Artigianato 77

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“Punta Krisa”, 1996, tiglio

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di una stretta unità fra il sentire, le necessità funzionali e le possibilità tecniche. La cultura del fare si può realizzare se dietro al fare vi è una visione della vita, dei valori tanto forti da resistere alle tendenze disgregative del modello economico attuale. Il progetto ed il fare non sono due cose distinte, esistono l’uno in virtù dell’altro: è un grave errore considerarli distinti e separabili. Il lavoro “di bottega” è sempre stato parte della cultura dell’arte italiana; in questo momento si trovano rari esempi di “botteghe” nelle quali giovani maestranze seguono il maestro e da lui apprendono l’arte. Rivadossi mi sembra uno di questi rari esempi. Se le istituzioni culturali ed economiche del nostro Paese investissero sulla promozione di questo tipo di crescita professionale si potrebbero creare migliori opportunità di lavoro per le nuove generazioni? La cultura antica del lavoro ha avuto sempre delle grandi botteghe. Oggi però questo straordinario patrimonio di conoscenza, di capacità e di senso del lavoro è completamente scomparso. Sussistono ancora alcune code nostalgiche e dilettantistiche, prive però di quella conoscenza del proprio tempo e della storia le cui proposte sono surreali e prive di incidenza. Quindi non lasciamo spazio a sterili amori tardo-romantici per mestieri perduti: mettiamo sul tavolo della riflessione non solo le nuove tecnologie ma soprattutto le motivazioni vere e profonde che ci fanno progettare e costruire. Educhiamo i giovani ad inquadrare il frutto delle loro


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