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AMBIENTE DA DIFENDERE Intervista a Ennio Cillo, magistrato da 30 anni impegnato nella tutela del territorio Quali sono i reati ambientali commessi maggiormente sul nostro territorio in base alla sua esperienza lavorativa? Innanzitutto occorre dire che si è fatta molta fatica a far percepire i reati ambientali come veri crimini, tant’è che ci son voluti degli anni per far entrare nella mentalità comune l’idea di ecomafia e di delitto ambientale, per far comprendere l’idea che alcuni reati ambientali sono forse più gravi di altri perché compromettono beni di tutta la collettività, a volte anche in maniera irreversibile. Nel Salento ci sono sicuramente alcuni problemi rilevanti, anche se rispetto ad altre zone possediamo un ambiente meglio conservato; questo ci impone, però, una maggiore attenzione nel continuare a intervenire. Credo che uno dei reati che ha in parte compromesso la bellezza del nostro territorio sia proprio l’abusivismo edilizio: ha compromesso zone che invece avrebbero potuto avere anche un altro sviluppo dal punto di vista economico. Un intervento importante che stiamo riuscendo a fare è proprio quello delle demolizioni delle costruzioni abusive; credo che questo dimostri che a volte certe situazioni di degrado non sono irreversibili. E per quanto riguarda il mare? L’altro grande patrimonio che noi abbiamo è il mare; almeno in parte è un mare particolarmente limpido e non è interessato da grossi scarichi o grosse componenti inquinanti. Occorre però fare attenzione perché da una parte una serie di insediamenti abusivi sul mare rischiano, comunque, di avere un maggior carico e poi perché bisogna, a mio parere, cambiare gradatamente la mentalità rispetto a un certo tipo di recapito nel mare dei depuratori. Proprio perché abbiamo ancora un mare limpido e oligotrofico, cioè in alcune zone ancora povero di nutrienti, dobbiamo evitare di sversare delle sostanze che pur rientrando nelle previsioni di legge e nelle tabelle, tuttavia possono col tempo trasformare la composizione delle nostre acque. Occorre valutare, come un po’ si sta facendo, la possibilità di riuso delle acque e quindi la possibilità di spargimento in agricoltura. Avremmo così un doppio valore: l’utilizzo di quell’acqua laddove serve e al tempo stesso eviteremmo di recapitare in mare determinati reflui.

Qual è la situazione dei siti adibiti a discarica sul nostro territorio? Sono controllati, ci sono denunce in merito? È importante dire che l’autorità giudiziaria non può sostituirsi all’autorità amministrativa perché le scelte dei sistemi di smaltimento e dei luoghi in cui localizzare determinati impianti certamente spetta a chi ha la responsabilità di far funzionare il sistema dello smaltimento dei rifiuti. Il mio intervento è sulla patologia: se si stabilisce di impiantare la discarica in un sito particolarmente vulnerabile è chiaro che c’è titolo anche per la magistratura di intervenire. Quello che è importante è non venir meno alla nostra attività di controllo e quindi quando in generale ci vengono segnalati da cittadini o da gruppi delle problematiche cerchiamo di approfondirle. Non sempre all’allarme corrisponde una reale violazione di legge, però nei limiti del possibile cerchiamo di riscontrarlo. Negli ultimi anni c’è stato un eccessivo uso di territorio destinato ad impianti eolici e fotovoltaici e un interesse forte da parte di alcuni gruppi che forse ne hanno approfittato: lei cosa ne pensa? È un discorso ampio e complesso, ovviamente in linea teorica c’è un apprezzamento per le energie effettivamente alternativamente. Per quanto riguarda la nostra regione questa produzione di energia è diventata a mio avviso aggiuntiva rispetto alle produzioni tradizionali, laddove sarebbe stato negli anni preferibile che fosse sostitutiva. È vero per quel poco che si percepisce che si tratta di una diffusione molto ampia e che probabilmente porta notevoli benefici a gruppi stranieri e grosse società che intervengono sul territorio. Per quanto riguarda l’intervento giudiziario ci sono quegli stessi ordini di prospettive delle quali abbiamo parlato prima, per cui spesso ci siamo trovati di fronte a numerosi impianti che sorgevano in maniera conforme a quelle che erano le previsioni di legge. Credo ci sia stata una sottovalutazione dell’impatto di questi interventi sul territorio. Mi sembra logico, come prospettiva, che questi impianti vengano ricondotti agli edifici e alle zone industriali, in situazioni quindi in cui non via sia consumo di territorio. Qual è il ruolo della società civile o quale dovrebbe essere?

Ennio Cillo, Procuratore aggiunto e Coordinatore del pool ambiente e pubblica amministrazione, nella sua casa a San Cesario

Credo che la partecipazione dei cittadini sia la cosa più importante per il nostro lavoro. In caso di violazioni certamente ci vuole un intervento anche rigoroso della magistratura, ma ho sempre pensato che noi cerchiamo di tenere in equilibrio una situazione per dare il tempo alla società civile di svilupparsi e di apprestare una serie di forme di tutela corretta per la gestione del bene. Oggi è importante sapere che ci si può rivolgere al magistrato per la tutela di questi che sono diritti della collettività, però nel frattempo quello che deve effettivamente svilupparsi è la consapevolezza della società civile di diventare protagonisti della difesa dell’ambiente. Se fosse solo un delegare alla magistratura la soluzione di tutti i problemi probabilmente non avremmo energie sufficienti per farlo. La sensazione diffusa fra i cittadini è che si intervenga spesso solo nei confronti dei “piccoli”, mentre “i grandi” non vengano toccati, lei cosa risponde? Se non mi fossi misurato anche nei confronti dei grandi certamente non avrei potuto effettuare degli interventi anche sui piccoli. Dopo di che c’è una coerenza che passa dal fatto che il territorio deve essere rispettato da tutti. È vero che molte volte per esempio i grandi finanziamenti con le grandi opere sollecitano interventi che cercano di forzare la mano rispetto alla situazione ambientale e in questi casi occorre ovviamente essere rigorosi. Nella mia storia professionale e personale c’è stato più di un intervento rispetto anche a soggetti molto rilevanti, quelli che potrebbero considerarsi sotto tanti profili poteri forti, che in questo senso certamente giustificano il mio intervento generalizzato. A suo tempo affrontai la questione di alcuni scarichi di rifiuti dell’Enichem di Manfredonia che avve-

nivano a largo, dopo una lunghissima indagine e un lunghissimo processo l’Enichem chiuse tutta una serie di settori di attività perché non aveva una alternativa ambientalmente compatibile. Se non avessimo il coraggio di farlo coi grandi non avremmo nessuna legittimazione a farlo nei confronti di tutti; io quando vedo scritto la legge è uguale per tutti ci credo, non farei questo lavoro se non potessi rispettare quello che c’è scritto nelle aule di giustizia in tal senso. Il ruolo di magistrato sembra essere oggi sempre più difficile, lei come lo vive? Faccio il magistrato da 30 anni e penso sempre di aver avuto la fortuna di fare il lavoro che volevo, nel settore e nel modo in cui avrei voluto farlo. Sono stato dieci anni pretore a Otranto, ora da 4 anni coordino come procuratore aggiunto il pool ambiente e pubblica amministrazione e credo che quello dei reati ambientali sia uno dei settori che da maggiori soddisfazioni perché alcuni risultati riesci a vederli. Non credo ci sia niente di più bello che sentire di poter fare qualcosa di concretamente utile. Sicuramente si fatica per essere all’altezza per dare le risposte alle tante domande. Soffriamo della mancanza di mezzi e di strutture, continuano a diminuire le risorse, per cui lavoriamo con sempre meno mezzi e personale mentre le emergenze si moltiplicano. Certamente non fa piacere, spesso, essere additati come istituzioni che lavorano contro, anche se è un lavoro che deve essere doverosamente repressivo, non è fatto mai contro qualcuno, e credo che le persone che vengono giudicate questo lo percepiscano. Lucia Luperto lucia@alambicco.com

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