Mestieri d'Arte & Design n°7

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ALEBERTO FERRERO PASQUALE FORMISANO

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Lo sviluppo di un nastro nel vuoto si può leggere come il contorno di un abito di gala mai indossato e come una pellicola sfuggita alla bobina di un film mai visto

«Lo sviluppo di un nastro nello spazio si può leggere come il contorno di un abito di gala mai indossato e come una pellicola sfuggita alla bobina di un film mai visto», spiega l’architetto e designer. Novembre sa quindi leggere nello spazio e lo sa muovere con la disinvoltura di uno sbandieratore! Ma lo spazio è anche il corpo e il corpo è il suo luogo di sperimentazione, convinto come è che «non esista una divisione tra ciò che fai e ciò che sei». Questa convinzione lo ha portato verso nuovi confini di ricerca e sperimentazione dalle prime esperienze ambientali alle opere sul, e per il, corpo. Se per molti decenni il mondo del design si è sempre espresso attraverso elementi razionali e astratti, con Novembre ritroviamo tutto il filone del percorso irrazionale (Surrealismo, Dadaismo, Internazionale Situazionista, per una Bauhaus immaginista, Architettura radicale, Adochismo, Neoeclettismo) che ci ripropone in tutta la sua ricchezza il complesso rapporto con le forme antropomorfe. Installazioni scenografiche, recupero del corpo ma anche desiderio di caricare di concetti il proprio lavoro. Sembra proprio che l’amore sia la chiave concettuale ma anche emozionale che Novembre usa per dare senso alle sue opere. Amore ma non solo: anche acqua, gravità, caos, ordine, città, persone, Venere... categorie capaci di esaltare un ambiente, un oggetto, un allestimento. Così Fabio Novembre si colloca nel mondo del design come un trascinatore pieno di energie e, a soli quarant’anni, sembra già identificarsi nella figura di maestro: cerca di sottolineare tutte le sue

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esperienze progettuali e le sue conoscenze personali spettacolarizzandole, riesce con grande capacità ad apparire, e quindi a essere, con tutti gli strumenti disponibili: mostre, pubblicazioni, articoli sulle riviste più importanti. All’inizio ho voluto citare la «scenografia» perché questa disciplina, che ha sempre esaltato, modificato, caratterizzato l’ambiente, credo sia la chiave per leggere il lavoro di Novembre: esaltato ed esaltante come una messa in scena, dove lui è contemporaneamente attore, spettatore, regista ma soprattutto scenografo.

(Fabio Novembre)

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