Nuovi orizzonti

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CULTURA

GLI SCEMIFREDDI FANNO SBAM! Debutto per il nuovo spettacolo del trio di cabarettisti sancesariani

L’alto riconoscimento conferito dal Presidente della Repubblica al nostro concittadino Mario Catanzaro

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o spettacolo d’esordio (3 cavalli completi) fu un successo, bissato con la seconda produzione (Doveva succedere che succedesse). Ora gli Scemifreddi rilanciano con “Sbam” che debutterà il 5 marzo prossimo (sipario alle 20,30 presso il Cineateatro Salesiani di Lecce). “Sbam è uno spettacolo che alza pensieri contorti e li schiaccia con battute al salto - ci dice Anthony Fracasso, autore dei testi - uno spettacolo un po’ anarchico che sfugge a tutte le regole, anche a quelle che la brutalità della vita regala! Sbam è la forza di un’illusione comica che irrompe nella nostra quotidianità, fornendo un alibi agli spettatori che amano ubriacarsi di quella sana stupidità che arriva come uno schiaffo a sorpresa, che non fa male. Quello che poi ci ridi su!” In Sbam si ride di cuore, come sempre, ma questa volta gli Scemifreddi promettono anche di far riflettere gli spettatori: “Non stiamo parlando di risate che lavano la coscienza, ma piuttosto di fuochi d’artificio che la strapazzano”. Gli Scemifreddi, al secolo Anthony Fracasso, Cristiano

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Nobile e Tonio Rollo, si stanno dimostrando una delle realtà del cabaret made in Puglia più interessanti, capaci di conquistare il pubblico di ogni età. Il loro è un mondo surreale, dove parole, concetti e storie demenziali, si intrecciano con giocosa e pirotecnica fantasia. Per informazioni e prenotazioni: 347.0767878 o info@scemifreddi.it - www.scemifreddi.it

LA CONDIZIONE FEMMINILE A SAN CESARIO

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rmai è in dirittura d’arrivo il progetto di studio “La Condizione Femminile a San Cesario di Lecce”, promosso dalla Commissione Pari Opportunità del comune di San Cesario e realizzato dall’Università del Salento con la collaborazione scientifica del prof. Luigi Za. “Si tratta - afferma Serena Corrao, com-

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ponente della Commissione - di uno studio sulla realtà della vita professionale, familiare e sociale delle donne in San Cesario, che la Commissione ha fortemente voluto per poter orientare in modo concreto la propria attività e ancorare la programmazione alle reali esigenze della popolazione femminile del comune; un lavoro conoscitivo che è

RUSCIU

DI LUIGI PASCALI

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ssocio sempre i mandorli in fiore alle feste di carnevale, forse perché entrambe mi mettono allegria, mi riportano indietro nel tempo, quando il carnevale lo chiamavamo li màsci e tutti (grandi e piccini) non ci si “mascherava” ma nne estìamu te màsci e ciò provocava una eccitazione collettiva fin dai primi giorni, forse perché era una delle poche occasioni di svago… forse perché con quegli stracci addosso (la divisa te surdatu te lu frate ranne, la esta e lu tamantìle te la nonna…) e il volto celato da mascherine di cartone ci si consentiva una certa disibinizione (almeno fino a quando il cartone, un po’ per il sudore, un po’ per il vapore del respiro, non si scioglieva impiastricandoci faccia e bocca). Erano tempi in cui esisteva ancora una parvenza di pudore, fra noi ragazzetti! Poi sopraggiunse la plastica, e siccome le maschere in gomma erano indistruttibili… si diveniva sempre più disinibiti… fino a rendere superfluo qualsiasi travestimento! (che sia la plastica la causa di tanta sfrontatezza e sfacciataggine odierna? Mah!)

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MEDAGLIA D’ONORE

stato condotto con criteri scientifici e ha assunto la forma di un’indagine quantitativa basata sulla somministrazione di questionari a un opportuno campione di donne comprese tra i 18 e i 65.” Entro il mese di marzo, i risultati della ricerca verranno presentati alla cittadinanza in un incontro pubblico di cui daremo notizia sul nostro sito.

l Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha appena conferito la medaglia d’onore al nostro concittadino Mario Catanzaro. La motivazione di questo massimo riconoscimento è la seguente: “Per essere stato deportato e internato nei lager nazisti e destinato al lavoro coatto per l’economia di guerra nell’ultimo conflitto mondiale”. La cerimonia di conferimento dell’onorificenza si è tenuta lunedì 15 febbraio alle ore 10.00 nella Sala di Rappresentanza della Prefettura di Lecce. Anche l’Amministrazione comunale ha in progetto di celebrare il nostro concittadino nelle prossime settimane.

Lu Paulinu Ma torniamo al “nostro” carnevale: erano i tempi dell’Azione Cattolica, dei Circoli ENDAS e delle ACLI, dove si poteva giocare a biliardino, a ping pong e a carte; la posta in gioco era rigorosamente patatine e gazzosa, della “onorata ditta CAPONE” (quannu a S. Cisariu se fascìanu addirittura aranciate e gazzose!), quando le storiche distillerie che avevano contribuito a farci diventare “lu paise ranne” erano ormai uno sbiadito ricordo; erano i tempi in cui se buttavi i coriandoli nel biliardino Lu Cisarinu zzeccàa pe’ ricchie cu te caccia a ddhra’ fore senza correre il rischio cu le bbusca te lu sire o peggio ancora di essere denunciato per abuso di minore! Ci si divertiva tutti, tantissimo e con poco. Ricordo tanti ragazzi irresistibili; c’era Elio, magro, altissimo e dinoccolato, che ci stupiva riuscendo a restare ritto su una sola gamba, mentre passava l’altra fin dietro la nuca… e c’era Antonio, che infilando un cacciavite in una presa della corrente, riusciva a far accendere una lampadina tenendola semplicemente con la mano. Ne ricordo

tanti, qualcuno è andato via, qualcuno è ritornato… qualcuno purtroppo non c’è più. Memorabili le battaglie a spruzzi di cipria: eravamo tutti armati di contenitori di plastica pieni di borotalco, acquistate allu Marzu o alla ‘Ffonzìna (Alfonsina, attuale Emporio Cerundolo), ci si spruzzava fino all’inverosimile; tornando a casa sembravamo pupiddhri ‘nfarinati, pronti pe’ frìscere. A dire il vero, limitatamente a pochi giorni, la mamma sopportava quella imbiancatura profumata. Il dramma scoppiava quando, a causa della cronica mancanza di soldi, esaurita la prima carica di borotalco, riempivamo le “borracce” di farina, sottratta dalla cucina; bisognava mettere lu fiore, quiddhru cchiù suttile, senò nun ci passa te li buchi… (ogne tantu se spuddhràa la bottiglia, partìa lu tappu, e quiddhru ca ccappàa parìa ‘na culata te gissu te presa!) Immaginate chili te fiore impastato di sudore addosso a noi: al rientro a casa sempre pupiddhri, parìamu… ma fatti cu la pastella! L’ultimo giorno di carnevale, l’ap-

puntamento spontaneo era per le vie principali del paese, per celebrare lu funerale te lu Paulinu, personaggio nato dalla fantasia popolare, con tanto di bara, costruita con scatole di cartone, da cui spuntava un fantoccio, a rappresentare la fine delle feste carnascialesche. Percorrendo le vie del paese il corteo si arricchiva sempre più di màsci al seguito, che improvvisavano gags con improbabili prèfiche ca chiangianu e se disperàanu pe’ lu poveru Paulinu.Alla fine della serata la bara cu lu Paulinu veniva smembrata, distrutta, secondo un rito spontaneo e propiziatorio, volto a scacciare e distruggere ciò che poteva essere stato un elemento negativo fino a quel momento. Stanchi, sudati, infarinati, ma felici, rincasavamo alla chetichella, pensando già alli prossimi màsci. Lungi da noi il pensiero che il borotalco sarebbe stato rimpiazzato con bombolette spry di schiuma da barba; assolutamente impensabili pub, discoteche… ma soprattutto halloween!


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