Uniti (?) per San Cesario

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febbraio_2009

17-02-2009

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CULTURA

FRATE FABIO DA IMOLA E MICHELE SAPONARO

Raccogliamo e volentieri pubblichiamo queste riflessioni di Fabio Sabetta (sancesariano che da alcuni anni insegna in Emilia) in cui racconta di uno strano e casuale “incontro”, in barba al tempo...

M

i sono tanto divertito quando ho letto l’articolo inviato da me in redazione e pubblicato lo scorso numero nell’angolino: “C’è posta per te..”. Leggere a fine articolo “Fabio Sabetta da Imola”, mi ha fatto subito pensare a un parolina da aggiugere “frate Fabio da Imola”, come frate Bernardo da Quintavalle... Mi farebbe tanto piacere se trovaste ora, la voglia e il tempo per leggere queste mie riflessioni sulle esperienze scolastiche che ho realizzato nella classe di una scuola nella quale lavoro, su uno scrittore a noi tanto caro: Michele Saponaro. “Qual è il primo ricordo della nostra vita? Nessuno saprà mai dirlo”. Inizia così, a pagina 3, il vecchio libro pubblicato nel dicembre 1957 dal titolo Racconti e Ricordi dell’artista Michele Saponaro, scrittore sancesariano le cui opere letterarie, a partire dagli anni Venti, erano conosciutissime ed apprezzate in tutta Italia. Quest’anno ricorre il cinquantenario della sua morte, e affinchè la sua arte venga “riscoperta” la stessa Amministrazione Comunale, in collaborazione con l’Università del Salento e il CUIS, si sono fatti promotori di convegni e progetti sull’artista (Racconti e Ricordi è stato di recente ripubblicato a cura dell’Associazione “Percorsi Meridiani”, ndr). Mi auguro che il cinquantenario sia il punto di partenza per sensibilizzare giovani e meno giovani, coinvolgere le scuole Primarie, Medie e Superiori, associazioni, creare iniziative con rappresentazioni teatrali, concorsi, letture animate,. ecc. Bisogna dare atto che nelle librerie e nelle biblioteche non vi è una bibliografia completa dell’artista. Così, spinto dal desiderio di conoscere meglio la vita e le opere di questo mio conterraneo, ho consultato con un po’ di buona volontà alcune biblioteche comunali e provinciali salentine e ho trovato del materiale da leggere, come ad esempio il romanzo Adolescenza, ristampato nel 1983 su iniziativa dell’Associazione Pedagogica “G. Battista De Giorgi” (con il patrocinio del Comune di San Cesario), oppure le biografie romanzate su Gesù, Michelangelo, Leopardi, Mazzini, Carducci. Leggendo alcune delle sue opere, ho potuto conoscere e apprezzare meglio un’artista capace di utilizzare termini semplici e familiari attraverso uno stile

Michele Saponaro

in cui egli fonde innovazione e tradizione, ottenendo risultati di grande effetto e suggestione. Dopo aver fatto queste nuove “scoperte letterarie” - orgoglioso di avere radici comuni - ho proposto ai miei ragazzi di realizzare una lettura animata sull’artista sancesariano. Ho fatto così conoscere Michele Saponaro ad alcuni ragazzi di una scuola della provincia di Bologna. A nzi, vi dirò di più: in varie biblioteche nazionali si trovano opere e articoli di quotidiani e materiale raro che ho usato con i miei alunni più di quanto non si immagini. Quest’estate ero presso la biblioteca dell’Università di Urbino per consultare dei testi su un artista marchigiano, quando nel catalogo cartaceo mi è apparso il nome di Michele Saponaro: non vi nascondo l’emozione! Era un testo del 1934 dal titolo Lettere dal villaggio, la cui tiratura era limitata a 300 esemplari, un libro ingiallito di 85 pagine con una serie di illustrazioni. Un libro letto in pochissimo tempo, in cui Saponaro descrive con poetica maestria e con lo stupore e la sensibilità semplice e sincera di un bambino, paesaggi solari e luminosi, stagioni, affetti familiari. A questo punto ho avuto l’idea di proporre alcune di queste letture alla mia classe ed ho avuto un riscontro più che positivo. Sicuramente, Saponaro credeva nella sua arte di scrittore come strumento di civiltà e vedeva in essa l’espressione più profonda dei sentimenti dell’uomo. In classe abbiamo letto alcuni brani dal libro Racconti e Ricordi, ho colto così l’occasione di introdurre l’argo-

mento delle frazioni, leggendo un episodio della vita di Saponaro. Egli infatti raccontava che suo padre frazionava un uovo sodo in tante parti, quanti erano i figli. Per rendere la lezione meno teorica e più “appetibile” ho coinvolto i ragazzi facendo portare loro un uovo sodo: ciascuno doveva frazionarlo in più parti. Vi lascio immaginare “la puzza te oe” che ha suscitato nei bambini divertimento e curiosità. Anch’io ho dei ricordi legati al nome di Michele Saponaro e desidero raccontarli. Tanti anni fa frequentavo la scuola elementare “alle Saponaru” e, ragazzino com’ero, pensavo solo a giocare per la strada e di compiti ne avevo poca voglia. I miei allora decisero di tenermi impegnato il pomeriggio al doposcuola (almenu cu tte mpari le tabelline), dalla maestra Graziella Genio, oggi insegnante in una scuola di San Cesario. Allora la maestra Graziella era signorina e abitava con i suoi; la casa era situata al primo

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piano, di fronte alla villa dello scrittore Saponaro. Ogni pomeriggio per me era una disperazioe essere obbligato a fare i compiti e a stare seduto, l’unica distrazione era quella di guardare attraverso la finestra quella villa dove ogni giorno, al solito orario, un contadino coltivava e innaffiava degli ortaggi. Seriosamente mi dicevano: “Quella è la casa di Michele Saponaro, un grande scrittore”. Ed io ogni giorno, con l’ingenuità della mia età, pensavo che quel contadino fosse il grande scrittore. Le mie conclusioni furono: non ho mai visto un personaggio illustre “ca zzappa e face cecore”. Oltre alle “cecore” vi era un albero di nespolo pieno di frutti, i cui rami pendevano sulla strada. Un ramo più carico di frutti divenne motivo di attenzione per me, quella vista diventava ulteriore fuga dalla disperazione dei doveri, i soliti compiti (nu tema, do’ bloblemi e quattru operazioni). Bisognava solo aspettare pazientemente la maturazione delle nespole per fare il “colpo”. Un giorno, dopo aver terminato i compiti, all’uscita del doposcuola dicemmo tra amici: “Allora, scià futtimu le nespule allu Sapunaru?”. Sicuramente in quella stagione, nè i parenti di Saponaro, nè il contadino mangiarono le nespole! Ricordo che qualcuno andò a raccontare il fatto ai miei e non vi nascondo che, dopo tanti anni, sento ancora addosso il “calore” delle “mazzate” ricevute. Oggi se qualcuno mi dicesse : “Qual è il primo ricordo legato al personaggio di Michele Saponaro?” So cosa rispondere : le “mazzate”. Un saluto da frate Fabio da Imola. Fabio Sabetta

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