Artigianato 45

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Antonio Picardi Haliotis

Antonio Picardi, “Haliotis”, gioiello in argento e madreperla.

Haliotis è una conchiglia della famiglia degli aliotidi, dalle iridescenze azzurroverde. Haliotis è il nome con il quale l’artista napoletano Antonio Picardi ha scelto di identificare gran parte del suo lavoro. “Haliotis: L’arte addosso” sono una serie di gioielli in madreperla e argento, attentamente progettati, finemente realizzati. Gioielli “pensati”, in cui gli elementi, i materiali che li costituiscono, sono sapientemente accostati esaltandosi l’un l’altro grazie alla semplificazione dei segni, misurati e mai eccessivi. Haliotis sono “geosculture”, sculture fatte di paesaggio (il mare, con conchiglie e madreperle) che si inseriscono nel paesaggio, sfiorate e suonate dal vento; haliotis sono “totem” realizzati con un mosaico di materiali naturali che gioca su effetti di luminescenze evanescenti. Haliotis sono tante altre opere che, come le altre esperienze artistiche di Antonio Picardi (DiSegni, Libri d’Artista, Chartae, …) trovano la loro forza nella ricerca di piccoli oggetti, piccoli particolari che evochino una storia e siano custodi di un messaggio. S.C.

Andrea Caruso Scultore Si può dire che l’opera di Andrea Caruso, classe 1965, sia strettamente legata al “lavoro” dell’uomo. I materiali da lui più frequentemente utilizzati, tondini di ferro per edilizia intrecciati a terracotta, sono infatti il risultato del lavoro delle mani dell’uomo sulla materia prima, l’argilla e il ferro, che acquistano così forma e struttura. La struttura delle opere di Andrea Caruso, creata dal connubio di questi due elementi, prende posses-

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so dello spazio incarnandosi in figure organiche dove il tondino di ferro crea le linee direttrici, definisce il movimento e la tensione della figura; le masse di terracotta, colorate o monocrome che si aggrappano a questi scatti di movimento, sono la materia concreta e piena in rapporto al vuoto dello spazio circostante. Il richiamo al lavoro dell’uomo è anche nei lavori più recenti: l’interpretazione, sempre attraverso l’argilla, di strumenti da lavoro che si trasformano, si torcono si sciolgono su loro stessi, quasi a rappresentare un’inaspettata evoluzione della materia. S.C. “Senza titolo II”, ceramica, 2001.

Tonino Negri La caratteristica prima delle terrecotte di Tonino Negri è che sono terrecotte. L’uso prevalente della tecnica del colombino e dell’ingobbio, per realizzare oggetti poi cotti in un forno a legna, esalta il fascino della “terra”, sia nelle calde sfumature dei suoi colori, sia nelle morbide rotondità delle sue forme. I vasi di Tonino Negri, generati dalla terra, sono carichi di simboli che proprio dalla terra derivano; vasi “materni” che contengono il mondo con tutti i suoi elementi, pronti a sprigionarli per creare altre suggestioni. S.C. Vaso in terracotta.

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Roberto Zanon

“Cow-Box”, contenitore sonoro in legno di pero.

Architetto con un approccio al progetto che cavalca diverse discipline, è anche promotore di associazioni e gruppi che si propongono di fare ricerca e sperimentazione su possibilità applicative nel campo del design per prodotti di consumo e di arredo. È da questa curiosità che nascono idee per popolare il variegato mondo dell’oggettistica da scrivania, che racchiudono la leggerezza del gioco. Come in “Cow-box” (realizzazione “L’Immagine di Giorgio Marchetto”, distribuzione “Oggetti e Complementi di Paolo Schiavinato”), un contenitore realizzato in caldo legno di pero che si apre “muggendo”, grazie a una scatoletta sonora nascosta al suo interno. Il gioco continua con l’invenzione di paesaggi “da tavolo”, ruotando il coperchio delle scatole dalle linee pure e pulite grazie a un sistema di calamite. S.C.

Giorgio e Chiara Senese ceramisti Ceramisti, ricercatori di smalti, ma anche insegnanti, designer, poeti, musicisti..…allievi da oltre vent'anni del famoso ceramista francese Daniel de Montmollin. Dal Maestro, conosciuto in Francia, hanno appreso le tecniche, i gesti tipici del mestiere, le conoscenze scientifiche ma anche la filosofia di vita necessaria per affrontare un discorso al confine tra arte e scienza, fra creatività e ricerca sistematica. Osservatori di ogni terra, pianta, radice, stelo con la loro paziente e meticolosa ricerca, la sapiente dosatura dei minerali o ancora con l'utilizzo di ceneri vegetali danno vita ai mitici smalti della tradizione orientale e ai preziosi, superbi, caldi colori delle ceneri. Così pezzi in grès o porcellana “impolverati” vengono consegnati al potere ri-creatore del fuoco a 1300° che li trasforma in opere d'arte dalle calde tonalità, che trasmettono il loro fascino fatto di


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