Mestieri d'Arte & Design n°8

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Serenissima Ispirazione

posto giusto: «Un po’ troppe mucche, ma la natura è importante»; più prosaicamente, la clientela più alta da queste parti non manca, così come il legno sia esso svizzero, francese o in arrivo da esotiche foreste d’altri emisferi. Oggi i suoi dieci artigiani stanno ultimando dei pezzi per Taipei, ma nel cuore c’è l’Italia, in quel recesso segreto del cuore dove nascono le più ardite follie. L’Italie: il rovescio della Svizzera ma più sensatamente l’Italia come arte, storia, magia, incanto diffuso. E più specificamente dell’Italia, Venezia, scrigno d’arte e di visioni nascoste. A Venezia François dedica la sua Corte Nascosta: un monolite scuro imponente (60 x 60 x 100), quasi kubrickiano, sopra un piedistallo che lo rende alto come noi, incutendo sensazioni contrastanti tra il fascino e la soggezione. Potrebbe defi nirsi un meuble à secrets, un gabinetto segreto, ma di queste etichette rispettiamo soltanto l’aggettivo. È una mise en scène. Le due ante scure riprendono la mappa di Venezia, gettata in mezzo al mare e percorsa dai suoi canali; si aprono e appare la facciata luminosa di Ca’ d’Oro; si apre ancora ed ecco una corte che cita frammenti veneziani (il pavimento del Redentore) e tra scale a spirale e loggiati ini-

Oggi i suoi dieci artigiani stanno ultimando dei pezzi per Taipei, ma nel suo cuore c’è l’Italia: come rovescio simbolico della Svizzera, e soprattutto come arte, storia, magia, incanto diffuso

zia a svelare cassetti, nascondigli, meccanismi: segreti e luoghi di segreti. Un meccanismo nascosto fa apparire uno specchio, e ci troviamo dentro questo teatro magico, dentro questo film in bianco e nero; un altro rivela gli occhi minacciosi del Colleoni «il condottiero», così come scolpito dal Verrocchio in campo San Giovanni e Paolo. Una wunderkammer, alla lettera, con artifici che ci fanno entrare nel gioco e far parte di questa follia chiaroscura, di questo viaggio cinematografi co dentro un sogno d’artista. La pièce, presentata a potenziali buyer in alcune performance in giro per l’Europa, da Lucerna a Venezia, non ha per ora trovato acquirenti e dunque rimane dove è nata. Unica e solitaria. François non ne è soddisfatto, da artigiano che fa per gli altri, ma ne è felice da artista e prima ancora da uomo, perché gli ricorda l’audace impresa che ha saputo portare a termine con successo. In tutto questo dire di sé, alla fine riesce potente quel senso profondo del fare artistico come espressività pura di una persona. La famosa Saliera del Cellini, come si ricorda spesso, «era» Cellini, secondo la celebre definizione del committente Francesco I. La Corte Nascosta «è» François Staub.

MONOLITE DA SVELARE Qui sopra, un altro modello «alla Escher». In alto, a sinistra, le mani dello scultore Pascal Cuenot, solista nell’orchestra di artigiani-artisti che hanno collaborato con Staub; a destra, dettaglio della planimetria di Venezia nella «copertina» della pièce. A fianco, il monolite chiuso con la planimetria della città lagunare ben visibile. La realizzazione dell’opera ha richiesto quasi dieci anni di lavoro.

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