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Magie dell’ottagono

Un artigiano dell'Atelier Mestdagh intento nella produzione dell’opera ispirata al motivo ottagonale del sagrato della basilica di San Giorgio Maggiore. Il laboratorio belga utilizza il vetro colorato nell’architettura moderna, abbinando così l'artigianato tradizionale all'innovazione contemporanea. Foto: WIT photography & videography©Atelier Mestdagh.

MAGIE

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di Alessandra Quattordio

DELL’OTTAGONO

Gli intrecci di marmo del sagrato della basilica di San Giorgio vengono reinterpretati all’interno della mostra “Il Motivo dei Mestieri”, grazie alla collaborazione tra un curatore d’eccezione e diciotto artigiani che dimostrano quello che il talento può fare per dare significato alla decorazione d’interni.

L’eccellenza degli artigiani d’arte d’Europa si concentra come per magia in un unico luogo, tempio della bellezza, non a caso situato in Laguna a Venezia, proprio di fronte a San Marco. Ecco dunque l’Isola di San Giorgio Maggiore, bagnata dal Canale della Giudecca, apparire dominata dal profilo della chiesa progettata quasi cinquecento anni fa dal Palladio, come un candido miraggio sorto dalle acque e dall’arioso sagrato marmoreo. Ma, al tempo stesso, anche celarsi, a chi passi in battello, come, per esempio, nel caso dei suoi magnifici giardini, perlopiù occultati alla vista. Qui, negli spazi della Fondazione Cini, nel 2018 si tenne la prima edizione di “Homo Faber”, manifestazione che, come il suo stesso titolo lascia supporre, riguarda le qualità fabbrili della mano artigiana, esplicate in opere multiformi, frutto della stratificazione di vari saperi: conoscenza dei materiali, abilità tecnica, capacità di tradurre la genialità inventiva in opere di magnifica qualità artistica. La seconda edizione, dal titolo “I tesori viventi d’Europa e Giappone”, rappresenterà nell’aprile 2022, la prosecuzione del viaggio iniziato anni fa da Michelangelo Foundation attraverso i Paesi del mondo, in cerca di degni interpreti di un imperituro savoir-faire, alimentati sì nell’immaginazione dalle tradizioni radicate nelle varie aree storico-culturali, ma proiettati anche verso una dimensione visionaria che solo dal talento individuale può scaturire. Leitmotiv di una delle 15 sezioni del prossimo “Homo Faber” – ovvero la mostra “Il Motivo dei Mestieri” curata da Sebastian Herkner –, è l’elegante pattern che scandisce il sagrato della chiesa di San Giorgio in intrecci di marmo bianco e grigio a disegno ottagonale. Ricco di simbologie allusive al tema dell’eternità, l’ottagono si ripropone nell’allestimento firmato dal designer tedesco attraverso le singole interpretazioni di diciotto artigiani-artisti che, insieme, vengono a ricomporre il pattern geometrico. Herkner apprese dal padre artigiano il significato di manualità. Divenuto da tempo progettista per i più importanti brand, e nominato Designer of the Year 2019 a “Maison & Objet”, oggi sottolinea: «Ho chiesto agli autori scelti per questo progetto di interpretare il motivo ottagonale ognuno a modo proprio, esplicando le loro qualità manuali attraverso i materiali che sono a loro congeniali. Sono convinto che realizzare a mano un prodotto racconti una storia unica, soprattutto se fatto con amore e passione.» Certamente nessuno degli artigiani coinvolti nel progetto si sottrae al fuoco sacro di un’ardente creatività. Ecco le loro identità. Violaine Buet, che trasforma le alghe della Bretagna in

fluido materiale tessile; il sivigliano Francisco Carrea Iglesias, che elabora sontuosi ricami sia per paramenti sacri che per creazioni di noti fashion stylist; la tedesca edition van Treeck, che mette al servizio dei designer le sue competenze in fatto di vetri d’elezione; la danese Signe Emdal, che incrocia nei suoi textile tecniche digitali e ispirazioni naturali; Julien Feller, che, novello “alchimista”, trasforma il legno in merletto, in omaggio alla tradizione belga; la spagnola Henar Iglesias, che compone piume con matematica esattezza, ispirandosi alle tradizioni pre-colombiane; il londinese Daniel Heath, che dipana storie favolose dai decori delle sue carte da parati; Séverina Lartigue, che, nel cuore della Normandia, inanella fiori di seta come appena colti dai giardini dell’Eden; la parigina Anna Le Corno, che con le sue fini marqueterie si pone come un’antica miniaturista; Atelier Mestdagh, che, sulle orme dell’Art Nouveau belga, mette in scena vetrate artistiche come spettacoli di luci e colori; Naturtex, che dà corpo al mito della perfezione ispanica nella produzione di stuoie e tappeti in materiali naturali; Venezia Orsoni 1888, che fa del mosaico il caleidoscopio di ogni sogno a occhi aperti; la francese Marie de la Roussière, che si appropria della lacca come strumento di magia certosina; Rubelli, che fa sfoggio di tessuti memori dei fasti dogali della Serenissima; José Vieira, che cesella i metalli, rame o stagno, emulando a Coimbra il dio Vulcano; la tedesca Tabea Vietzke, che intarsia la paglia come si trattasse di fibra preziosa; Zanat, che detiene i più antichi segreti balcanici della lavorazione del legno; Palmalisa Zantedeschi, che scandaglia i misteri dei marmi del Veronese, affrancandoli dalla loro fisicità, e assecondando una lettura ascetica della materia. E voilà, dal sagrato alla nitida Sala Barbantini di Fondazione Cini, l’ottagono rivive! •

PAGINA ACCANTO: Henar Iglesias usa le piume per creare forme astratte, rigorose nella loro geometria, ma morbide nella loro espressione. Questa insolita materialità unisce l’aspetto organico alla maestria tecnica. Foto: Adriana Mateos. QUI: Tabea Vietzke è una virtuosa dell’intarsio in paglia, un’arte che risale al XVII secolo. Le sue creazioni, dai colori vivaci e dai motivi originali, fondono tecniche antiche con un'estetica contemporanea. Foto: Tutti i diritti riservati.

Rubelli, azienda fondata a Venezia nel 1889, ha creato questo prezioso tessuto ispirato al pattern del sagrato della basilica di San Giorgio Maggiore, con cui saranno rivestite le pareti della sala Barbantini. La produzione di Rubelli include tessuti nobili come il damasco, il velluto, il broccato. Foto: Rubelli.