Mestieri d'Arte & Design 11

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mente, mano e materia tracciano la strada Ogni qual volta questa trilogia converge in un gesto sapiente si compie un «miracolo» che abbiamo il dovere di riconoscere, tutelare e valorizzare «Chi lavora con le mani è un operaio. Chi lavora con le mani e con la mente è un artigiano. Chi lavora con le mani, con la mente e con il cuore è un artista». Mi sono recentemente imbattuto in questa citazione e nella curiosa diatriba sulla sua attribuzione. Alcune fonti la riconducono a san Francesco di Assisi, altre a san Tommaso d’Aquino, ma non manca chi la troverebbe più verosimile detta da Michelangelo Buonarroti o da Louis Nizer da Londra. Non ho voluto approfondire oltre perché, chiunque sia il suo reale autore, questa affermazione poteva certo valere all’epoca, ma oggi non mi trova affatto d’accordo. A Milano, a Ginevra, a Hong Kong mi capita spesso di osservare stupefatto opere di presunti artisti di grido che sembrano cadute sulle nostre città come meteoriti, tanto stonano con la bellezza e il significato storico e culturale dei monumenti che le circondano. No, chi lavora con le mani, con la mente e con il cuore non è l’artista, o meglio, non sono tutti gli artisti, ma per lo più sono gli artigiani. La rivista che avete in mano ne è una dimostrazione tangibile.

e apprezzarne l’alto contenuto ontologico. Per l’occasione sono previste anche aperture straordinarie di istituzioni, musei, scuole: una vetrina unica per il talento, che come ho detto va valorizzato. Ma l’eccezionale lavoro dei maestri d’arte ha bisogno anche di tutela. Interessante è scoprire che cosa succede allora nei laboratori milanesi di Open Care - Servizi per l’arte, dove è nata una figura professionale per la conservazione delle opere contemporanee. Oggi quello del restauratore è un profilo poliedrico e complesso, che ha necessità di integrare la propria sensibilità e capacità manuale con le conoscenze tecniche mutuate da vari campi, compreso quello scientifico. La conservazione del contemporaneo rappresenta, infatti, il limite massimo a cui si è spinto un mestiere d’arte nobile, che è da sempre un’eccellenza italiana nel mondo, ma che ha avuto bisogno di adattarsi alle nuove realtà dell’arte, che è per definizione instabile e in continuo divenire.

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Anche senza l’ausilio del testo, le immagini raccontano da sé quanto cuore ci sia nel loro lavoro quotidiano, che si compie ogni qual volta la trilogia mente-mano-materia converge in un gesto sapiente. Ogni mestiere d’arte che abbiamo approfondito è il piccolo tassello di un mosaico meraviglioso che è nostro preciso compito riconoscere, tutelare e valorizzare. Ecco perché sono così importanti iniziative come le Giornate Europee dei Mestieri d’Arte, appuntamento internazionale promosso dall’Institut National des Métiers d’Art (Inma) e sostenuto da Vacheron Constantin. Un weekend (l’ultimo di marzo) dedicato proprio a questi artigiani che possono dialogare con il pubblico tra eccellenza e innovazione. A Milano, Parigi, Ginevra e altre città europee le loro botteghe restano aperte per consentire a tutti di entrare nella loro dimensione

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In questo peregrinare tra mente, mano e materia, mi ha divertito approfondire uno dei rari casi in cui la materia, una volta plasmata dai maestri d’arte, riesce in un certo senso a chiudere il cerchio, essendo vero e proprio nutrimento per la mente, in quanto cibo. Avviene ogni giorno in un raffinato ristorante cinese di Milano, dove un artigiano scolpisce frutta e verdura per decorare i piatti del menù con straordinaria abilità (e velocità). Osservandolo al lavoro comprendi quanto il risultato finale sia già tutto nella sua mente, prima ancora di cominciare. Nessun disegno di partenza lo guida, se non la passione, il cuore di cui parlavamo all’inizio, che consente a zucche, patate, carote, barbabietole, ma anche cocco e ananas di andare a comporre meravigliose scenografie per i piatti. è la magia del gesto sapiente, che dalla mente, attraverso la mano, può finalmente farsi materia.

11/03/15 18:38


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