Artigianato 51

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DESIGN di Lisa Ponti

Bob Wilson

La collezione di sedie realizzate dal 1970 ad oggi è stata presentata alla Galleria Colombari in occasione dell’apertura della nuova sede milanese

C’è Giotto, non Van Gogh,

nelle sedie di Bob Wilson, sedie che vengono, come il suo teatro, dall'architettura. Ci sono sedie anche nella scrittura di Bob Wilson: le sue sedie lineari le possiamo scoprire nelle aste oblique, sottili e parallele del suo famoso “stampatello”, lo stampatello dei suoi fantastici fax. Sedie lineari: un bellissimo gioco, gioco mentale/visuale, sul “dimezzare” un archetipo (o anche raddoppiarlo) mantenendolo tale. Fino a che punto si può amputare una sedia? Gio Ponti, nella “Superleggera” bi-colore, ha fatto scomparire alla vista una metà della sedia, (la metà nera) senza toccare minimamente la sedia. Il suo è un gioco diverso, ma è bello avvicinare qui i due, Gio e Bob, incappati entrambi nel tema fatale. La sedia. La sedia è il salto mortale. La sedia, come il violino, vuole la perfezione. La sedia firma le epoche. “In piedi sulla sedia, misurò la distanza fra la terra e il cielo” (Dostojevskij) “A cavalcioni di una sedia...” (Marlene) “Fermi, manca una sedia” (Re Artù) ............ Gio Ponti ha vinto la partita con una sedia sola, Bob Wilson con cento. Perché con Bob si è trattato anche di altro.

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