Artigianato 49

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MATERIALI Nella pagina a fronte, in testa: tombolo con fuselli e incrociafili. Sotto, dall’alto e da sinistra: “Diana cacciatrice”, anni ’20, merletto a fuselli in filo ecrù; lavoro montato su tombolo con fuselli; merletto concentrico della scuola di merletto, 4° anno; fuselli di diverse tipologie deformati dall’uso, XVIII-XIX sec, Monastero di Sant’Orsola di Gorizia; opera di allieve della scuola di merletto, 2° corso; particolari tradizionali, 5° corso della scuola di merletto; paramento liturgico, scuola di Fagagna.

& TECNICHE In questa pagina, dall’alto e da sinistra: due centri rotondi eseguiti con filo Muliné; cartoncini gialli provenienti da Vienna; cartoncino giallo e relativo cianotico del merletto; “Azzurra-Alba maxima” e “Fiori di perle”, inserti d’abbigliamento in merletto di seta con nastri di Alcantara e perle di fiume di varie pezzature; paramento liturgico eseguito dalla scuola di Fagagna; bracciale, merletto a fuselli in filo d’oro e filo di rame di medio spessore, Gorizia 1991/92.

si riunivano in gruppi commisurati all’impor-tanza delle commissioni- consentì al merletto d’Idria e, di conseguenza al merletto di Gorizia, di diffondersi rapida-mente in Europa e di ottenere prestigiosi riconoscimenti presso le case reali d’Italia, Austria e Spagna fino a che, nel 1873, nell’ambito dell’Esposizione Mondiale di Vienna, fu-rono esposti con successo i merletti del goriziano e, successivamente, grazie al successo ottenuto in tale esposizione, nel 1876, con il patrocinio e con gli auspici del Ministero del Commercio di Vienna, fu aperto il primo corso di merletto a Idria. Nel frattempo, nel Friuli post-unitario, in un ambiente culturale ancora sospeso tra il dubbio per aver a-derito frettolosamente ad una Italia per molti versi ancora sconosciuta e la paura di aver perduto i privilegi e certe modernità che appartenevano al mondo mitteleuropeo, in un ambiente economico che, pur prospettando molte op-portunità di innovamento e nuovi agi, stagnava ancora tra un sistema preindustriale rozzo ed arretrato ed una vita nei campi attraversata da mille carestie e colpita endemicamen-te dalla pellagra, una signora americana di New Orleans, Cora Slocomb (1860-1940), andata in sposa al conte Detal-mo Savorgnan di Brazzà e trasferitasi in Friuli, sulle dolci colline di Brazzacco, ebbe la voglia ed il coraggio di fon-dare le Scuole cooperative di Brazzà per merletti a fusello. La finalità sociale che mosse e stimolò Cora Slocomb (“Le classi che stentano, bisogna che siano circondate da amore da quelle che godono”, “Le scuole di merletti a fuselli di Brazzà sono istituite allo scopo di dare un mezzo di sussistenza alle donne senza distoglierle dai lavori di cam-pagna e dalle faccende domestiche”) determinò l’inizio di un’attività artigianale che nel Friuli di mezzo non era mai esistita; formò centinaia di merlettaie che, se viste assieme a quelle di Gorizia e di Idria, costituivano un enorme com-parto produttivo collocato nel territorio senza quasi solu-zione di continuità; diffuse l’arte del merletto a fuselli nel mondo (significativa e di grande successo a questo propo-sito fu la mostra del merletto friulano tenutasi a Chicago nel 1893) e pose le fondamenta della scuola del merletto di Fagagna che, aperta nel 1892, proseguì senza interruzioni fino al 1970, superando indenne le tribolazioni delle guerre e delle diverse occupazioni straniere e continuando anche la “missione” che si era prefissata la scuola di Brazzà anche quando quest’ultima, nel 1921, chiuse i battenti. Tornando a Idria, invece, il grande successo del merletto sui mercati internazionali e le sempre più numerose esportazioni in Europa ma anche in Nord America ed in Australia, resero indispensabile l’organizzazione di nuovi corsi di merletto anche nel Friuli orientale: a Cormons, Gradisca e Ruda e, perdurando l’interesse nei confronti di questa speciale arte, dopo la Ia guerra mondiale, le ormai Regie Scuole di Mer-letto aprirono i corsi anche a Chiapovano, Isola d’Istria e Plezzo. Nel 1945, invece, l’esito nefasto della guerra e il ridisegno dei confini tra Italia e l’allora nuova Repubblica Federativa

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