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© Dario Garofalo per Venezia su Misura

di Stefania Montani

Adriano Berengo

Fondamenta dei Vetrai 109/a Murano, Venezia T +39 041739453 berengo.com

Fondazione Berengo

San Marco 2847, Venezia T +39 041739453 fondazioneberengo.org

© Dario Garofalo per Venezia su Misura

Una laurea a Cà Foscari, un dottorato in letteratura comparata conseguito a New York. «Ma la passione per il vetro, così come per la mia città natale, erano nel mio DNA: in poco tempo decisi di abbandonare l’America per fare ritorno a Murano.» confessa Adriano Berengo che dal 1982, anno in cui decise di diventare editore di opere in vetro, non ha mai smesso di far crescere la sua attività. «Mi sono ispirato a Peggy Guggenheim ed Egidio Costantini che negli anni Sessanta avevano invitato artisti come Picasso e Chagall a creare opere in vetro: seguendo le loro orme, ho iniziato nel 1986 a promuovere il mondo dell’arte contemporanea, in vetro. Ho fatto incontrare i maestri vetrai di Murano con alcuni importanti artisti internazionali da me coinvolti, con lo scopo di creare grandi opere d’arte. Da queste collaborazioni sono state sviluppate anche tecniche nuove, molto interessanti,» commenta soddisfatto Berengo. Nella fornace attrezzata con tre grandi forni, un gruppo di maestri specializzati danno forma alle opere più straordinarie. Sono maestri soffiatori eredi di una tradizione millenaria di cui Venezia è signora indiscussa. «Tanti artisti hanno lavorato, collaborato ed esposto le loro opere nella nostra fornace, lavorando fianco a fianco con i maestri vetrai, e tra questi Tony Cragg, Jaume Plensa, i fratelli Chapman e César» racconta Berengo. Alcuni pezzi sono monumentali, come il lampadario Blossom Chandelier creato da Ai Weiwei con un intreccio di rami, fiori, uccellini, tutti ovviamente in vetro soffiato. Oggi Adriano Berengo dispone di una fornace, dove i maestri vetrai realizzano le opere in vetro collaborando con gli artisti, e di una Fondazione creata nel 2009 che ha sede a Palazzo Cavalli Franchetti, non lontano dal Ponte dell’Accademia, dove artisti e designer espongono le loro creazioni. «Il numero delle copie di ogni opera viene deciso insieme agli artisti. In genere ne realizziamo otto, di cui una per l’artista, una per me, le altre per il mercato dell’arte.» Berengo ha organizzato mostre in tutto il mondo. «Credo di essere l’unico ad avere 1000 pezzi di arte contemporanea pronti per la consegna in 24 ore,» afferma con soddisfazione.

Ana Berger

c/o Unisve, Dorsoduro 3077, Venezia T +41 796602325 anabee.rouge@yahoo.fr

Ricercatrice e artista tessile, specializzata in tessuti e kimono giapponesi antichi e contemporanei, Ana Berger è un’appassionata collezionista di raffinati manufatti che espone in Musei e Gallerie, curando in prima persona e pubblicando i suoi cataloghi. Attualmente sta preparando un libro sull’arte tessile giapponese, partendo dall’indagine delle tradizioni più antiche, con l’intento di illustrare la continuità di questo saper fare ancestrale fino ai nostri giorni: per dare una testimonianza della sua attualità. Le attività di Ana Berger, così come i suoi interessi, sono molteplici: infatti, oltre allo studio dei processi artigianali nelle varie epoche e al collezionismo di tessuti, Ana si occupa anche di fashion design e di scenografia, collaborando alla messa in scena di opere teatrali e cinematografiche. Ma la sua grande passione rimane quella per i tessuti giapponesi. «Per entrare nei segreti di questa antica tradizione,» racconta la studiosa e collezionista «ho voluto ampliare le mie conoscenze non solo con la ricerca ma anche imparando le tecniche della tintura e della lavorazione delle fibre. I miei insegnanti sono stati dei maestri tessitori giapponesi, i cosiddetti

Tesori Viventi, quegli artigiani che da generazioni si tramandano le tecniche e i segreti del loro mestiere. Per rendere omaggio alla loro arte, ho voluto allestire questa mostra dal titolo “Japan’s Textiles–Fibers, Threads, Gestures & Beauty”.» Attraverso la sua passione e conoscenza dei tessuti e dell’abbigliamento giapponesi antichi e contemporanei, Ana Berger introduce il visitatore nel mondo straordinario di dodici maestri di tessitura, tintura e altre abilità necessarie per realizzare la magnificenza di queste opere. Un percorso alla scoperta dell’incredibile diversità delle fibre e dei filati che vengono utilizzati per produrre questi tessuti, poiché il Giappone è uno dei paesi più ricchi da questo punto di vista. Da Hokkaido alle isole Ryukyu, da Honshu alle altre isole, saranno in mostra numerosi materiali spesso sconosciuti, arricchiti dalle spiegazioni sui vari metodi e procedimenti per produrre i modelli. L’esposizione sarà completata da foto e video.

Fallani Venezia

Cannaregio 50001/A, Venezia T +39 3355851689 fallanivenezia.com

Nel cuore di Venezia c’è un laboratorio che stampa edizioni di grande qualità, riuscendo a interpretare e tradurre in grafica i diversi linguaggi espressivi di pittori, scultori, fotografi, illustratori, grafici, designer, street artist. Una vera eccellenza del made in Italy, aperta nel 1968 da Fiorenzo Fallani (che fu anche docente all’Accademia di Belle Arti di Venezia), il quale si cimentò da subito con tecniche di stampa allora innovative, appena importate dall’America. E fu subito successo. Chiamato nel 1970 alla XXXV Biennale di Venezia per lavorare al laboratorio di serigrafia, Fiorenzo conosce artisti provenienti da tutto il mondo, tra i quali William Weege, artista americano, che resterà oltre un anno a Venezia, lavorando nel laboratorio di Fallani e stringendo con lui una grande amicizia. All’attività artistica di laboratorio si è sempre affiancata anche l’attività commerciale, prima con la zincografia e la fotolito, poi, con l’avvento dei figli di Fiorenzo, con le tecnologie digitali. Oggi a continuare il mestiere e tenere alto il nome Fallani c’è il figlio di Fiorenzo, Gianpaolo, cresciuto in laboratorio, che ha saputo fare tesoro degli insegnamenti del padre e ha sviluppato ulteriormente l’attività. Ci racconta: «Il nostro è un laboratorio artigianale che stampa edizioni di alta qualità, capace di interpretare al meglio l’opera dell’artista per tradurla in grafica: mettiamo a disposizione la nostra competenza tecnica e la nostra sensibilità, che sono poi l’essenza stessa dell’essere artigiano. Ogni lavoro ha la sua storia, ricca di aneddoti e di emozioni. Come la pubblicazione dell’opera pittorica di Dario Fo, col quale ho avuto il piacere di lavorare e realizzare una grafica pochi mesi prima della sua scomparsa, o la collaborazione con Giampiero Bodino, col quale ho partecipato all’edizione 2018 di Doppia Firma, al Salone del Mobile di Milano. Dal nostro laboratorio, in 50 anni di attività, sono passati circa 250 artisti provenienti da tutto il mondo. Questa è stata una grande opportunità di scambio che ci ha permesso di crescere ulteriormente.» La serigrafia Fallani ha stampato edizioni di pregio e realizzato più di mille diverse opere. Gianpaolo Fallani è stato insignito del titolo di MAM-Maestro d’Arte e Mestiere dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte. Oggi in laboratorio con lui ci sono i figli Francesca e Alberto, che condividono la stessa passione del padre e del nonno e sono pronti a continuare la tradizione di famiglia.

© Dario Garofalo per Venezia su Misura

Galleria d’Arte Caterina Tognon

Cà Nova di Palazzo Treves in Corte Barozzi San Marco 2158, Venezia T +39 3488561818 – +39 0415201566 caterinatognon.com

© Francesco Allegretto

È una delle gallerie più importanti d’Europa, per quanto riguarda il vetro. E in effetti Caterina Tognon collabora con artisti e designer internazionali di altissimo livello. Perché il vetro è la sua grande passione. «Sono sempre stata innamorata della lavorazione del vetro artistico che si soffia a Murano,» confessa la dinamica signora. «Ho lavorato come direttrice artistica e di produzione in una fornace negli anni Ottanta. Poi ho intuito che questo fare di grande qualità poteva avere un futuro solo se legato alle arti visive e non solo al design e alle arti applicate. Ma occorreva trovare la strada per sostenere i costi.» Così Caterina Tognon inizia a reperire artisti non solo a Murano ma in tutto il mondo, decide di creare uno spazio per dare visibilità alle loro opere. Sceglie anche di includere alcune creazioni prodotte ai primi del Novecento, cioè nell’ambito di quei movimenti artistici dedicati alla produzione del vetro artigianale. Apre la sua prima galleria a Bergamo, nel 1991. Poi decide di trasferirsi a Venezia, nel 2004. «L’avventura in tutti questi anni è diventata più ampia e complessa, anche se gli artisti sono rimasti gli stessi dall’inizio della mia attività: italiani, olandesi, canadesi, boemi. È stato molto bello vederli crescere.» Oltre a curare la sua galleria, Caterina Tognon è fondatrice e coordinatrice di Cotisse (Associazione culturale no profit), progetto nato nel 2011 con lo scopo di sostenere gli artisti maestri vetrai nella ricerca e nella sperimentazione, facendo conoscere nel mondo il valore del patrimonio umano, artistico e tecnologico rappresentato dall’antica tecnica di lavorazione del vetro a Murano. «Ho voluto dare all’associazione il nome di “cotisso” che in gergo sta ad indicare un blocco di vetro informe, lucido, colorato e di forma irregolare, i grezzi della fusione, solitamente accatastati all’ingresso di ogni forno in attesa di essere aggiunti alla sabbia per la fusione. A Murano si vede subito il cotisso in vetro non appena si entra in una fornace. In attesa del progetto di trasformazione che avviene grazie al maestro vetraio.»

Cesare Toffolo

Fondamenta dei Vetrai 37, Murano, Venezia T +39 041736460 toffolo.com Nato in una famiglia dalle tradizioni artistiche (il nonno Giacomo e il padre Florino erano maestri vetrai alla Fornace Venini), Cesare Toffolo è uno straordinario maestro artigiano che, avendo appreso le basi del mestiere da suo padre, le ha poi affinate inventando anche nuove tecniche. La sua fama di “miglior tecnico della fiamma al mondo” si è presto diffusa anche oltre confine, tanto da essere invitato a insegnare negli Stati Uniti e in Giappone, dove ha formato molti altri artisti, professionisti del vetro. Il suo quartier generale è a Murano, in un edificio storico del XIV secolo. Il negozio, con un’elegante vetrina fatta a bifora, introduce alla galleria dove sono esposte le sue opere. Non c’è limite alla sua creatività che spazia dai vetri ispirati alla tradizione veneziana del Settecento e del Cinquecento, alle forme più moderne, sviluppate nel periodo in cui era negli Stati Uniti. Straordinari i suoi impalpabili abbellimenti, quali fiori, delfini e ornamenti classici, che impreziosiscono calici sottili, coppe, brocche, clessidre, rifacendosi alla tradizione dei secoli d’oro della Serenissima. Notevoli anche le creazioni dalle forme più moderne, sviluppate mentre era in America. Linee minimali, anche un po’ ironiche, spesso accompagnate da minuscole figure di uomini

che completano l’opera. In fondo, oltrepassata l’esposizione, si giunge al suo studio. Qui, lunghi tavoli, tubi di vetro vuoti all’interno e bacchette piene di vari diametri e spessori, foglie d’oro. E poi i cannelli per la fiamma. In questo luminoso spazio Cesare Toffolo lavora con i figli Emmanuel ed Elia, ai quali ha insegnato i segreti di famiglia di questa arte magica. «Personalmente mi dedico al vetro soffiato e non solido: amo lavorare a mano libera, penso sia la condizione ideale per lasciare briglia sciolta alla creatività. Anche ai miei figli ho cercato di insegnare le tecniche dando loro una panoramica sulle diverse fasi delle lavorazioni: ma ho sempre lasciato a ognuno di loro la possibilità di esprimere la loro “anima”.» E questo è proprio palpabile: le creazioni che escono dal suo studio hanno davvero un’anima. Cesare Toffolo è il fondatore del Centro Studio Vetro, associazione nata a Murano nel 1997, volta a promuovere gli scambi intorno al vetro, in Italia e all’estero. mi è stata trasmessa dal paziente lavoro artigianale e dal bagaglio culturale che ho ereditato dai miei nonni Ernst Stockhausen e Luigina Vianelli, nonché da Giulio Vianelli, mio bisnonno e fondatore nei primi del Novecento del Premiato Stabilimento Tipografico e Legatoria Vianelli di Chioggia.» Il legame con Chioggia è comunque rimasto: è infatti in questa città, dove è nata la tradizione della sua famiglia, che Pregnolato ha aperto la stamperia e dove realizza i libri di grandi dimensioni, i poster e i manifesti. «Grazie alla mia passione per la letteratura e per l’arte, che mi ha portato ad aprire questa attività, ho avuto la fortuna di incontrare personaggi incredibili, letterati, artisti, attori. Mi reputo molto fortunato,» confessa Pierpaolo. Pregnolato ha anche collaborato a un progetto sociale insieme a un gruppo di attori, editando dei libri che vengono venduti, alla fine degli spettacoli, per supportare delle associazioni benefiche.

Damocle

San Polo 1311, Calle del Perdon, Venezia T +39 3468345720 edizionidamocle.wordpress.com

Pierpaolo Pregnolato è un giovane e colto imprenditore che ha voluto rendere omaggio alla tradizione della sua famiglia, dando vita a una casa editrice indipendente specializzata nella pubblicazione di tascabili in doppia lingua e libri d’artista. Il suo bookshop nel cuore di Venezia è a due passi dal Ponte di Rialto. Qui, nonostante lo spazio ridotto, Pierpaolo è riuscito a sfruttare ogni angolo posizionando non solo i libri della casa editrice Damocle sugli scaffali, ma sistemando anche due piccole presse tipografiche con le quali, quando non ci sono clienti in negozio, crea libri di piccolo formato che cuce sul posto. Ha anche delle cassettiere contenenti i caratteri in piombo e in legno, per comporre i testi. Un vero universo racchiuso in soli 11 metri quadri. Ci spiega l’editore nonché direttore artistico della casa editrice: «La cura con cui viene realizzato un libro Damocle cerca di rendere omaggio alla tradizione libraria che

Marina e Susanna Sent

Fondamenta Serenella 20, Murano, Venezia T +39 0415274665 marinaesusannasent.com

Grande conoscenza delle tecniche artigianali e ricerca di soluzioni innovative hanno portato due sorelle figlie d’arte, con alle spalle una lunga tradizione vetraria di famiglia, ad abbandonare l’ambito familiare e a fondare la loro impresa. Nasce così, nel 1993, la Marina e Susanna Sent, specializzata nella realizzazione di gioielli in vetro e oggetti artistici. Susanna, architetto, si impratichisce nella tecnica della lavorazione del vetro, della decorazione, vetrofusione, molatura, sabbiatura. Marina, con una formazione in studi tecnici, sovrintende a tutti i processi di produzione. I primi oggetti ideati dalle due sorelle Sent nascono in una piccola stanza attrezzata a laboratorio: sono delle collane in perle di vetro soffiato, di impronta moderna e dalle linee semplici, realizzate al lume. Destinate dapprima alla cerchia ristretta delle amiche, queste collane “bolle di sapone” hanno subito un tale riscontro anche in ambito artistico internazionale che in breve tempo vengono esposte alla Triennale di Milano e vendute nei bookshop del MoMA di New York, Tokyo, Bilbao e del Victoria and Albert Museum di Londra. Un incredibile successo che da allora non si è mai arrestato. Oggi la sede espositiva e il laboratorio delle sorelle Sent è a Murano, una “cavana” (ricovero per barche) dei primi del Novecento da loro completamente ristrutturata, caratterizzata dal bianco degli ambienti e dall’infilata di finestre che si aprono verso Venezia, da Marghera fino a Cannaregio e alla Laguna nord. Qui, grazie all’aiuto di alcune esperte artigiane del vetro, nascono le loro creazioni. Nei due piani di esposizione si possono ammirare molteplici modelli di collane realizzate con tecniche varie, bracciali prodotti con le classiche murrine a canna tonda, da loro schiacciata e appiattita, abiti scultura realizzati con perle di vetro forate da due lati. Uno dei loro abiti è stato realizzato come elemento decorativo per le fantasiose vetrine di Dolce&Gabbana. Tra gli ultimi prodotti inventati dalle brillanti artigiane designer ci sono anche delle piume create con materiali di scarto, conservati e mai buttati, in vetrofusione.

Kimiko Yoshida

Esposizione: The Tale of Genji Palazzo Amalteo, San Polo 2646/A, Venezia Contatto: Jean-Michel Ribettes T +39 3518130038 kimiko.fr

Kimiko Yoshida è un’artista giapponese che, insofferente alle rigide regole del suo Paese, dal 1995 ha scelto di vivere in Europa. Arrivata dapprima a Parigi, si è diplomata all’École Supérieure de la Photographie di Arles e allo Studio National des Arts Contemporaines a Le Fresnoy. Infine, innamoratasi di Venezia, soggiorna spesso in Laguna. Oggi vive tra Parigi, Tokyo e Venezia lavorando ed esponendo le sue opere: sono ritratti giganti che realizza con stampe a pigmento a lunga conservazione su tele opache, e vernici anti UV. Il suo lavoro ruota attorno all’identità femminile e al potere trasformativo dell’arte, giocando con l’abbigliamento e gli interventi pittorici, anche sulla pelle. «Ho iniziato con degli autoritratti, per la maggior parte monocromi, frammenti di una rete intima, elaborazioni di storie singolari: la mia partenza è stata la condizione femminile in Giappone,» confida l’artista. Le sue immagini sono quadrati luminosi di grande formato, che sottolineano la sua epopea quasi fantastica. Per realizzare le sue opere, Kimiko collabora spesso con famosi artigiani giapponesi, come nel caso della realizzazione del Racconto di Genji, poema lirico medievale che narra le gesta del principe Genji lo Splendente. «A partire dalle stampe cromogeniche dei miei autoritratti fotografici su tela, ho creato dei Kakejiku con l’aiuto di un artigiano di Kyoto che applica (secondo la tecnica

tradizionale alla lacca) dei delicati disegni che illustrano il Racconto di Genji. Seguendo un’antica tecnica giapponese di lacca mista a polvere d’oro o d’argento, denominata urushi-e, le immagini sono applicate direttamente sulle mie foto che sono delle stampe a pigmenti su tela. In effetti, urushi-e significa letteralmente immagine laccata. Il disegno alla polvere d’oro realizzato con questa tecnica imita il ricamo del filo d’oro. L’immagine che ne deriva è talmente leggera che ci permette di vedere come per un effetto di trasparenza un’antica immagine del Genji sovrapporsi a una fotografia moderna: una doppia immagine.» La fotografia che oltrepassa i limiti della fotografia stessa, oltre l’oggetto della rappresentazione, al di là del tempo. Per i suoi autoritratti, Yoshida ha ricevuto l’International Photography Award nel 2005. Continua a esporre in tutto il mondo e il suo lavoro si trova nelle collezioni permanenti del Fine Arts Museum di Houston, dell’Israel Museum, del Kawasaki City Museum e della Maison Européenne de la Photographie a Parigi.

Il Forcolaio Matto

Ramo dell’Oca, Cannaregio 4231, Venezia T +39 0418778823 ilforcolaiomatto.it

© Dario Garofalo per Venezia su Misura

Colto, autoironico, innamorato del suo lavoro e della sua città, Piero Dri è un giovane laureato in Astronomia che quindici anni fa ha fatto una radicale scelta di vita, lasciando Padova per fare ritorno a Venezia. «Ho iniziato ad andare in barca con mio nonno all’età di 3 anni e da allora il mio amore per la voga non si è mai affievolito. Andare a remi, nel silenzio dei canali, è il ritmo stesso di Venezia, fa parte della sua cultura. Andrebbe spiegato al visitatore, per farlo entrare meglio nello spirito della città. Dopo la laurea percepivo che qualcosa mi mancava: era Venezia. Aprire una bottega come la mia è stato come creare un ulteriore, indissolubile legame con la città.» Decide di fare apprendistato da Paolo Brandolisio, noto maestro remér a sua volta allievo del famoso Giuseppe Carli. Inizia così la sua fantastica avventura. Nell’ampio magazzino, da lui restaurato nel 2013, Dri accatasta i tronchi di noce, pero o ciliegio, dei quali cura personalmente la stagionatura lenta, che deve durare circa tre anni, per preservarne le caratteristiche tecniche. Nel centro del vasto spazio lavorativo ci sono due grandi morse fisse al pavimento. E tante pialle per lavorare remi vecchi e nuovi, che vengono poi trattati con olio per la rifinitura finale. «Una morsa viene da me utilizzata per lavorare i remi, l’altra, detta “a dò maneghi”, o a coltelli al petto, serve per realizzare le forcole. Ogni remo e forcola viene studiato su misura, perché è solo dal bilanciamento del remo, della forcola, dell’imbarcazione, dell’acqua, del vogatore che si realizza il perfetto equilibrio. Bastano anche pochi millimetri per cambiare la resa.» I clienti di Piero Dri sono i gondolieri, i vogatori di professione, per sport o per diletto, i costruttori di imbarcazioni navali. E non solo. «Le forcole sono diventate ormai oggetto di collezioni: in effetti sono vere e proprie sculture, pezzi unici diversi gli uni dagli altri per forme e venature del legno. Sono soggetti particolarissimi che rappresentano degnamente la nostra città in tutto il mondo. Il primo che portò una forcola in un museo fu il grande maestro remér Giuseppe Carli, che negli anni Sessanta del secolo scorso espose al MoMA di New York un suo scalmo.» Anche Piero Dri ha realizzato diverse sculture per collezionisti di varie provenienza: le sue artistiche forcole portano nel mondo la testimonianza dell’eccellenza veneziana, simbolo di stile italiano.

Paolo Olbi

Ponte di Cà Foscari, Dorsoduro 3253, Venezia T +39 0415237655 – +39 3408234035 olbi.atspace.com

© Dario Garofalo per Venezia su Misura

Se l’età dipendesse dall’entusiasmo e dai progetti per il futuro che un uomo possiede, Paolo Olbi potrebbe essere un ragazzo tra i 25 e 30 anni. E questo perché in oltre cinquant’anni di attività, la passione per il suo lavoro non si è mai spenta. «Agli inizi ho avuto fino a cento dipendenti, quasi tutte donne. La loro manualità era straordinaria. Ho sempre utilizzato strumenti della tradizione e sono orgoglioso dei miei torchi tipografici inizio Novecento e delle trance per la stampa a caldo su cuoio,» confessa soddisfatto. Il suo laboratorio all’interno del Collegio Armeno è attrezzato non solo per i lavori di legatura e di cartonaggio, ma anche per la stampa. «Gli spazi sarebbero ideali per creare una scuola con corsi di legatura, di stampa, di tipografia. Per insegnare ai giovani come nasce un libro, riscoprendo gli insegnamenti di Aldo Manuzio: sarebbe magnifico riuscire a creare una continuità con le sue straordinarie invenzioni, cinquecento anni dopo. Infine, il mio desiderio segreto sarebbe che l’Università Cà Foscari, che è proprio qui davanti, collaborasse scegliendo i poeti e le poesie da pubblicare. E che uno sponsor prendesse a cuore questo progetto!» In attesa che i sogni diventino realtà, Paolo Olbi si dedica alle sue legature artistiche. Straordinarie quelle realizzate con pelli a concia vegetale, come dalla tradizione antica, meno inquinanti, con solo materiali organici. La sua creatività lo ha portato a sperimentare anche nuovi connubi tra diverse lavorazioni. Le copertine dei diari e degli album sono spesso realizzate in collaborazione con artisti che utilizzano marmo, ferro battuto, vetro, argento, per impreziosire le superfici. Un prodotto molto raffinato destinato ai bibliofili. «La carta Doge, con la quale creiamo molti oggetti che escono dalla nostra bottega, è realizzata con un disegno che si rifà alla cultura bizantina, all’epoca d’oro degli scambi commerciali tra Venezia e Bisanzio. I motivi decorativi sono solo sul frontespizio. Sul retro viene apposto il marchio del nostro laboratorio.»

Massimo Micheluzzi

Ponte de la Maravegia 1071, Venezia T +39 0415282190 massimomicheluzzi.it micheluzziglass.com

Nell’ampio negozio laboratorio, un tempo negozio di antiquariato del padre, Massimo Micheluzzi espone i suoi magnifici vasi, pezzi unici. Sono sculture di varie forme e colori, che richiamano le sfumature che caratterizzano Venezia, i colori dell’acqua e dei tramonti, la sua poesia. Ci racconta il maestro: «La mia passione per il vetro è esplosa in poco tempo, stando a contatto con artisti e maestri vetrai, dei quali esponevamo le creazioni in questa galleria della mia famiglia. Molti degli artisti li ho conosciuti grazie alla famiglia Venini, che ho potuto frequentare fin da bambino, e per la quale ho partecipato all’archiviazione del catalogo, fotografando le loro opere su incarico dell’architetto de Santillana. Poi la decisione di cambiare vita e di cimentarmi in prima persona in quest’arte magica. Inziando ad andare a bottega a Murano.» Grazie al suo estro e alla straordinaria manualità, Micheluzzi ha realizzato vasi scultura che si sono imposti da subito nel panorama internazionale. «Gran parte delle forme che realizzo sono decise dal calore del fuoco: il vetro si muove ed è l’oggetto stesso che si manifesta assumendo di volta in volta una forma diversa.» Nel 2019 Micheluzzi ha ricevuto il Premio Glass in Venice dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere, ed

Arti di Venezia nel 2019. Oggi le sue opere sono esposte in vari musei del mondo, dal Metropolitan Museum di New York al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Ma una passione tanto grande non poteva non contagiare chi gli stava vicino. Infatti, dopo aver trascorso alcuni anni all’estero, anche le figlie di Massimo, Elena e Margherita, hanno deciso di seguire le orme del padre. «Di ritorno da Londra, abbiamo iniziato a lavorare nella stessa fornace di Murano, sostenute da nostro padre, realizzando bicchieri e vasi di piccole dimensioni,» racconta Elena. «Abbiamo deciso di creare una nostra collezione, la Micheluzzi Glass, dedicata alla casa: da qui la scelta di oggetti funzionali. Dopo la soffiatura a caldo, una volta raffreddato il vetro, lavoriamo con la mola e creiamo incisioni più o meno profonde sulla superficie, fino a ottenere i decori desiderati. Le sfaccettature producono riflessi incredibili, a seconda dello spessore del vetro e del colore. Ogni volta per noi è una magia.» I vetri di Massimo Micheluzzi e di Elena e Margherita si possono ammirare nella galleria di famiglia.

Ongaro e Fuga

Fondamenta Vetrai 43, Murano, Venezia T +39 041739439 ongaroefuga.com

© Dario Garofalo per Venezia su Misura

Nel 1948 Franco Fuga e Tullia Ongaro, due abili artigiani compagni di vita e di lavoro, aprirono un laboratorio a Murano per realizzare specchiere veneziane. Grazie alla loro straordinaria manualità e al senso artistico, le loro specchiere divennero in breve tempo conosciute non solo a Venezia ma anche in tutto il mondo. Oggi a continuare il loro lavoro c’è il figlio Giuliano Fuga, che insieme a suo figlio Ludovico, al socio Dario Valeri e una decina di esperti artigiani, continua a realizzare specchi da sogno con le tecniche del passato, mantenendo viva la tradizione di famiglia. Il laboratorio è articolato in vari ambienti: c’è la stanza con i tavoli da disegno e gli scaffali; quella con i torni, i nastri e con le pompe per l’acqua; quella dotata di rastrelliere per fare asciugare i pezzi trattati; la stanza per l’argentatura; la stanza per il restauro. Racconta Ludovico, che da due anni è entrato a lavorare con suo padre: «Partiamo sempre dal progetto e realizziamo a mano il disegno, di dimensioni reali 1:1. Poi intagliamo il legno e tagliamo il vetro a mano con una punta diamantata. Limiamo gli angoli vivi a nastro, con la carta vetrata, quindi scaviamo, con delle ruote di varie dimensioni e materiali, per ottenere le incisioni e i disegni desiderati. Da ultimo passiamo all’argentatura con un processo chimico, sovrapponendo vari strati di argento. Si possono ottenere diversi effetti, dallo specchio normale a quello anticato, con 5 tipologie di anticatura diversa. Da alcuni anni abbiamo iniziato a sperimentare e creare altri tipi di lavorazioni, tra le quali gli specchi colorati e ossidati, utilizzati anche per realizzare opere d’arte contemporanea.» Tra i lavori realizzati da questi straordinari artigiani ci sono i restauri di tutti gli specchi del Teatro La Fenice di Venezia e il rivestimento delle pareti del palazzo del re dell’Arabia Saudita.

© Dario Garofalo per Venezia su Misura