Mestieri d'Arte & Design n°8

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«Una follia, è una follia, la mia follia». Usa queste parole, monsieur François Staub, per descrivere il suo capolavoro d’alta ebanisteria, anzi la sua pièce, dal curioso titolo italiano Corte Nascosta; vien subito in mente la Corte Sconta di Corto Maltese, e il rimando veneziano è ben fondato. Una follia o un’ossessione, sicuramente una passione lunga quasi dieci anni, custodita nella campagna di Morges, oltre Losanna, in pieno Vaud, dove ha preso forma dalle mani di un’équipe di artigianiartisti che François ha diretto come un regista. La pièce, che non è solo un oggetto e neppure una scultura, necessita di un lungo racconto, e tutto inizia a tavola, aiutati dal rosso «insolente» del Vallese, quel Cornalin di violetta e mirto che rimane forte nella memoria associando altri ricordi unici e capaci di impressionare. Venticinque anni fa François Staub è indeciso tra l’arte e il mestiere, come tanti in questa piccola Europa, e sceglie il secondo perché della prima non vivrebbe. Ma sceglie anche il legno, la scuola e il lavoro del legno, la sua costruzione, questa materia viva con una preferenza spiccata per l’acero, l’érable, così duro e omogeneo, facile e compatto. È naturale l’approdo all’ebanisteria, mestiere nobile e prezioso, in cui la sua manualità si cimenta senza sosta nella realizzazione

All’inizio della carriera fu indeciso fra arte e mestiere: scelse il secondo perché con la prima non avrebbe potuto garantirsi di che vivere. Ma con il legno è rinato l’artista...

di oggetti unici, mobili e non solo; mobili speciali, che riflettono nelle loro forme echi e risonanze dell’arte moderna e contemporanea, con sensibilità che s’allargano al teatro e al cinema. Mobili e oggetti per architetti e designer, a volte disegnati e concepiti insieme – nella migliore tradizione del design, che spesso se ne dimentica definendo autore un solo estremo di questa coppia – a volte in totale autonomia, e allora si tratta di vera e propria arte. Una complessa libreria ad angolo esprime tutta l’organicità della «materia legno» e nelle sue curve carnali si intravede il segno di Dalì; una serie di scale, scaffali, oggetti per pura contemplazione riprendono le follie o le ossessioni, ancora, di Escher e delle sue forme irrazionali, senza fine e senza logica apparente. E tanti bozzetti o modelli di oggetti mai realizzati, così utili per entrare nella mente di ogni artefice (artigiano o artista che sia), che trattano più volentieri alcuni legni e colori, spesso impercettibili, come in tanto cinema amato dal nostro, da Sokurov a Béla Tarr, e spaziano in campi insoliti e di pura libertà, dalle auto da corsa agli orologi, dalle lampade alle chitarre. D’altra parte, di fronte all’atelier Staub si trova un garage di vecchie Porsche 911, Ginevra è a pochi passi e François si considera più o meno nel

ESPLORAZIONI SPAZIALI Qui sopra, un modello per una nuova realizzazione che si ispira alle suggestioni di Maurits Cornelis Escher. In alto, da sinistra, materiali di lavoro nell’atelier di Staub; il pozzo veneziano nasconde il pulsante per far scattare un meccanismo di apertura. A fianco, l’interno intarsiato della «Corte Nascosta» riprende il pavimento della chiesa del Redentore di Andrea Palladio alla Giudecca.

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