Artigianato 50

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In questa pagina, dall’alto e da sinistra: “Struttura per zona notte” di Finya Maruyama, VIa Selettiva 1965, esecuzione Mobiltredes; “Tavolo” di Franco Albini con F. Helg e A. Piva, piano in cristallo e sostegno in fusione d’ottone, Xa Selettiva 1973, esecuzione Paolo Salice & Figli; “Mobile contenitore per sala da pranzo” di Ilmari Tapiovaara con Annikki Tapiovaara, Eero Aarnio, Kirsi Hyvarinen, noce delle Filippine, IIa Selettiva 1957, esecuzione Tonelli & Broggi.

quelli che realizzano mobili in stile, per i quali, secondo la testimonianza di De Carli, manifesta particolare motivazione, soprattutto “per le tecniche esecutive portate ai limiti

BIBLIOGRAFIA 1- Gio Ponti: Selettiva a Cantù, inDOMUS n. 313. Milano, dic. 1955. 2- Si veda di Carlo Pirovano: Melotti e la Scuola di Cantù, Milano, 1999. 3- La Selettiva è istituita e coordinata da un comitato, costituito e appoggiato da enti e istituzioni locali, con il sostegno del Ministero del Commercio con l’Estero e contributo organizzativo del segretario generale della Triennale, Tommaso Ferraris. Si veda di Norberto Marchi: Il concorso internazionale del mobile di Cantù, in Gli anni della Selettiva, Cantù, 1995. 4- Comitato Organizzatore del “Concorso Internazionale

del Mobile di Cantù”, Cantù, 1955. 5- Carlo De Carli: Lettera al dottor Foppa Pedretti, in IL MOBILE ITALIANO, Milano, febbraio 1960. 6- Giuseppe Furlanis, Aurelio Porro, Alfio Terraneo: Esperienze di design in Cantù, Qualità Cantù, Cantù 1986. 7- Per l’occasione è pubblicato un catalogo a cura di Agnoldomenico Pica. Il marchio della manifestazione è progettato da Bruno Munari. 8- Intervista a Carlo De Carli, a cura di: Giuseppe Furlanis, Aurelio Porro, Alfio Terraneo, Cantù, 1985. 9- Cfr. Werner Blaser: Il design di Alvar Aalto, Electa, Milano,1981. 10- Gio Ponti: ibidem.

paradigma di riferimento per il rinnovamento e il superamento del cattivo gusto della contingente e prevalente produzione canturina. Gio Ponti così conclude il suo articolo: “Il lavoro della giuria e nella giuria non è stato facile e lo può dire chi ne ha fatto parte... Il risultato certamente più commentato e più laborioso della giuria è il primo premio: se esso è addirittura perfetto come indicazione estremistica in reazione moralistica a certa parte esuberante e senza controllo di gusto (purtroppo di maggioranza) della normale produzione di Cantù, esso contraddice al concetto per cui l’architettura, ossia l’opera dell’architetto, soit plus humaine, come predicò Aalto al pranzo che noi architetti volemmo dare in onor suo e di Finn Juhl”.

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