Artigianato 54

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S E G N A L A Z I O N I  rativi e contenitori di rarità. Per i nostri microcosmi domestici è nato “My grass”, contenitore per erbe aromatiche creato dalla giovane designer Alessia Mi-gliore con Studio Nava; realizzato in resina termoplastica e disponibile in diverse finiture (trasparente, trasparente arancio, marrone e verde), è prodotto da Con & Con. (I.T.)

ATELIER complementi d’arredo La collezione Fenizia Design, nata co-me sperimentazione nell’omonimo studio milanese di progettazione di interni, si arricchisce quest’anno di pezzi nuovi, alternando la produzione in serie a quella del pezzo unico. Il mood si evolve sia per ciò che riguarda i materiali, che dall’opacità quasi magmatica del colore nero mutano fi-no al lucido riflettente, sia per le forme, che da organiche diventano geometriche, con spigoli vivi e lati sfaccettati. L’evoluzione è particolarmente visibile nei modelli di lampade presentate lo scorso anno al Salone del Mobile: il perspex riflettente, loro tratto caratteristico, diventa ancora più specchiante. La lampada “Blackline”, da terra o a sospensione, è disponibile in un nero totale attraversato da una linea fucsia, oppure in versione optical con decori di sapore orientale bianchi e neri; così anche “Line” viene presentata nella nuova versione da tavolo, su base bianca con diverse possibilità di colore per quanto riguarda la parte luminosa. Le poltroncine “Sixty” sono rivisitate: il modello base, prodotto in serie, viene declinato fino a diventare un pezzo artigianale con un rivestimento di applicazioni patchwork in bianco e nero a contrasto, mentre i tavolini “Spigolo” cambiando dimensione e forma sono proposti in varie altezze, quadrati e rettangolari, adatti sia per un’area relax contemporanea che per un pasto all’orientale. Isabella Taddeo Poltroncine Sixty dello Studio Fenizia Design.

AUTORI Giusi Ricco Un’autentica passione ha spinto Giusi Ricco, impiegata in un ufficio di Milano, a lasciare tutto per seguire la sua vena artistica con coraggio e intraprendenza; dice infatti di sé: “Da bambina impastavo acqua e terra, ta-

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Cornici di carta di Giusi Ricco.

gliuzzavo carta e stoffa e creavo oggetti d’uso improbabile. Da grande ho lavorato il cuoio, ho manipolato la creta, ho dipinto stoffe e le opere che realizzavo avevano una destinazione e un uso certo. Poi ho scoperto la carta-pesta, ed è stato subito amore”; infatti, dopo aver esaminato, approfondito e sperimentato le infinite possibilità di un materiale povero ma duttile co-me la carta, ha allestito il suo laboratorio in una vecchia cascina lombarda a Bollate. All’interno dell’atelier un mondo di strane e suggestive forme si svela al visitatore curioso: vasi, ciotole, cornici, consolle, gioielli e persino tavoli, dai colori poetici e trame affascinanti, tutti rigorosamente in carta e realizzati con varie tecniche, da quella giapponese, basata sulla so-vrapposizione di carte e colla con ap-plicazione di decori cartacei in rilievo che simulano ricami, alla tradizionale carta macerata, in cui carte di diverso tipo vengono mescolate a collanti, ottenendo un impasto modellabile co-me la creta. Sono oggetti in cui il materiale perde la sua fragilità, che resta solo come memoria, e acquista una robustezza che conferisce loro durevolezza, manufatti a metà strada tra oggetti d’uso domestico e vere e proprie opere di arte applicata. (I.T.) AlessIa Migliore Nelle nostre città dove il verde manca di una vera teorizzazione e pratica progettuale, dove la vista di un albero o di una siepe diventa un momento raro e meritevole di un istante di contemplazione, le nostre case si trasformano spesso in luoghi alternativi per colmare questa necessità. Così, piante ornamentali, officinali, erbe a-romatiche trovano posto negli spazi più impensabili e i vasi sono protagonisti attraverso i quali rivendicare il nostro bisogno di natura. Vasi quindi che diventano microgiardini colorati e preziosi, estremamente curati e fin troppo razionali, vasi che dominano come elementi deco-

“My grass” di A. Migliore con Studio Nava.

JAMES RIVIÈRE Artista orafo, nasce artisticamente a Milano verso la fine degli anni ’60; dopo gli studi di oreficeria, medaglia e scultura al Castello Sforzesco e i corsi di design all’Istituto Europeo, le sue prime esperienze di lavoro avvengono in un’azienda orafa milanese per proseguire nel laboratorio di un artigiano orafo, dove approfondisce particolari conoscenze tecniche. Anello di James Rivière.


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