Il gioco delle tre carte

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maggio_2009

17-05-2009

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POLITICA

FIBRILLAZIONI A PALAZZO

Acque sempre più agitate nella maggioranza di San Cesario, ora alle prese con il caso Calò

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uando abbiamo pensato di scrivere questo articolo credevamo di dover raccontare di un comune avvicendamento in Giunta, ma i fatti degli ultimi giorni ci hanno un po’ spiazzato e la situazione, da semplice che doveva essere, si è molto ingarbugliata e merita un approfondimento. Ma partiamo dall’inizio. Nello scorso numero di febbraio vi abbiamo raccontato di una crisi molto poco sotterranea che stava attraversando la maggioranza di governo di San Cesario, sfiancata dalle continue prese di posizione di alcuni consiglieri e dalla richiesta di “visibilità politica” da parte di altri. Situazione che, peraltro, si era manifestata già nel primo Consiglio Comunale di questa legislatura, allorché i consiglieri Rollo e Lecciso si dichiararono in disaccordo con le scelte del Sindaco Girau in merito alle nomine assessorili. La lotta è andata avanti per quasi due anni ma, nello scorso mese di marzo, sembrava essere arrivata la parola fine. I consiglieri Giovanni Lecciso e Marco Pascali annunciavano il passaggio delle file dell’Udc di Casini e Giovanni Rollo, complici anche le dimissioni da assessore di Salvatore Capone, entrava a far parte della giunta Girau. Una soluzione che non risolveva tutti i problemi in seno alla maggioranza ma che le faceva prendere un po’ di fiato. Ma ecco che all’improvviso, dopo il faticoso lavoro di quadratura del cerchio delle candidature alle provinciali, scoppia la bomba. Rifondazione Comunista di San Cesario affigge un manifesto pubblico in cui prende le distanze dalla pubblicazione del bando per l’affidamento della Piscina comunale e ne chiede l’annullamento. Oggetto del contendere sarebbe la non obbligatorietà, contenuta nel bando, della assunzione dei lavoratori attualmente in forza alla cooperativa che gestisce la piscina. La risposta del sindaco non si fa attendere e viene revocata la delega assessorile a Gianfranco Calò, fino a quel momento titolare dei servizi sociali. Girau, a sua volta, affigge un manifesto a sua firma in cui chiarisce il suo punto di vista alla cittadinanza e spiega i motivi della revoca a Calò. A questo punto un volantino di Rifondazione viene distribuito nelle case in cui si risponde al sindaco e si rilanciano le accuse. Al momento in cui scriviamo (domenica 17 maggio) la situazione è ferma a questo punto, ma non escludiamo che nei prossimi giorni ci siano

ulteriori sviluppi. Non entriamo ora nel merito della questione. Attendiamo di avere più elementi a nostra disposizione prima di esprimere qualsiasi giudizio. Siamo curiosi però di capire che influenza avrà questo scontro sulla campagna elettorale e sulla tenuta stessa della maggioranza di Palazzo Marulli. Nella battaglia al voto per le provinciali si aggiunge, almeno a San Cesario, un ulteriore terreno di scontro, pericoloso soprattutto per il centrosinistra, che rischia una guerra fratricida capace solo di avvantaggiare il centrodestra. Per adesso il Pdl sancesariano gongola, e

usa il sarcasmo nel tentativo di scardinare la maggioranza E, quale sarà il risultato delle elezioni provinciali, l’affaire Calò (se non troverà una soluzione), in aggiunta all’affaire Udc (con i due consiglieri Lecciso e Pascali), pone un serio problema di tenuta alla maggioranza. Se dovesse presentarsi qualche altro “mal di pancia”, Girau potrebbe non avere più i numeri per governare e si aprirebbe ufficialmente una crisi, alla stregua di quanto sta avvenendo nella città di Lecce in queste settimane. Attendiamo quindi gli sviluppi e, come già abbiamo fatto in queste setti-

Tonino Girau

mane, vi terremo aggiornati quotidianamente sull’evolversi della situazione attraverso le pagine del nostro sito www.alambicco.com.

Referendum con sorpresa

Gianni Nobile gianni@alambicco.com

Tre saranno i quesiti su cui si esprimeranno gli italiani il prossimo 21 Giugno

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l 21 giugno prossimo si terrà un referendum che si propone di abrogare una parte dell’attuale legge elettorale per modificarla – nelle intenzioni dei promotori - in senso bipartitico. Il comitato promotore, guidato dall’inossidabile referendario Mario Segni e da Giovanni Guzzetta, propongono tre quesiti: i primi due (il primo per la Camera, il secondo relativo al Senato) si pongono l’obiettivo di dare il premio di maggioranza non alla coalizione – come avviene attualmente – ma alla lista più votata. In questo modo, sostengono i promotori, si eviterebbero le coalizioni composite che minano la stabilità di governo. Il terzo quesito riguarda, invece, il divieto di candidature multiple in diversi (in teoria anche tutti) collegi elettorali, evitando che parlamentari eletti in diversi collegi scelgano di fatto l’elezione di altri parlamentari optando per un collegio o per un altro. Come spesso accade, attorno a questo referendum si sta svolgendo un dibattito che risente più della polemica politica tra i partiti che rispetto al merito della norma che si vuole modificare. In un primo momento a sostenere il comitato erano l’Italia dei Valori di Di Pietro, una parte del PD che poi ha portato il partito di Franceschini a schierarsi ufficialmente a favore del quesito, Fini e molti degli ex An del PdL. Radicalmente

contrari i partiti più piccoli del parlamento (Udc e Lega) e i partiti della sinistra (Rifondazione, PdCI, Sinistra e Libertà). In particolare, la Lega Nord ha ventilato più volte di poter far cadere il governo sulla questione referendaria, vedendo nel quesito referendario una minaccia concreta alla sua esistenza ed alla sua capacità

Mario Segni

di incidere sulla politica italiana. Per questo ha chiesto e ottenuto che il referendum non si tenesse nello stesso giorno delle elezioni amministrative, sperando che non si raggiungesse il quorum previsto dalla Costituzione. L’appoggio del Popolo delle Libertà dichiarato direttamente da Berlusconi ha cambiato il quadro degli schieramenti, alimentando i dubbi di chi nel Partito Democratico pensa che la nuova legge elettorale, così come risulterebbe da un esito positivo del referendum, andrebbe ancor di più ad avvantaggiare il partito guidato dal Presidente del Consiglio.

L’impressione è che i quesiti proposti non modifichino sostanzialmente l’attuale legge elettorale. Il premio alla lista piuttosto che alla coalizione può essere facilmente aggirato presentando un’unica lista che poi si scompone in diversi gruppi dopo l’approdo in parlamento. Il quesito sulle candidature multiple non risolve una delle criticità maggiori dell’attuale legge, cioè l’assenza dell’indicazione della preferenza da parte di elettrici ed elettori. Ad ogni modo ci si dovrebbe augurare che questa occasione spinga la nostra classe politica a trovare le risorse per modificare in Parlamento una legge elettorale che ha di fatto privato i cittadini italiani della possibilità di scegliere direttamente i propri rappresentanti nel parlamento, delegando la scelta dei nomi al sistema dei partiti. L’opacità nella scelta della classe politica italiana che consegue da questo sistema non è solo un problema della “casta”, ma rappresenta un punto di grave debolezza per la nostra democrazia e di certo è uno dei principali fattori di allontanamento dei cittadini dalla partecipazione politica. Infatti, perché ci si dovrebbe interessare ai problemi della collettività se chi dovrebbe rappresentare un territorio non solo è distante ma non è neanche stato scelto e tendenzialmente non sente nessuna responsabilità nei confronti dei cittadini che rappresenta? Giuseppe Nobile giuseppe@alambicco.com

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