Mestieri d'Arte n°1

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IL VALORE DEL MESTIERE In Italia esiste un grande patrimonio di manualità e creatività artigianale. Ora voglio difenderlo ricordando che anch’io ho iniziato sporcandomi le mani in una bottega di tipografo...

QUESTIONE DI CARATTERE A destra: sopra il carattere, o tipo, della lettera «M» con il glossario delle sue caratteristiche. Sotto, una fase del lavoro tipografico. Le illustrazioni sono tratte da Il carattere in tipografia. Omaggio a Giambattista Bodoni di Marina di Berardo (Sintesi Grafica, 1989). A sinistra: studio di impaginazione di una frase di Galileo Galilei all’interno di un alfabeto. Illustrazione tratta da Dalla calligrafia alla fotocomposizione di Herman Zapff (Valdonega, 1991).

Mente, mani, materia, manifattura, Monsieur. Ecco almeno cinque buoni motivi per aver pensato, amato, progettato e realizzato Mestieri d’Arte. Ho sempre avuto molta attenzione ai dettagli, come ricorderete sei anni fa realizzai il primo speciale Made in Italy, partendo da una considerazione ben precisa: il vivere italiano o, se preferite, l’italianità. Il nostro, infatti, è un immenso patrimonio di manualità e creatività artigianale. Linee architettoniche, tagli a volte impossibili, prospettive, colori, disegni e dipinti mozzafiato, gallerie maestose. Un vero e proprio trionfo della capacità artistica artigianale di un’Italia celebrata e ammirata nel mondo intero. Nei secoli questa cultura si è tramutata e consolidata in una grande capacità di creare e produrre vestiti, calzature, vini, borse, gioielli. Da nord a sud, dall’est a ovest. Tutto il mondo, da sempre, guarda all’Italia e ne rimane puntualmente affascinata. Il padre gesuita Matteo Ricci nel ‘600 conquistò perfino la lontana Pechino, senza armi ma con la cultura italiana. Quel primo numero di Made in Italy era un’opera artigianale, con una vera cucitura in copertina e il titolo racchiuso in un’etichetta-bandiera in difesa di creatività e tradizione italiane. Dopo sei anni sentivo l’esigenza di andare oltre, di affrontare un terreno più aperto perché oggi molti, con ipocrisia assoluta, dichiarano di fare made in Italy, ma la verità è che pochi lo fanno veramente. Quindi pensavo a un giornale ancora più vicino alla verità, ancora più adatto ai tempi. Un giorno

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confrontandomi con Franco Cologni, parlando e analizzando i vari temi sviluppati negli anni dai miei giornali e dalla sua esperienza con la Fondazione dei Mestieri d’Arte, è nata la voglia, l’esigenza, quasi l’urgenza di affrontare questo cammino insieme. Così in 40 giorni i nostri pensieri si sono fusi e abbiamo dato vita e materia all’idea. Abbiamo reclutato amici come Ugo La Pietra e Gillo Dorfles, e tanti altri collaboratori ed esperti di artigianato. L’arte applicata oggi è entrata nelle aule accademiche; è diventata oggetto di corsi universitari; è studiata, analizzata e tramandata a vantaggio delle future generazione come dimostra la straordinaria esperienza dell’Università Cattolica di Milano. Io mi sono gettato nell’impresa nell’unico modo che conosco: sporcandomi le mani. Dirigerò questo giornale come uno chef, cucinando al meglio gli ingredienti forniti dagli illustri collaboratori e amici con i quali condivido questo progetto. Tra questi amici c’è anche Carlo Cracco che ha collaborato alla realizzazione del logo nella sua cucina, tra una portata e l’altra, maneggiando con maestria le foglie d’oro e aggiungendo così un sapore tutto speciale. Per me Mestieri d’Arte è un ritorno al passato, al 18 settembre 1969 quando in tipografia, con la cassa rossi o francese, carattere dopo carattere appoggiavo sul vantaggio la riga composta, tenuta da legnetti di 6 punti, con una 1/2 riga; componevo la pagina e poi con il torchio realizzavo la prima bozza. Oggi, dopo 40 anni sono tornato alle origini per capire i veri valori della vita e della professione.


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