Mestieri d'Arte & Design 11

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Ri-sguardo

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Il bello, il buono, l’etico, il ben fatto: parole che definiscono un paradigma in costante mutamento. Perché se è vero che la bellezza è eterna, è anche vero che la produzione di questa bellezza, il suo inveramento nel tempo storico che stiamo vivendo, necessita di essere nutrita dall’innovazione, dal cambiamento, dall’interpretazione di uno Zeitgeist proteiforme. E per quanto possa sembrare a prima vista sorprendente, l’intera categoria dell’artigianato artistico è particolarmente toccata dalla possibilità, se non addirittura dalla necessità di cambiamento ed evoluzione. Il gesto della mano resta chiaro e insostituibile; gli elementi primari della produzione di alto livello permangono, identificativi di una storia e di radici profonde; ma la tecnologia è chiamata a espandere le possibilità dell’artigiano, a migliorarne la progettualità e ad affinarne l’atto creativo. La vera innovazione non si risolve nella digitalizzazione: avviene anche quando l’invenzione può essere prodotta e soddisfa (o crea nuovi) criteri di stile, di funzionalità, di costi, di mercato, di gusto, di valori etici, formali e sostanziali. Il dialogo fra innovazione formale e lin-

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guaggi antichi è ormai avvertibile, pur se con modalità diverse, in tutti i Paesi del mondo. Se 15 anni fa la voce più potente era quella del design, dell’industrializzazione, del fast, oggi l’armonia è meglio proporzionata: l’artefice e il progettista si confrontano senza soggezioni, lo slow diventa sinonimo di qualità, e gli atelier tornano al centro dell’attenzione. Offrendo opportunità occupazionali inedite, anche grazie al rinnovato interesse delle giovani generazioni per la figura del «maker»: versione internazionale dell’homo faber, che alla fabbricazione del destino aggiunge quella di un prodotto che riveli la sua visione e la sua identità. Fattori economici, funzionali, formali, istituzionali contribuiscono all’ideazione di un prodotto che sia espressione di un territorio e di un tempo: e il maestro d’arte, che sia in Italia, negli Stati Uniti, in Giappone o altrove, risulta essere il traduttore di questa idea attraverso un qualificato e specifico savoir-faire. Perché l’innovazione nasce anche dalla capacità di interpretare un progetto, di trasformarlo in oggetti contemporanei, di trovare nuove soluzioni a problemi antichi. E vi è anche un altro sinonimo di innovazione: è la collaborazione. È il «fare rete», che ormai sviluppa i suoi nodi non più solo da un atelier all’altro, ma da un continente all’altro. I nuovi artigiani, i maestri di oggi e di domani, sanno che solo dal dialogo può nascere qualcosa di nuovo, di bello, di duraturo. Anche se parlano lingue diverse, sanno che il mezzo espressivo che padroneggiano, il saper fare, è il luogo di incontro tra culture differenti, che apre al futuro senza nulla perdere del passato. Questo è lo spirito della bottega rinascimentale 2.0: la circolazione di culture, il pensiero per analogie unito al sapere e al saper fare. Questi sono gli elementi che strutturano le logiche di innovazione delle imprese di successo: elementi che nei laboratori artigiani devono trovare, oggi più che mai, il luogo ideale per sperimentarsi e crescere.

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