Artigianato 53

Page 68

MATERIALI

quindi botteghe attrezzate in modo più completo. Operazione finale di estrema importanza è la lucidatura. Si farà cenno solo al tipo di lucidatura derivata dalla tradizionale e non al trattamento a poliestere e resine sintetiche purtroppo spesso usato. Nella lavorazione storica tradizionale l’oggetto dipesciato veniva ulteriormente levigato utilizzando come materiale abrasivo le sprelle, cioè delle felci sottili raccolte nei terreni umidi. La sprellatura, es-senzialmente un compito affidato alle donne, consisteva nello strofinare de-licatamente il pezzo con le felci ba-gnate fino a togliere le ultime imperfezioni sfuggite alla dipesciatura. L’oggetto veniva poi accuratamente lavato e si sottoponeva alla lucidatura vera e propria. La prima fase consi-steva nel massaggiare la superficie dell’oggetto con panni e con una pa-sta composta da os sa spugnose di bue polverizzate finemente e amalgamate con sapone giallo di seta. La seconda fase comprendeva un trattamento con polvere di zolfo strofinata con panni morbidi bagnati in acqua. Il pezzo perfettamente lucidato e levigato, doveva poi essere rianimato per restituirgli la morbidezza persa durante la lavorazione. Esso veniva lentamente scaldato in un mobile chiamato madia, sotto la quale veniva posta della brace coperta di cenere. Ottenuta la giusta temperatura, l’ala-bastro veniva spalmato con una so-stanza, lo spalmaceto, composta da o-lio di vaselina, grasso di balena, cera vergine bianca e pece greca. Alla fine l’oggetto veniva lustrato con panni di cotone. Operazione di grande pa-zienza e capacità, la lucidatura tradi-zionale è stata per fortuna ripresa se-condo gli schemi tradizionali, cambiando naturalmente i materiali di lavorazione. La dipesciatura infatti oggi viene fatta manualmente con carte smeriglio finissime, la sprellatura invece è ottenuta trattando il pez-zo su una spazzola rotante, alla quale viene applicata una pasta di polvere di conchiglie e cro-

& TECNICHE

stacei detta comu-nemente triplo. L’operazione è delicata, perché l’alabastro non deve mai surriscaldarsi a rischio di ingessire, cioè di perdere la sua speciale traspa-renza. La lucidatura viene completata passando il pezzo su un’altra spazzola molto morbida, utilizzando panni di lustro e una polvere abrasiva finissima d’aspetto simile al gesso. Il pezzo così trattato è pronto ad essere am-mirato e venduto, e con una semplice attenzione fatta di panni morbidi e borotalco, mantenuto negli anni nel-le nostre case. La pazienza e l’amore stanno alla base di questo artigianato. Lo stato delle cose Oggi, a Volterra, operano circa 55 aziende tutte a carattere artigianale. Per lo più botteghe artigiane e piccoli laboratori dediti alla produzione legata al turismo e alla realizzazione di opere di elevato pregio, memoria e continuazione della manualità antica. La produzione semi-industriale è ridottissima anche se, con continuità, ogni anno alcune delle aziende volterrane partecipano a fiere nazionali e straniere alla ricerca di nuovi mercati. Le proposte però sono purtroppo quasi sempre lontane dalla ricerca e dalla sperimentazione di nuovi mo-

delli e la riproposizione di oggetti e temi ormai desueti rendono ancora più sterile l’innovazione del settore. Il rammarico più grande riguarda l’opportunità, quasi mai presa in considerazione dal settore, del locale Istituto d’Arte, naturale fonte di giovani progettisti e quindi di idee. La non recettività degli artigiani volterrani si è spesso trasformata in negativo individualismo, portando molte volte alla perdita di opportunità di crescita e valorizzazione date dall’av-vicinamento, negli anni, di tantissimi progettisti più o meno famosi che in-dubbiamente avrebbero e potrebbe-ro, in collaborazione con l’artigiano, allargarne l’orizzonte produttivo. Pur comprendendo lo sforzo che gli artigiani volterrani fanno nel tener viva la loro tradizione e nel cercare di mantenere in piedi un’attività molto spesso oppressa da regole di mercato o leggi inadeguate, ritengo che la frantumazione, intesa come unicità, come diversità culturale, economica, etnologica di questo particolare territorio, sia un valore da condividere e mettere in gioco insieme ai progetti-sti per far sì che un materiale come l’alabastro di Volterra non si chiuda in una produzione anacronistica, ma diventi ancora una volta un interpre-te del vivere contemporaneo.

79


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.