi del maestro, che da bambino visitava con il padre Amleto la fonderia Bianchi di Venezia, assistendo rapito alla nascita dell’oggetto maschera, quasi un rito demiurgico: «Ho ancora nelle narici l’odore acre della cera persa, bruciata, negli occhi il riverbero accecante del bronzo fuso, colato negli stampi conficcati tra la sabbia. Sento ancora la tensione dell’attesa di quando

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«Il gioco della maschera non è una scienza esatta ma un’arte esatta» (Jacques Lecoq)

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si spaccava il negativo per scoprire, quasi fosse un reperto archeologico, la forma sepolta che svelava gradualmente l’espressione di un volto. Maschere realizzate con altri materiali, ora ricavate dall’intaglio del legno, ora plasmate nel cuoio, ora scavate nella pietra, si accumulavano in tanti anni di lavoro e di esperienza». Come diceva il famoso mimo Jacques Lecoq «il gioco della maschera non è una scienza esatta ma un’arte esatta». Dalla bottega d’arte dei Sartori sono uscite dal dopoguerra in poi le più belle maschere per il teatro. Dopo anni faticosissimi di lavoro e studio Amleto diventa famoso in tutta Europa. Registi e attori importanti scelgono le sue creazioni: fra questi il regista Jean-Louis Barrault per la sua trilogia di Eschilo, l’Orestea, andata in scena nel 1955 e rimasta celebre per le ben 75 stupende maschere in cuoio realizzate da Amleto. Di grande interesse è il confronto tra queste maschere e quelle create da Donato nel 2001 per la stessa trilogia, con la regia dello svedese Peter Oskarson: maschere vibrafoniche in resina, di straordinaria forza espressiva ed essenzialità esecutiva. I Sartori hanno realizzato in circa 80 anni di attività artistica maschere in materiali diversi (dal cuoio al legno al metallo e altro) per opere teatrali che spaziano da Goldoni a Pirandello, da Shakespeare a Molière, fino a Ionesco, al teatro d’avanguardia e al teatro di strada. Hanno collaborato con i più famosi registi e artisti della scena: da Bertolt Brecht a Giorgio Strehler a Eduardo De Filippo, da Jacques Lecoq a Eugenio Barba, da Dario Fo a Moni Ova-

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