Mestieri d'Arte & Design n°10

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Il valore agli oggetti

Riappropriarsi del saper fare è indice dello sviluppo di una società e salvaguardia della propria diversità culturale tale visione della società si oppone una nuova modernità che ha riscoperto il valore reale delle cose, il loro ruolo di simboli e testimoni dei rituali del vivere, il loro rapporto con i territori produttivi. Una nuova visione del progresso che collega aziende, ricercatori, artisti e progettisti nella ricerca di un’innovazione che non cancelli la storia pregressa. Una visione che non può che riappropriarsi del valore del saper fare che è al contempo indice dello sviluppo di una società e salvaguardia della sua diversità culturale. Proseguendo un percorso già avviato con la casa di moda e che ha saputo consolidare il prestigio e la raffinatezza di una delle più prestigiose firme del made in Italy (ma anche la tutela e lo sviluppo di un importante comparto produttivo), Gucci affronta oggi una nuova impresa con un’operazione che è al contempo sfida culturale e commerciale. L’obiettivo è quello di riportare sulle tavole del mondo le porcellane di un’azienda tra le più prestigiose nella storia dei materiali ceramici, ma anche quello, ancora più ambizioso, di riportarci a un rapporto affettivo con gli oggetti, favorire una riscoperta del valore tangibile che nasce dall’incontro tra cultura artistica e saper fare manifatturiero. La Richard Ginori è rinata e con essa è tornata una storia di eccellenza, tradizione e artigianalità di oltre 270 anni, legata a un materiale prezioso e magico quale la porcellana.Tra i tanti materiali che hanno origine dalla trasformazione delle terre, la porcellana è certamente

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quello più legato a caratteristiche di eleganza e raffinatezza, terreno di sperimentazione per pittori e scultori, considerata dagli orientali l’eccellenza della produzione ceramica. Oggetto di desiderio per più secoli per sovrani e mecenati europei alla ricerca della formula chimica originaria (la storia della porcellana inizia in Cina tra il VII e l’VIII secolo d.C., quasi mille anni prima che gli europei ne acquisissero il segreto), la porcellana è diventata nel tempo sinonimo di cultura raffinata e ha accompagnato l’ascesa e il prestigio delle maggiori corti europee. A differenza di altre culture materiali la cui tradizione nasce dal basso, da una cultura del fare tramandata, la cultura della porcellana nasce e si sviluppa in Europa a opera di nobili e mercanti, legata principalmente a una fruizione elitaria per poi divenire nel tempo espressione di rituali sociali e familiari che hanno attraversato immutati le generazioni. In Toscana a Sesto Fiorentino, in prossimità di Firenze, sarà il marchese Carlo Ginori, tra i primi in Europa, ad allestire, nel 1735, un primo rudimentale forno nella sua villa di Doccia per iniziare la fabbricazione della porcellana dura e, di lì a poco, avviare la notissima Manifattura. La Ginori in breve tempo, sotto la guida di Carlo prima e in seguito del figlio Lorenzo, diventò una delle più importanti fabbriche europee di porcellana. Nel 1896 il marchese Carlo Benedetto Ginori cedette la Manifattura, divenuta una grande realtà industriale, all’imprenditore piemontese Augusto Richard. Dalla fusione della Manifattura Ginori di Doccia con la Società Ceramica Richard nacque la Società Ceramica Richard-Ginori per Azioni. Ed è proprio con la Società Ceramica Richard-Ginori, agli inizi del ’900, e con la fortunata direzione artistica di Gio Ponti alla manifattura di Doccia, che avviene l’incontro con la modernità e con il design, che assume la paternità dell’ideazione degli oggetti. Ponti è stato forse uno dei pochi protagonisti della prima modernità ad aver ben chiara l’esigenza di tutela di un saper fare acquisito nei tempi, e i suoi scritti e i suoi progetti sono volti a inserire elementi di innovazione all’interno di una «processualità» culturale. Per Ponti la modernità non è mai stata cancellazione e ripartenza, ma continuità storica. La stessa continuità che ha rappresentato il primo valore di riferimento per la nuova missione dell’azienda. Non è casuale che le prime collezioni espressione del nuovo assetto societario, «Art de la Table 2014», abbiano attinto da alcune tra le migliori produzioni della manifattura, nel segno di una continuità alimentata dall’innovazione. Toscana, Cartiglio, Paesaggio, Ciliegie, Contessa, Labirinto, Catene sono alcuni dei nomi scelti, espressione dell’incontro tra contemporaneo ed eccellenza manifatturiera. Il percorso intrapreso vede la tradizione come motore dell’innovazione e della creatività del presente, una valorizzazione della diversità culturale e del prestigio del savoir-faire che costituiscono d’altronde i valori dominanti del made in Italy. Lo stesso connubio che ha consentito a Gucci di acquisire leadership mondiale nel comparto del lusso. Nella stessa direzione va la recente rivalorizzazione del flagship store nello storico palazzo Ginori in via de’ Rondinelli a Firenze, sede nel 1802 della prima bottega delle porcellane simbolo del made in Italy. All’interno dei saloni che caratterizzano lo spazio espositivo, una serie di tavole imbandite con i piatti e gli oggetti delle nuove collezioni accompagna il visitatore alla scoperta di una tradizione rinnovata e riportata agli antichi fasti da un allestimento sapiente.

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