3 minute read

NOSTRA SIGNORA DELLA CERAMICA di Ugo La Pietra

Dalla passione per la tradizionale ceramica faentina alla creazione “trasgressiva”. Antonietta Mazzotti, artista-artigiana affascinata dalla magia e dai misteri della natura, crea opere evocative di grande bellezza e suggestione.

Antonietta Mazzotti rappresenta oggi in modo esemplare il ruolo dell’artigiana-artista. Per la sua passione per la ceramica, legata alla grande tradizione della ceramica faentina, e per la sua attenzione al mondo della produzione, senza però esserne direttamente coinvolta: i suoi oggetti sono spesso unici e solo virtualmente riferiti all’uso. Guardando le sue opere possiamo riconoscere un linguaggio espressivo originale nella tecnica e nella figurazione “poetica”.

Advertisement

In una recente mostra collettiva organizzata alla Triennale di Milano, “Fittile. Artigianato artistico italiano nella ceramica contemporanea”, incentrata sulla tipologia del vaso, l’ho inclusa nel gruppo di autori che ho definito con l’espressione “per/vasi dalla terra”, per la loro capacità di trasformare e trasfigurare il vaso con un approccio creativo originale nella reinvenzione di questo oggetto della memoria. Alcuni bravi ceramisti si riferiscono, per la reinvenzione di una tipologia consolidata qual è quella del vaso, a forme antropomorfe o zoomorfe; nel caso specifico di Antonietta Mazzotti, l’originalità sta nell’aver introdotto componenti formali ispirati al mondo vegetale. I fiori, la frutta, le piante di origine orientale come petali di peonia, foglie di aspidistra o ginko biloba, ma anche la magia misteriosa dei coralli: possiamo dire che la natura, in tutte le sue espressioni, è alla base degli interessi e della passione di Antonietta Mazzotti, che originalmente la rielabora e introduce nelle sue opere, con un approccio scultoreo alla materia.

Il vaso Selene è quello che meglio rappresenta questa sua capacità di portare l’oggetto verso una deformazione scultorea che aggiunge, alla forma tradizionale, una sorta di trasgressione carica di una naturale eleganza. In particolare in questa opera possiamo leggere in modo evidente come gli elementi di ispirazione naturale (in questo caso la corolla di un fiore voluttuoso) si caricano di nuove valenze grazie all’uso del “monocromo”: lo smalto verde, lucido o opaco, consente all’oggetto di affrancarsi dai suoi riferimenti, per sviluppare una propria autonomia estetica in grado di comunicare all’osservatore diverse e personali suggestioni; l’oro, utilizzato a terzo fuoco per enfatizzare alcuni dettagli, sottolinea l’unicità preziosa delle sue creazioni. «La natura è la musa più gentile e dolce di tutte,» dichiara Antonietta Mazzotti, ed è nella

PAGINA ACCANTO: combinazione di colori e simboli del mondo floreale che le sue collezioni, o installazioni site specific, prendono forma come nel caso della collezione di vasi Bambù che l’artista propone in diversi esemplari disposti in sequenza sulle pareti, a formare una sorta di installazione astratta.

A sinistra, vaso della serie Bianchi, foggiato al tornio e modellato a mano, maiolica bianca smaltata, con applicazione di elementi classici faentini decorati in oro zecchino cotti a terzo fuoco.

A destra, Compendio, foggiatura al tornio con argilla rossa, maiolica bianca smaltata, con applicazione di elementi rinascimentali faentini (le forme richiamano i manici delle coppette del Cinquecento).

La “terza cottura”, quella dell’oro zecchino, viene fatta a 680 gradi. Entrambi i vasi appartengono alla collezione New Classic del 2017. Foto: Raffaele Tassinari.

QUI: Vaso Selene 2 , foggiato al tornio, con corolla modellata a mano. Il pezzo, del 2015, è completato dall’applicazione di cristalline colorate sui toni del verde. Foto: Raffaele Tassinari.

Il lavoro di Antonietta Mazzotti, spesso protagonista nelle mostre di ceramica italiane e internazionali, soprattutto negli Stati Uniti e in Giappone, rimane comunque molto fedele a Faenza, dove si ha l’occasione di apprezzarlo nelle vetrine del centro città e nella serra neogotica di Villa Emaldi, suo atelier e laboratorio dove svolge anche un’intensa attività didattica, luogo che riassume perfettamente il suo approccio creativo, a costante contatto con la natura dell’ottocentesco parco della Villa, che vanta anche piante monumentali e specie esotiche.

Il legame alla tradizione faentina è culturale e affettivo: le sue opere, che crescono attraverso le forme essenziali modificate, rappresentano un esempio di ceramica contemporanea che sa convivere con altri oggetti più legati alla tradizione, grazie anche alla capacità dell’artista di riproporre le classiche tipologie della ceramica di tradizione faentina con motivi decorativi con grottesche o con riferimenti agli stilemi classici rinascimentali. Spettacolari in questo senso le decorazioni delle opere a grottesca in maiolica blu e oro realizzate per la manifestazione “Collect – The international Art Fair for contemporary objets” alla Saatchi Gallery di Londra. Questa sua radice artigianale e culturale aggiunge ancor più valore alla sua capacità di rinnovare, nelle forme e nei decori, una forte tradizione che ancora rappresenta un punto di riferimento internazionale per tutti gli artisti che si occupano di ceramica.

La sua originalità quindi sta proprio nel saper esprimere, con talento, armonia, eleganza, opere che contengono elementi della grande tradizione faentina con l’innovazione carica di gesti imprevisti. •