Artigianato 52

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S E G N A L A Z I O N I  Associazioni Associazione Culturale Arte Giappone L’associazione, che ha sede a Milano, si fa promotrice di suggestivi eventi e mostre che, attraverso colori, suoni, riscoperta di tradizioni artigianali dimenticate, diventano un momento di incontro con la cultura orientale. Eredità di un’antica tecnica giapponese, il Sakiori consiste nel tingere tessuti utilizzando materiali naturali come radici, foglie, fiori... Con tale tecnica Akiro Nomura, fashion designer e artigiano giapponese che vanta prestigiosi riconoscimenti nel campo delle arti applicate, tinge vecchi kimono che vengono poi strappati, tessuti nuovamente con altro filo pregiato per creare nuovi abiti, reinventando lo stile classico giapponese per una vestibilità più consona alle moderne esigenze. Modernità che però si mantiene fortemente legata alla poesia che i kimono sono capaci di evocare. I colori ed i motivi si ispirano alla natura: irregolari linee azzurre ci riportano alle onde del mare e alle mille sfumature di un paesaggio marino, motivi geometrici dai colori caldi sembrano evocare i variopinti cambiamenti che in natura caratterizzano il passaggio dalla stagione estiva all’autunno... Abiti belli da ammirare, presentati come curiosi quadri appesi alle pareti, e anche piacevoli e comodi da indossare. Isabella Taddeo

Abito-kimono di Akiro Nomura.

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AUTORI “Sassi galleggianti” di Alfredo GioventÙ

“Sasso galleggiante” di Alfredo Gioventù

Può sembrare un bizzarro scherzo della natura, la pomice in effetti è una pietra che galleggia, ma lo si può escludere da subito, considerando il colore e la durezza di quelle pietre grigie, con venature bianche, troppo simili ai sassi che Bruno Munari andava cercando sulle spiaggie del Tigullio e che spesso ci portiamo a casa ancora calde di sole come oggetto vocatore. Come è possibile allora che galleggino in una bacinella d’acqua, se non sono di pomice e sembrano sassi, tra l’altro assolutamente identici a quelli sul fondo del vetro? È possibile perché sono realizzazioni di Alfredo Gioventù, ceramista che da tempo ci ha abituati a camminare con lui sul filo tra artificio e natura, e grazie alle possibilità espressive dei grès cotti ad alta temperatura, a trovare nuovi percorsi tra emozione e riflessione. Così questa “anima” del sasso, che riesce ad elevarsi senza perdere la sua materialità, può rimanere in bilico tra smaterializzazione e nuova coscienza di sé o rimandarci ad un semplice sorriso di stupore. Per rappresentare al meglio questa ricerca, l’autore ha realizzato durante due mostre collettive differenti installazioni sul tema: una ad Erba in occasione della Fiera dell’Artigianato, nella sezione “I maestri”, di carattere più scenografico, l’altra ad Albissola, presso il museo per la ceramica Manlio Trucco, in occasione della mostra “Trisart”, curata dal centro culturale Paraxo, di sapore più concettuale. (D.M.)

Marco Fantini La prima mostra personale dell’artista milanese Marco Fantini ha aperto la stagione artistica della Galleria Antonio Battaglia di Milano. Quattordici opere inedite dello stesso formato (50X50): taccuini di fatti non accaduti, cortocircuiti mentali compressi all’interno di spazi incerti e barcollanti, teschi beffardi ridenti e irridenti, rebus e strani “topolini” stupiti e consunti. “Mickey Mouse”, soggetto che l’artista elabora dal ’95, emerge come un tentativo demitizzante di ogni icona. Difficile riassumere la traccia di questa mostra, una pittura brutale, istintiva, sofferta, comunque raffinata, quella di Fantini, artista che non dà risposte chiare di sé. Gli ultimi lavori, di grande formato, che vanno a completare la mostra sono alleggeriti da modalità grafiche e geometrie inesatte, spesso giocate sui forti contrasti dei bianchi e dei neri che ritagliano le figure rendendole autonome, irriverenti e quasi comiche se raffrontate alla destabilizzante inquietudine dei loro sfondi. Opera su carta di Marco Fantini.

raku di Maristella Perin L’antica tecnica giapponese “Raku”, strettamente legata alla produzione di ciotole per la cerimonia del tè, ha origini nella filosofia buddista e cominciò a diffondersi in Europa a partire dagli anni ’40 raggiungendo però l’apice del suo sviluppo in America negli anni ’60 quando si assistette ad un rinnovamento delle tecniche, specialmente nella costruzione dei forni per la cottura dei manufatti. Da allora molti artisti ceramisti di tutto il mondo hanno sperimentato e amato il “raku”, affascinati dalle ampie possibilità di improvvisazione creativa e dalla componente spettacolare che accompagna le fasi di cottura. Questa


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