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Pagliani & Brasseur

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Via Milani 9 Verona

www.paglianibrasseur.com

Una bellissima storia di famiglia dietro a una straordinaria attività artigianale. È quella che inizia ai primi del Novecento con Giuditta Brasseur, orfana nel Collegio delle Figlie dei Militari di Torino, dove incontra una maestra che insegna alle allieve l’arte di riprodurre i fiori di giardino in stoffa, sia per guarnire abiti e cappelli, sia per abbellire gli ambienti. Grazie alla sua talentuosa manualità, Giuditta inizia a ritagliare le forme dai materiali più vari, a modellare a caldo i petali, a realizzare fiori, boccioli, corolle, tralci. La sua creatività la fa apprezzare presto negli ambienti della moda. Poi l’incontro con Giobatta Pagliani, pittore e scultore che diventerà suo marito, darà la svolta all’attività: Giobatta crea con la creta gli stampi da fondere in bronzo, per realizzare i fiori e le foglie nei materiali prescelti, con assoluta precisione. E il successo sarà conclamato dai negozi e dalle sartorie dell’Alta Moda di tutta Italia, come testimonia il ricchissimo archivio dove sono conservate tutte le forme e i campioni. A Verona, dove la famiglia si è nel frattempo trasferita, inizia a lavorare anche la figlia Luciana, che sarà a sua volta affiancata, anni dopo, da Anna Tosi, terza generazione di questa famiglia di grandi talenti. «I nostri fiori sono realizzati in seta, velluto, pelle, feltro, con gli attrezzi inventati da mia nonna: le cosiddette bolle che danno la forma ai petali e alle foglie,» spiega Anna Tosi, che già a 17 anni era stata scelta da Valentino per la sua incredibile manualità nel dare vita ai suoi progetti floreali. «Tutte le sfumature vengono poi dipinte a mano con colori alimentari, per rendere reale l’effetto finale. Le tecniche, però, fanno parte dei segreti di famiglia,» confida sorridendo la maestra artigiana. Tra le creazioni più straordinarie uscite dal laboratorio Pagliani & Brasseur c’è un abito realizzato con migliaia di fiori per Dior, oltre agli estrosi abbellimenti ideati per le collezioni di Dolce & Gabbana. «Da alcuni anni abbiamo iniziato a spaziare in altri ambiti, creando decorazioni per l’arredamento d’interni e per il design oltre che per l’abbigliamento,» conclude Anna Tosi mostrando una delle sue lampade appena ideate. Perché la creatività, unita al saper fare, non conosce confini.

Valigeria Bertoni

Via Mulino Trotti 11/13 Varese www.bertonivaligeria.it

Un vecchio mulino ad acqua, fuori dal centro di Varese. Qui, negli spazi abilmente restaurati dalla famiglia Bertoni, prendono vita i modelli più raffinati della valigeria. «La nostra azienda è nata con mio nonno Riccardo, nel 1949, nel centro di Varese. Col passare degli anni, vista la necessità di aumentare gli spazi lavorativi, abbiamo dovuto traslocare e la scelta di questo mulino è stata vincente. Anche se essere dislocati su tre piani può essere a volte complicato. Nel magazzino si vede ancora l’antica ruota,» racconta Gaia che con il fratello Pietro rappresenta la terza generazione di questa famiglia di artigiani di eccellenza. «Il nostro maestro è stato nostro padre, Alberto: oltre al saper fare ci ha trasmesso la sua passione per questo mestiere.» All’interno della fabbrica avvengono tutte le fasi della lavorazione. «Abbiamo una falegnameria interna per realizzare i fusti dei bauli, delle valigie, delle borse e delle cartelle, un laboratorio per il taglio delle pelli, per assemblare il pellame tagliato su misura, per rivestire i fusti. Un lavoro di precisione e abilità che parte dalle superfici esterne di ogni singolo manufatto, con l’applicazione delle minuterie metalliche, per terminare con i rivestimenti degli interni.»

Il prodotto di punta della valigeria Bertoni è quello realizzato con la lavorazione della pergamena, che li ha resi famosi. Ma anche le lavorazioni con le pelli di alligatore, struzzo, pitone, bovino, e con i tessuti rivestiti in PVC sono tra le loro specialità. «Ultimamente ci siamo perfezionati anche nei prodotti con pelle riciclata. Negli anni abbiamo lavorato per tante case di moda molto note, italiane e straniere, realizzando per loro i modelli personalizzati. Partendo dai bozzetti del cliente o prendendo ispirazione dagli archivi Bertoni Valigeria, il Team Sviluppo e Design può supportare il cliente nella creazione di pezzi unici molto speciali. Dal 2014 abbiamo affiancato una produzione tutta nostra col marchio storico Bertoni 1949: sono prodotti realizzati secondo la nostra lunga tradizione, ma con un look sempre nuovo,» conclude Gaia Bertoni con orgoglio.

Vivian Saskia Wittmer

Via di S. Lucia 24/r

Firenze www.saskiascarpesumisura.com

Da sempre appassionata di scarpe, Vivian Saskia Wittmer è una delle poche donne calzolaio in Europa e sicuramente una delle pochissime di indiscussa abilità: allieva del miglior creatore di calzature ad Amburgo, che aveva appreso i segreti del mestiere in Inghilterra, è partita dalla Germania giovanissima per trasferirsi a Firenze con il desiderio di continuare a specializzarsi nell’atelier di Stefano Bemer, calzolaio di eccellenza rinomato in tutto il mondo. «Sono stata la sua assistente per tre anni, alla fine degli anni Novanta. Poi, alla sua morte, ho aperto il mio laboratorio, nel centro storico della città. Firenze è una città straordinaria e lavorare qui è uno stimolo al bello,» racconta Vivian. «Fin da bambina sono stata attratta dalle scarpe da uomo, non quelle da donna con i tacchi: io sono per la comodità,» scherza l’artigiana. Il suo atelier è composto da tre stanze, tutte luminosissime e affacciate sulla strada. Vi lavora con l’aiuto di due artigiane. All’ingresso una grande quantità di scarpe appese alle pareti. Una specie di campionario per aiutare nella scelta. Si passa poi nella seconda stanza dove, all’interno degli scaffali, sono contenute numerose forme. Nel centro una macchina per cucire le tomaie. Nell’ultima stanza che delimita il laboratorio vengono infine montate le scarpe con i diversi pellami. Cuoio, vitello, capretto, galuchat, cocco e altro ancora: ogni cliente può attuare la sua scelta, che viene realizzata su misura. È qui che lavora Saskia: le sue cuciture, che legano le scarpe con migliaia di punti minuscoli, sono davvero raffinatissime. «Per descrivere le calzature che nascono in questo laboratorio io amo dire che la forma è quella elegante delle scarpe italiane, la tecnica è quella della tradizione inglese, mentre la funzionalità delle suole interne, con un leggero supporto che aiuta a camminare bene, è tipicamente tedesca.» In questo atelier è possibile seguire dei corsi per apprendere l’arte di confezionare le scarpe: non è necessario avere un attestato, chiunque purché dotato di manualità e passione può accedere. Saskia modula a seconda delle richieste la durata. In genere il corso base dura un mese o poco più.