Artigianato 52

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editoriale La cultura del Fatto a Mano di Ugo La Pietra

Alcuni storici dell’arte o delle arti

applicate possono ricordarci come i primi annunci pubblicitari, nella metà del XIX secolo, mettessero in risalto il “fatto a macchina” come dato garante della produzione standardizzata, come oggi il “fatto a mano”, la “produzione artigianale” e la “confezione sartoriale” servono a enfatizzare la cura particolare di ogni dettaglio. Il rilievo dato negli ultimi decenni ai valori decorativi, alle tecniche tradizionali e al saper fare a mano deve senz’altro essere letto come fenomeno positivo, di reazione, rispetto all’omologazione della nostra vita nei confronti dei sempre crescenti prodotti industriali, espressione d’una sempre più vasta globalizzazione dei mercati. Oggi come ieri, molti artisti guardano all’universo artigiano come ad una grande risorsa

Some historians of art or the applied

arts may remind us of how the first advertisements in the mid-nineteenth century emphasised that goods were “machine made” in order to guarantee standardised production, in the same way that today “hand-made”, “handcrafted” and “tailor made” are used to emphasise the particular care given to every detail. The importance given in recent decades to decorative features, traditional techniques and craftsmanship must without doubt be seen as a positive phenomenon, a reaction against the homologation of our lives due to the growing number of industrial products that are the expression of an ever

e spesso si “danno da fare” cercando di riportare nel proprio lavoro piacere, valore ed esclusività del fatto a mano. Designers e architetti riscoprono il piacere (un po’ come tanti anni fa era successo nella Bauhaus) di lavorare gomito a gomito con artigiani sapienti, esaltando le risorse tecniche e dei materiali, per definire una nuova “decorazione” essenziale, non ridondante. L’artigianato diventa così un luogo dove fare sperimentazione, scoprire, affermare e rinnovare le matrici storiche della cultura materiale di un territorio, esaltare

la propria individualità all’interno di una comunità di centri omogenei di produzione. Ognuno di questi centri esprime la stratificazione storica della società espressa attraverso l’evoluzione della cultura materiale che viene continuamente rinnovata (da Vietri sul Mare negli anni Trenta a Faenza, Caltagirone, Deruta, ecc.) attraverso il confronto con i materiali, i processi di realizzazione, le nuove tipologie di oggetti, i nuovi stilemi. Per qualsiasi italiano o straniero che abbia voglia di frequentare i nostri territori, saper riconoscere, apprezzare, distinguere le varie espressioni artigianali è senz’altro un esercizio intelligente di consapevolezza culturale che ci aiuta ad amare ed apprezzare “le diversità”. Siamo tanti e con diverse culture e la diversità non è più un’eccezione ma la norma!

vaster market globalisation. Today, as in the past, many artists look at the universe of craftsmanship as a great resource and often they make an effort to try to bring back the pleasure, value and exclusiveness of hand-made products to their work. Designers and architects rediscover the pleasure (a bit like what happened many years ago in the Bauhaus) of working alongside skilled craftsmen, exalting the technical resources and materials to make a new essential, not superfluous “decoration”. Thus craft becomes a place to experiment, discover, affirm and renew the historic settings of the material culture of a territory, to bring out its individuality within a community

of equal production centres. Each of these centres expresses the historic layers of society shown in the evolution of material culture which is continually renewed (from Vietri sul Mare in the 1930s to Faenza, Caltagirone, Deruta, etc.) through materials, production processes, new types of objects, new styles. For any Italian or foreigner who wants to discover our land, learning how to recognise, appreciate and tell apart the various forms of craftsmanship is certainly an intelligent exercise of cultural awareness that helps us to love and appreciate “the differences”. There are many of us, with different cultures, and these differences are no longer an exception but the rule!

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