Artigianato 75

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anche l’imponente “Cattedrale Vegetale” di Giuliano Mauri, grande artista recentemente scomparso. Le installazioni proposte quest’anno in mostra sono una trentina, tra cui “Five Creation Myths” dell’australiano Robin Fox, che realizza opere audiovisive generate dalla trasmissione di segnali sonori ad un oscilloscopio a raggio catodico; “Different Worlds” un’istallazione di 13 elementi della ceca Blanka Sperkova che crea con le proprie mani reti e maglie in fili metallici dalle forme interplanetarie; “Il Metafisico” dell’italiana Elisa Nicolaci, una scultura tessile che a detta dell’autrice “(…) si libera progressivamente dal suo peso di scultura, di materia, di forma e diviene misteriosamente lieve”; fino a giungere all’imponente installazione del tedesco Jens J. Meyer allestita con tessuti elastici e tubi di carbonio leggero che ama definire “textile tensions”. Presente anche un’altra esponente della Fiber Art, Shihoko Fukumoto, un’artista specialista nella tecnica shibori che propone “Koku” (il vuoto), un arazzo che misura 500x210 cm; e Luisa Valentini con i suoi “Angeli Ribelli” un’installazione di 3 elementi in maglia di acciaio e tubi saldati. Tra i minitessili invece particolarmente curiose e accattivanti sono le opere “Meditation” di Hiroko Watanabe per l’impiego delle luci led; “A second Earth” della belga Annelies Slabbynck, da intendersi proprio come una seconda pelle; “Space In” della giovanissima ceca Dagmar Smetanova; e “the Hall” della turca Muge Durmaz, classe 1985, che racchiude nello spazio di un melograno tutta l’immensità dell’universo. La manifestazione prevede anche una serie di incontri collaterali legati al tema dell’universo, e in particolare un incontro con il fisico e giornalista scientifico Marco Cagnotti dal titolo “L’universo come opera d’arte”, una tavola rotonda moderata dal Professor Arturo Dell’Acqua Bellavitis e un incontro sui ritrovamenti archeologici nell’area comasca dal titolo “Il grande cerchio litico: lettura

Annelies Slabbynck , “A second earth”.

Dagmar Smetanova, “Space In”, particolare.

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