Mestieri d'Arte e Design n°9

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Energia dal profondo

ciascuno dei suoi lavori, ispirati dal «ki», richiede mesi di concentrazione

Dall’alto, in senso orario, Noboru Fujinuma allinea la trama con un piccolo bastone di metallo; il suo capolavoro Spring Tide ispirato al tema del Ki; alcuni vasi cilindrici foggiati seguendo la struttura del fusto del bambù e dipinti con lacca Urushi.

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future generazioni. Casualmente, la sua città natale era anche il luogo dove l’arte del bambù prosperò in passato. Lavorò come apprendista sotto il maestro Yagisawa Keizo, esperto nella creazione di cesti in bambù e ritenuto il caposcuola di quest’arte a Otawara. Fujinuma apprese le tecniche di base in un solo anno e mezzo: dalla selezione e preparazione del bambù a come dividerlo, intrecciarlo e verniciarlo con la lacca. Fujinuma ha arricchito la tecnica tradizionale con la sua personale creatività. Nei sofisticati ed eleganti intrecci riesce a esaltare con maestria la trama del bambù. Ciascuna delle sue opere richiede dai tre ai sei mesi di lavorazione. Il tema centrale

della sua opera è il Ki, un termine giapponese che esprime l’energia che scaturisce dal profondo. «Ki è la forma in cui si esprime la propria arte. Ki dovrebbe sempre poter scorrere liberamente. Quando perdiamo il nostro Ki, smettiamo di sentire. L’universo intero vibra di questa energia. Ki è un’onda di forza che possiamo percepire», spiega Fujinuma. «Quando lavoro, la concentrazione è fondamentale. Per mantenere il flusso di Ki, gioco a tennis, così mi libero della vecchia energia e ne creo di nuova. Sento che tutti i miei lavori sono come figli, e mi piace creare in solitudine. Il mio lavoro è di estrarre il Ki dal bambù, interpretarlo e presentarlo attraverso la sua forma finita». L’ispirazione di Fujinuma arriva come «sette nani che scendono dal cielo»: una frase idiomatica che significa che il processo creativo non nasce dentro di lui ma è «generato dall’energia dell’universo», mi spiega. «Le mie mani si muovono liberamente e naturalmente finché il mio lavoro è finito. Cerco sempre di realizzare forme nuove, qualcosa che nessuno abbia mai creato prima. Allo stesso tempo, è fondamentale usare almeno una delle tecniche tradizionali. La differenza tra artigiani e artisti è che questi ultimi combinano la tecnica con la creatività, il design e la presentazione». Il bambù che impiega viene dalla sua città natale, e Fujinuma lo seleziona personalmente. «Non serve contrastare la forma naturale del bambù. Al contrario, è importante esaltare la bellezza della natura. Io continuo a imparare dal mondo naturale». Fujinuma studia anche il significato dei termini giapponesi che esprimono questi concetti. Kogei, per esempio, viene tradotto con «abilità manuale» ma il suo significato è più complesso: realizzare, con maestria, un lavoro che possiede sia un valore estetico che un’utilità. «Il significato originale del carattere cinese che rappresenta questa parola è “l’uomo che mette in contatto i cieli e la terra”», spiega Fujinuma, il quale si impegna anche a trasmettere il suo sapere attraverso l’insegnamento. «Ogni nazione ha un patrimonio culturale da preservare ed esprimere. La cultura del Giappone può essere vissuta e capita attraverso l’arte del bambù. La prima volta che venni in Europa, 40 anni fa, ero un fotografo e la mia percezione era diversa. Oggi posso vedere come il mio lavoro, che rappresenta i nostri mestieri d’arte tradizionali, è accolto con calore, e ringrazio il pubblico europeo per l’apprezzamento della nostra cultura. In futuro, spero di portare altre mie opere in Europa». Nella risposta di Fujinuma sento pulsare la terra del Giappone e il luminoso e allegro Ki di un grande artista e uomo.

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