Mestieri d'Arte n°5

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Pensiero Storico

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ECCO L’ORIZZONTE DEL NUOVO SAPER FARE NEL III MILLENNIO In principio era un piccolo mondo antico, fatto di sottili sfumature tra artisti e artigiani. Poi si è affermata la produzione industriale. Adesso, grazie al design, si prospetta una nuova linfa Non c’è dubbio che l’affermarsi della produzione industriale abbia soppiantato l’artigianato nel ruolo di momento centrale della produzione di oggetti e manufatti. Che questo però coincida con l’estinzione dell’artigianato, come sbrigativamente ha sostenuto la critica ufficiale e militante del design, non credo sia vero. Allo stesso modo, non credo che il design si esaurisca in una dimensione esclusivamente massificata della produzione, né che l’industria non abbia conservato al suo interno frammenti di un modo artigiano di fare, dove sopravvive e viene anzi coltivata una manualità paziente e precisa. Ancora, non credo che all’artigianato spetti il privilegio di un rapporto ravvicinato con l’arte e che, simmetricamente, l’industria sia estranea alle arti e al bello.

quanto potente, non è che uno strumento. Prova ne sia che, a lungo, proprio alla realizzazione delle macchine utensili e degli stampi, quelli che poi avrebbero realizzato i prodotti finiti, si è dedicata una élite operaia le cui capacità manuali e tecniche erano assimilabili in tutto e per tutto alle qualità del lavoro di un eccellente maestro artigiano, operai capaci di usare il tornio e la fresa con la sensibilità di un direttore d’orchestra. Ancora oggi l’industria conserva e coltiva una sensibilità manuale quando si tratta di realizzare prodotti speciali ad alte prestazioni: è di pochi mesi fa una mostra allestita alla Bicocca dalla Pirelli, in cui si vede la mano di un sapiente operaio incidere il battistrada di uno pneumatico da competizione, dando sostanza e sapienza con la pressione della mano alle esili tracce disegnate nella mescola da un laser a controllo numerico.

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Il fatto è che la modernità ha segnato un punto di svolta e di rottura, sia nel modo di produrre oggetti (ma potremmo dire anche idee o immagini) sia nel modo stesso di percepire il mondo e la realtà. Certo, per pensare l’artigianato in termini moderni occorre rinunciare al filtro romantico della nostalgia e all’immaginario oleografico della bottega, mettendo da parte consumate e improponibili similitudini con il Medioevo o il mai così rimpianto Rinascimento. Per prima cosa occorre superare la convinzione che sia stato l’avvento della macchina a causare la fine dell’artigiano. È stato invece il pensiero razionale e moderno a scardinare l’unità del fare artigiano, allontanando il pensiero dall’azione, togliendo valore alla durata a vantaggio della fascinazione dell’attimo, elevando la velocità a valore assoluto e rivalutando la quantità sulla qualità. La macchina, per

Artigiani sono poi coloro che alla manutenzione delle macchine si dedicano, siano queste i grandi macchinari industriali o i nostri piccoli elettrodomestici, l’automobile o una lampada. Credo che laboratori artigiani siano anche i tanti negozietti cinesi che riparano gli iPhone in poche ore o i ragazzini che riescono ad aprire la memoria di un computer irrimediabilmente restio a riavviarsi. Analogamente, occorre sforzarsi di non pensare i termini fabbrica e industria come fossero a tutti gli effetti dei sinonimi. L’industria è una dimensione assai più ampia e complessa di quanto non sia la fabbrica, luogo nel quale si concentra solo la parte di produzione materiale di un oggetto. Fermo restando che anche sotto gli shed della fabbrica ci sono lavorazioni che richie-

DARE UNA FORMA ALLA CULTURA *Enrico Morteo, storico e critico del design. Autore e conduttore di programmi radiotelevisivi, collabora con molti periodici dedicati al mondo del design e a quello dell’architettura.

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