Artigianato 24

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ARREDO URBANO di Josune Ruiz De Infante

La città edonista

,

Un'opera di arredo urbano dello scultore Emidio Galassi e dell'architetto Tiziano Dalpozzo

Siè appena inaugurata a Faenza una grande scultura realizzata dall o scultore faentino E midio G alassi, in collaborazione con l'architetto Tiziano Dalpozzo. "La città edonista" è un'opera complessa, fondamenta lmente " matura", sintesi formale e cromatica dì alcuni elementi già ritrovati nel percorso artistico di Emidio Galassi. In questa scultura si possono distinguere alcuni particolari di un certo "biol1l orfis mo" erede delle sue opere degli anni '70 (consistenti in strutrure di legno foderate di stoffa elasticizzata dalle quali nascevano gli stampi delle opere definitive in ceramica). Q uesti elementi biomorfi vengono poi alternati con altri particolari appartenenti ad una ri cerca di tipo "architettonico", che arriverà al suo culmine con la "trovata" dei ma ttoni refrattari tagliati con la sega, diventando le "Are" vincitrici del P remio Faenza nel

1983. "L a città edonista" è una scultu ra che si proietta al di là dei luoghi solitamente deputati all 'arte , come la gall eria, il museo, ecc., per inserirsi e ricrearsi in un contesto urbanistico e architettonico, ma non in modo rigido e serioso. Q uesto "piazzam ento" urbanistico viene fatto prendendo in cons iderazione quelle che sono le necessità e le attese di una coll ettività socialmente, tecnologicamente e culturalmente

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evoluta e "avanzata", come è la nostra società postmoderna . In questo senso, si può in trodurre il concetto di "edonismo", che è poi stato scelto dagli autori per intitolare la scultura di Piazza Lanzoni. L'edonismo come atteggi amento etico che si traduce in ricerca di piacere estetico detennina la supremazia delle funzioni ludiche ed estetiche. P er questo motivo, quelle che dovreb8ero essere le funzioni cosiddette " pratiche" dell'opera, come quella di essere un muroscultura per ricongiungere visivamente due parti della città (il Borgo di F aenza col centro della città) o quella di essere una scultura-fontana o una sculrurapercorso segnaletica illuminato, cedono il posto preminente alle funzioni estetiche. L'intero percorso scultoreo diventa un insieme can giante, pieno di

cromatismi accesi e squillanti, di luci soffuse in crescendo , di forme e superfi ci da toccare, di rumori di cascate e fomane frangenti su strani ciotoli colorati che ci porta no ad un'apoteosi di luce, colo re, suono e tatcilità, coinvolgendo i nostri sensi in man iera onrucomprenslva, permettendoci una fruizione "tota le" e sofi sticata. La vista ci fa percepire i co lori accesi delle ceramiche in contrasto con le tinte spente dei mattoni, ma anche i gioch i spettacolari di luce artifi ciale che incominciano appena in izia il tramonto; il tatto ci fa notare le superfici lisce delle ceramiche smaltate, tanto diverse da quelle ruvide e grezze del refrattario; l'udito ci fa percepi re il suono delle cascate d'acqua che ci isola dal disturbo dei rumori del traffico. Alcuni componen ti giocosi e ironici della scultura, come l'autoritratto-fi rma sotto la fo ntana, l'occhio divino che illumina la città, la lumaca, la civetta, le lucertole, le igua ne, i rospetti, la rana, sono elementi che ci rimandano ad una fau na ormai improbabile in città, per cui l'arti ficio sostituisce di nuovo la na rura. In mezzo ad lma giungla di tentacoli, ventose, occhietti, periscopi e sassi, simboli e forme che ci fanno ricordare i camini di "Casa M ilà" di Gaudì, il passante si trova coinvolto da una continui tà di stimoli in vi tanti a fermarsi, per


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