Percorso attraverso i portali degli edifici storici di Verbania

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PERCORSO ATTRAVERSO I PORTALI DEGLI EDIFICI STORICI

DI VERBANIA

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Progetto: Elena Bertinotti, Paolo Minioni, Leonardo Parachini Associazione Verbania Milleventi Testi: Leonardo Parachini, Elena Bertinotti, Paolo Crosa Lenz, Fabio Copiatti, Elena Poletti, Massimiliano Celeste Fotografie: Paolo Minioni Impaginazione: francescolillo.it Stampa: Puntolinea, Verbania Mappa del Comune di Verbania elaborata da Francesco Lillo con il contributo di

Comune di Verbania Fondazione Comunitaria del VCO

© Associazione Verbania Milleventi 2016 © per i testi e le fotografie gli autori

Città di Verbania

ORDINE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI DELLE PROVINCE DI NOVARA E DEL VERBANO - CUSIO - OSSOLA

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Introduzione Monica Abbiati, Assessore alla Cultura del Comune di Verbania

Il paesaggio della nostra città è un paesaggio di acque, giardini e... pietre. Pietre che diverse per caratteristiche, gusto e lavorazione decorano e rendono monumentali gli ingressi degli edifici storici della città. Questo agile e intelligente volume frutto di un accurato lavoro di ricerca, documentazione e fotografia ci accompagna nella loro scoperta, in una passeggiata che unisce la storia e l’architettura degli edifici a quella degli uomini e alle loro narrazioni. Un modo nuovo e insolito per guardare con occhi diversi luoghi conosciuti, o per accompagnare i turisti in passeggiate meno consuete alla scoperta della città. I portali al centro del progetto aprono a nuove prospettive e delineano un percorso di visita che dipanandosi quasi per un millennio attraversa Pallanza e Suna, prima tappa di un percorso che, ponendo al centro il patrimonio cittadino, costruisca a partire da esso progetti di valorizzazione e promozione turistica.


Percorso attraverso i portali degli edifici storici di Verbania a cura di Elena Bertinotti, Paolo Minioni e Leonardo Parachini

Il Percorso attraverso i portali degli edifici storici di Verbania è un progetto di mappatura e racconto di alcuni luoghi che appartengono al patrimonio architettonico, storico e culturale della città. ll racconto si articola su diversi piani: architettonico, fotografico, storico e letterario e vede coinvolti alcuni autori che hanno conosciuto e raccontato la città. La mappatura di questi racconti porta alla creazione di un percorso, che si snoda tra Pallanza e Suna, e si presenta come una guida tascabile adatta per seguire un itinerario attraverso parchi, ville, centro storico, lungolago. Si tratta di un percorso di particolare rilevanza e identitario per il territorio che permette di avvicinare le persone alla storia, alla cultura e al patrimonio edilizio esistente stimolandole ad aprire ulteriori “portali” di conoscenza. Portale inteso non solo come elemento architettonico ma anche come punto di partenza, porta di ingresso ad un gruppo consistente di risorse da scoprire. Ogni portale infatti racconta una storia, un passato ricco di uomini, donne, eventi e leggende. Il percorso narrativo riporta alcuni brani di autori contemporanei legati a Pallanza e Suna: Marella Caracciolo Chia, Piero Chiara, Eleonora Duse, Natalia Ginzburg, Ernest Hemingway, i premi Nobel Roger Martin du Gard e Gerhart Hauptmann, racconta la storia di alcuni personaggi quali Umberto Boccioni, Gabriele D’Annunzio, Paolo Troubetzkoy e testimonia il lavoro dell’artista Mario Tozzi e dell’architetto Aldo Rossi. Il percorso architettonico è strettamente legato a quello storico e all’uso dei materiali. Si presenta infatti come un campionario a cielo aperto di tutti i materiali lapidei del Verbano Cusio Ossola dove i portali sfoggiano per la maggior parte graniti bianchi di Montorfano, graniti rosa di Baveno, serizzi o beole con rela-


tive variazioni dimensionali o formali. Il percorso fotografico inquadra i portali sempre come protagonisti che aprono verso rimandi ad altre atmosfere o spazialità differenti. Tra i materiali d’ispirazione per questo progetto c’è il lavoro di ricerca sulla psicogeografia di Gianni Biondillo: “Attraversare il territorio, rigorosamente a piedi, usando il metodo psicogeografico, significa comprendere e interpretare il paesaggio contemporaneo, fuori dai suoi luoghi comuni, restituendogli dignità e identità mediante l’indagine e la narrazione. L’ esperienza fisica, emotiva, estetica, serve a superare il pregiudizio nei riguardi di uno spazio erroneamente reputato “banale”, prevedibile, scontato, per giungere a una consapevolezza nuova nei riguardi del paesaggio quotidiano, palinsesto dove si depositano i significati e i sogni delle popolazioni che lo hanno abitato e che tutt’ora lo abitano. Infine narrare significa condividere la conoscenza acquisita, nella speranza di stimolare ad altri, attraverso il racconto, il desiderio di ripetere autonomamente l’esperienza. Buon viaggio”. Il progetto ha come ente capofila Verbania Milleventi ed è stato realizzato con il contributo del Comune di Verbania e della Fondazione Comunitaria del V.C.O., con il patrocinio del Museo del Paesaggio, dell’Ordine degli Architetti di Novara e V.C.O., sostenuto dalla Camera di Commercio del V.C.O., dal Distretto Turistico dei Laghi, dall’Associazione Lampi sul Loggione e con la collaborazione di Letteraltura, del Centro Servizi Lapidei V.C.O, dell’Associazione Artistico Culturale Mario Tozzi e della Fondazione Aldo Rossi. Il progetto dei portali è visitabile su www.portaliverbania.it


Corso Nazioni Unite

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VILLA GIULIA

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VILLA SAN REMIGIO

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HOTEL MAJESTIC

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VILLA RUSCONI-CLERICI - già Villa Biffi

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CASTELLO DEI BARBAVARA

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PALAZZO VIANI-DUGNANI Museo del Paesaggio

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PALAZZO GUGLIELMAZZI Via Guglielmazzi PALAZZO GUGLIELMAZZI Via Santo Stefano

Marella Caracciolo Chia, Una parentesi luminosa. L’amore segreto fra Umberto Boccioni e Vittoria Colonna

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Gerhart Hauptmann (premio Nobel 1912), Mignon

Ernest Hemingway, Addio alle armi

Roger Martin du Gard (premio Nobel 1937), Jean Barois

Achille Bizzoni, La Castagnola. I villeggianti e gli ospiti suoi Fra Paolo Morigia, Historia della nobiltà et degne qualità del Lago Maggiore Giancarlo Andenna, Andar per castelli, da Novara tutto intorno Massimiliano Celeste, Il Portale, Riso croccante con ragout di tinca e porri Piero Chiara, La stanza del Vescovo

Luigi Rossari, Artisti sul Verbano nei primi anni del secolo

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VIA CADORNA

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CASA MORIGGIA VILLA CROPPI

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OSPEDALE CASTELLI

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Paolo Crosa Lenz, La linea Cadorna

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Eleonora Duse, Lettera al suo costumista Caramba (pseudonimo di Luigi Sapelli)

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Natalia Ginzburg, La famiglia Manzoni

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VIA PLANA VIA PARTIGIANI

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VICOLO DEGLI SCALPELLINI VIA TROUBETZKOY VILLA ALESSI

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MONUMENTO AI CADUTI

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Fabio Copiatti, Elena Poletti, A protezione della soglia. Simboli incisi su architravi litici tardomedievali a Suna

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Aldo Rossi: villa sul Lago Maggiore. Progetto di villa con interno a cura di Margherita Petranzan; con la collaborazione di Massimo Scheurer e Luisa Taddei Monumento ai caduti. Estratto dal Catalogo ragionato generale dei dipinti di Mario Tozzi


Nel 1863 il diplomatico irlandese Peter Browne si fece costruire sulla sommità della Castagnola, in località Castellaccio, poco distante dalla chiesetta romanica di San Remigio, «una casa all’uso svizzero» affidandone la progettazione all’ingegnere Pompeo Azari. Nel 1896 Sophie Browne, nipote di Peter, si unì in matrimonio con Silvio Della Valle di Casanova, suo primo cugino e amico d’infanzia. In un ventennio, dal 1897 al 1916, i due sposi mutarono radicalmente l’estesa tenuta avuta in eredità. Il parco un tempo scosceso e roccioso fu rimodellato con ampie terrazze a giardino evocative di un sentimento o di uno stato d’animo: nella parte esposta a mezzogiorno Silvio e Sophie progettarono e realizzarono il Giardi10

no delle Ore, il Giardino della Letizia e il Giardino della Mestizia, sul lato opposto, a settentrione, il Giardino dei Sospiri e quello delle Memorie. Anche il bosco, verso l’ingresso a lago, venne arricchito di rare essenze botaniche e il vecchio chalet Browne fu sostituito con una signorile villa di stile barocco napoletano. A completa realizzazione del sogno, in un clima di mecenatismo rinascimentale, la villa diede ospitalità e ispirazione a Gabriele d’Annunzio, Isolde Kurz, Richard Voss, Georg Brandes, ai pianisti Emil Von Sauer, Eugen D’Albert, Wilhelm Kempff, al compositore Hugo Wolf e a Ferruccio Busoni che proprio a San Remigio fu ritratto da Umberto Boccioni.


VILLA SAN REMIGIO via Vittorio Veneto 105

Una principessa romana, un protagonista dell’arte del Novecento, una passione rapinosa, la prima guerra mondiale, un tragico incidente – e un fascio di lettere occultate per quasi un secolo: una combinazione di elementi che sembrerebbe troppo carica Un portale nel portale per un romanzo. Ma talvolta la realtà ignora questi divieti. È ciò che ha che s’inserisce in constatato Marella Caracciolo Chia allorché ha avuto accesso a quanto ricontinuità con il muro mane della passione che legò Vittoria Colonna al pittore Umberto Boccioni. Quando incontra Boccioni, Vittoria ha trentacinque anni, e da quindici è formato da pietre del la moglie di Leone Caetani di Teano. Una unione, la loro, che suggellava lago e delle valli (beola, il riavvicinamento tra due grandi dinastie romane, e tuttavia non esatserizzo, granito). Il tamente felice: lei passa gran parte del suo tempo viaggiando per l’Euprimo portale, alto ropa; Leone si occupa delle sue terre di Cisterna o si dedica ai suoi studi cinque metri, è formato di islamistica. Nel giugno 1916, mentre Leone è al fronte, Vittoria, in da semicolonne in compagnia del figlio e di pochi domestici, trascorre le sue giornate nella quiete irreale dell’Isolino di San Giovanni, la più piccola delle Borromee. serizzo, capitelli corinzi Boccioni è ospite dei marchesi della Valle di Casanova. Dopo un primo in granito bianco di incontro dai Casanova, il tormentato Boccioni e la irrequieta nobildonna Montorfano e trabeazione si vedranno ogni giorno. Poi, nel corso del mese di luglio, l’artista sarà a classica suddivisa in due riprese ospite di Vittoria all’Isolino. architrave, fregio e L’ultimo soggiorno si conclude il 23 luglio; meno di un mese dopo, il cornice. 17 agosto, Boccioni morirà a causa di una caduta da cavallo. Nel suo portafogli verrà trovata l’ultima delle lettere ricevute da Vittoria. E sono Il secondo portale ha state proprio le lettere che i due amanti si sono scambiati a permettere pilastri e architrave a Marella Caracciolo Chia di scrivere il libro: che non è solo la storia di in serizzo sui quali un amore breve e intensamente vissuto, ma anche il ritratto di un’epoca. poggiano due statue “Quello che c’è tra noi è una profonda realtà, è nato come realtà. Per raffiguranti leoni in quanto poco prima ci siamo conosciuti poi simpatizzato, poi… poi c’è il posizione eretta che nostro segreto quel meraviglioso crescendo che ci ha condotto di castità in castità alla nostra casta voluttà! Oh! le nostre notti! Il tuo pallore, il sorreggono gli stemmi tuo smarrimento, il mio terrore la nostra infinita comunione di corpo e della famiglia Della Valle di spirito. Divina mia, lo sento che mi vuoi bene; un po’ bene, un po’ più di Casanova. di quando me lo misuravi Marella Caracciolo Chia con avarizia sulla punta del ditino… Rammenti? Come sono tuo! Come UNA PARENTESI LUMINOSA ti sono fratello e amico, come ti ammiro, L’amore segreto fra Umberto Boccioni sempre, ad ogni respiro, sempre! sempre!”. e Vittoria Colonna

Adelphi 2008 11


Villa Medini era un tempo il magazzino delle fornaci di laterizi che fin oltre la metà dell’Ottocento occuparono la riva del lago sottostante, dove oggi ci sono i giardini contigui di Villa L’Eremitaggio e di Villa Scagliola. All’inizio del Novecento l’americano William B. Kaupe, facoltoso collezionista d’arte, acquistò la villa a lago, ampliandola, e trasformò il magazzino in scude12

ria-rimessa, costruendovi a lato il raffinato portale. Nel 1943 il nuovo proprietario, Alfredo Medini, trasformò l’edificio in casa d’abitazione. Il corpo centrale, più rialzato, venne abbattuto su progetto dell’architetto Alessandro Minali.


VILLA MEDINI via Vittorio Veneto 81 C

Mentre percorrevo lento gli angusti viottoli, non di rado Gerhart Hauptmann fermavo il passo, come uno che voglia approfondir qual(premio Nobel 1912) cosa meditando, qualcosa che, pur restando invisibile e inudibile, era nell’aria silenziosa, pronto a esser colto. MIGNON In un modo o nell’altro pareva che il UTET 1979 L’importanza di questo mio spirito non cessasse di rimuginare l’idea del vivere da eremita, che aveva pur determinato il mio viaggio. portale va oltre l’oggetto Mi ricordai così d’aver ricevuto al mattino una lettera col timbro di in sé, la si misura Pallanza, scrittami da un anziano e ricco signore, che mi annunciava soprattutto nella sua la sua visita e attendeva la mia nella sua villa oltre il lago. Anche lui capacità di inserirsi aveva battezzato la sua casa Eremitage. armoniosamente nel La deliziosa luce mattutina che il sole riversava sulla regione più bella contesto paesaggistico del mondo, i pendii fioriti che si arrampicano sul Mottarone, il vasto lago e, sullo sfondo, le alte montagne luccicanti nell’aria come argene architettonico. Le to ebbero il potere di ancorarmi al regno dei sensi. Mi pervase quella pietre del paramento sorta di gaiezza che rende felici di contemplare e sentendosi grata murario, un misto di e paga del puro e semplice esistere, considera il lavorio del pensiero graniti, beole e mattoni come un gioco artificioso. Tutto ciò libera dal peso del mistero della sono riprese tra le due vita, e fa pensare al Creatore come a un artista beato e beatificante, ad un Maestro che mai si sazia di prodigare felicemente la sua forza.

lesene in granito rosa creando una continuità tra muro e portale. Il portale, con decorazioni leggere, inquadra la quinta architettonica che modella il parco. Il verde è protagonista sia all’esterno, con un glicine rampicante sia all’interno del parco.

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Questo Albergo fu eretto nel 1869-70 in soli quattordici mesi, mediante il lavoro di 500 operai, dal signor Giovanni Seyschab da Lohe, presso Norimberga, in Germania, già comproprietario dell’Albergo delle Isole Borromeo a Stresa, con progetto, disegno e direzione dell’autore di questa Guida [ing. Pompeo Azari]. Questo grande Albergo possiede un vasto giardino con bagni d’acqua del Lago, peschiera, acqua minerale efficacissima per gl’indebolimenti nervosi, grandi ed appartate rimesse con iscuderie per 50 cavalli. La sua posizione è la migliore del Lago, rimpetto alle Isole Borromeo, ai ghiacciai del Sempione, alla valle dell’Ossola, alla sommità del Motterone, dello 14

Zedda e del Pizzo Marrone; circondato da passeggiate magnifiche e variate, da panorami sorprendenti, a poca distanza dal debarcadero dei piroscafi, in mezzo ad eleganti villeggiature e stabilimenti d’orticoltura e floricoltura celebri in Europa. In esso trovansi i migliori desiderabili conforti sì d’estate che d’inverno, stante la dolcezza del clima, l’aere saluberrimo e la disposizione speciale dell’edifizio, il quale ha pure ufficio di Agenzia delle diligenze e Corriere Svizzere in diretta corrispondenza, mediante magnifiche strade nazionali, con tre più importanti valichi Alpini del San Bernardino, del S. Gottardo e del Sempione di cui Pallanza è centro. L’edificio elevato a sei piani, di cui il primo


HOTEL MAJESTIC via Vittorio Veneto 32

Ernest Hemingway Remai tutta la notte. Alla fine le mani mi facevano così male che quasi non potevo tenerle sui remi. Varie volte ADDIO ALLE ARMI fummo sul punto di venir sbattuti sulla riva. Mi tenevo Mondadori 1946 vicino alla riva perché avevo paura di smarrirmi nel lago e perder tempo. A volte eravamo così vicini che si poteva vedere una Le colonne, ispirate fila d’alberi e la strada lungo la riva con le montagne dietro. Non pioveva più e il vento respinse le nuvole finché la luna apparì e guarall’ordine toscano, non dando indietro vidi la lunga punta nera di Castagnola e il lago con seguono le proporzioni frangenti bianchi e più in là la luna sulle alte montagne di neve. Poi classiche degli elementi e le nuvole tornarono a coprire la luna, e le montagne e il lago scompresentano modanature a parvero ma era molto più chiaro di prima e si poteva vedere la riva. cornice sul fusto. La vedevo troppo chiaramente e mi allontanavo dove non avrebbero In corrispondenza delle potuto vedere la barca se lungo la strada di Pallanza ci fosse stata qualche guardia doganiera. Quando la luna ricomparve vedemmo le colonne, lungo la parete ville bianche sulla riva sui pendii della montagna e la strada bianca dell’edificio, si trovano che trapelava tra gli alberi. Continuai ininterrottamente a remare. le lesene inserite nel rivestimento a fasce orizzontali in granito bianco di Montorfano che gioca sui due colori del materiale, il grigio e il bianco. Questi elementi creano uno spazio unitario e rappresentativo per l’ingresso all’albergo.

sotterraneo serve per deposito generale, il secondo per abitazione dei domestici, servizio di cucina, caffetteria, lavanderia, stireria, caloriferi, dispensa, ghiacciaia e cantine; il terzo poco sopra al livello della via Nazionale per l’entrata principale con portico, uffici, salone da pasto, sale di riunione, di musica, di bigliardo, di lettura, da fumare, Chiesa inglese, camere d’alloggio, ecc. I tre altri piani servono per abitazione ai forestieri, con comode ed ampie camere, sale, salotti,

gabinetti ecc. tutti disimpegnati gli un dagli altri, e comunicanti fra loro a piacimento. Nel mezzo, rimpetto alla porta d’entrata, cui sta di fronte l’Isola di San Giovanni, si ha un meraviglioso grand’atrio in quattro di 13 metri di lato, coperto a cristalli, abbracciante quattro piani formanti gallerie, dai cui quattro angoli dipartonsi brevi corridoi, che ne disimpegnano tutti i locali. Un ampio scalone in marmo bianco di Carrara fino al primo piano e per gli altri in granito di Baveno e bevole di Beura. Pompeo Azari, Cenni cronologici e statisti della Città di Pallanza sul Lago Maggiore e delle sue adiacenze, Pallanza 1872 15



VILLA RUSCONI-CLERICI già Villa Biffi via Vittorio Veneto 12 Pallanza. Aprile. Le sei di sera. Una barca piatta sull’acqua. Dietro siedono, uno accanto all’altra. Marie e Barois, la schiena rivolta verso la città, la cui animazione non li raggiunge più. Intorno, il lago palpita appena. Un procedere senza scosse e lento, Il portale, alto cinque dentro una luce grigia, intensa e velata ad un tempo. La luna sta così alta nel cielo che bisognerebbe rovesciare la testa per scorgerla; il suo metri, è in granito bianco splendore, diffuso nel vapore, isola la barca al centro di un’immensità di Montorfano e la parte pallida e silente. superiore è costituita da Avanti, il dorso del barcaiolo si incurva e si rialza; la camicia, il pandecorazioni a stucco. talone di tela, formano due punti chiari nebulosi; il volto, le mani, i Gli elementi verticali piedi nudi sono neri come quelli di un’icona. Barois non può distogliegiocano sulle modanature re i suoi pensieri dalla separazione imminente. Marie, la fronte inclinata indietro, fuori del tempo e dello spazio, discon una scanalatura solvendo la sua anima nella fluidità del cielo e dell’acqua, si inebria, centrale molto profonda come se non ci fosse più niente fra lei e Dio. che viene ripresa anche Improvvisamente uno sbuffo odoroso, caldo come l’alito di una bocsull’architrave sagomato. ca, le rose, le viole ciocche, le iris, i cedri, gli eucaliptus dell’Isola di Le decorazioni a stucco si San Giovanni. La mano di Barois cerca quella di Marie che, reclinata compenetrano con quelle indietro, lascia pendere il braccio scoperto nella scia; la frescura persistente dell’acqua circonda loro i polsi. in pietra sia sulla chiave Sette tocchi risuonano da un camRoger Martin du Gard di volta che sulle lesene panile; sulla riva opposta un’eco ri(premio Nobel 1937) laterali dove le mensole pete i sette colpi con durezza, come JEAN BAROIS decorate interrompono un gong. Rientrano verso Pallanza. Parenti 1956 il granito rendendo il

portale un tutt’uno senza distinzione di materiale, se non ad uno sguardo attento e da vicino.

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VILLA GIULIA corso Zanitello 6/8

La parte più bella e interessante, specialmente in questa Achille Bizzoni stagione autunnale, viene rappresentata dalla villa GiuLA CASTAGNOLA. lia, già Branca; dove giungono e si seguono, alternandosi I VILLEGGIANTI E a vicenda, i personaggi più cospicui ed i parenti più illuGLI OSPITI SUOI stri, che la contessa Giulia Melzi d’Eril-Villa annovera, nella più alta aristocrazia di Milano, di Torino, di Genova, di Eredi Vercellini, Firenze, di Roma e di Parigi. Nomi che Pallanza 1901 appartengono non solo al grand monDue portali con de aristocratico e gentilizio; ma nomi basamento, spalle e noti ed illustri altresì nella repubblica delle lettere, delle arti e delle volta in granito bianco scienze. E qui è proprio il caso dell’embaras du choix. Ma, come è di Montorfano sono naturale, mi limiterò, per conto mio, a sviluppare, fra le numerose inseriti all’interno di istantanee, i profili, le figure, le immagini che ebbi l’opportuniuna parete in bugnato tà di conoscere e di ammirare in quel variopinto caleidoscopio; in quell’Olimpo, in cui si aggirano tanti gentiluomini e tante graziose a forma di punte di e nobili dame! diamante in serizzo E come non potrei subito ricordare la cospicua famiglia fiorentina Antigorio. L’insieme di dei marchesi Bert-Dufour, il famoso scienziato Barnabita, padre Cabugne, ossia di pietre millo Melzi d’Eril; i principi Imperiale di Genova, compreso l’illustre sporgenti, richiama deputato, rappresentante della Superba. La marchesa Misciatelsoprattutto l’architettura li-Melzi, giovane formosa patrizia romana, sorella a S.E. Monsignor Misciatelli-Melzi, segretario particolare del Gabinetto di Leone XIII, rinascimentale fiorentina tutta intenta alle cure ed all’educazione di una avvenente giovinetdove il bugnato veniva ta e di un caro fanciullo, che porta nei suoi lineamenti delicatissimi spesso usato come l’impronta della bellezza ellenica. I conti e contesse Melzi d’Eril, fraelemento per accentuare telli, sorelle, cognati e cugini del conte Francesco e della contessa la monumentalità Giulia Melzi. L’illustre professore Bertolini Comm. Francesco, lustro dell’edificio come nel e decoro dell’Ateneo bolognese; il nobil uomo conte Grimani della famiglia Dogale, parente all’illustre Sindaco di Venezia; il marchese Palazzo dei Diamanti a Hermes Visconti, patrizio milanese; il conte e la contessa Trivulzio; Ferrara, nella Chiesa del i coniugi nobili de Fontana; i nobili giovani Mustorgi Melzi, fratello Gesù Nuovo a Napoli e sorella Maria Cristina, un fiore di bontà, di grazia e di leggiadria. per arrivare ad esempi Il marchese d’Oncieux; i conti e le contesse Durini di Milano, cui apcontemporanei come partiene la di recente eletta dama di Corte di S. M. la Regina Elena.

il Denmark’s New Rock Music Museum di MVRDV. 19


Onde benché detto castello sia in gran parte rovinato, per le tante rivolte degli Oltremontani, di diverse nationi, che questi nostri luoghi hanno dominati, tuttavia si vede ancora al presente una gran torre di pietre vive, Fra Paolo Morigia la qual è di gran circuito, e altezza e è abitabile.

HISTORIA DELLA NOBILTÀ ET DEGNE QUALITÀ DEL LAGO MAGGIORE Bordone e Locarni, Milano 1603

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CASTELLO DEI BARBAVARA piazza San Leonardo 6

Nei primi decenni del Duecento molti da Castello avevano abbandonato il borgo avito per trasferirsi a Novara o in altri centri del territorio diocesano, ove possedevano terre e castelli. Altri erano rimasti sul luogo, ove durante il XIII secolo avevano costruito un castrum nel burgo, a due passi dalla riva del lago, in vicinanza del torrente Cantelio, proprio di lato al luogo ove ora sorge la grande basilica di San LeonarSulla parete composta do. La prima notizia di questa fortezza risale al 26 novembre 1323 e si riferisce ad una sentenza arbitrale, proferita “in burgo Palantie, in da rocce metamorfiche castro de Cantelio”, da Giacomo da Velate, assistito da Aicardo da Nie trovanti, sono visibili bia e da Alberto Bollino, nonché da Tizio e Brunasio Barbavara, stretti due arcate, una inferiore parenti dei figli di Guido Barbavara da Castello, proprietari della forticon un arco a conci ficazione. Costoro, cioè Giorgio e Giacomo, avevano deciso di dividere trapezoidali in pietra i beni che avevano in comune e non trovando un accordo ricorsero granitoide simile al all’arbitrato dei parenti; il 26 novembre il lodo assegnò a Giorgio «la metà della torre di Cantelio, che è a settentrione, cioè verso la poserizzo e una superiore in stierla, e tutta la scorta dei cereali depositati in quel luogo, nonché cui si trova inserita una la sala con camino e le due camere seguenti sino al primo pilone del lastra di pietra d’Angera palatium, che sorge verso occidente, ove inizia la parte toccata a suo che, unita a lastre di nipote Guidetto. Ed inoltre il cortile tra queste abitazioni e le scale serizzo, compone un che salgono alla porta della torre». Gli arbitri suggerirono anche il secondo portale. modo di dividere per metà la medesima torre: «si farà un muro a spese comuni che dividerà la torre e sarà di pietre e malta, alto fino al primo tassello e largo un braccio. Dal primo tassello in su si farà un muro o una chiusura con assi come piacerà alle due parti». Giorgio ebbe inoltre altre costruzioni e cantine, nonché la metà del chioso del castello. A Giacomo sarebbe spettata l’altra metà della torre con la parte della fortezza verso levante, mentre il porto del castello e la riva del lago sarebbero rimasti comuni. Da alcuni accenni sappiamo infine che in precedenza erano state divise le armi, le balestre e più di mille saette. Purtroppo la documentazione non fornisce altre indicazioni su questo castrum, ancora attivo nel 1536; infatti sulla riva del lago, tra i due porti del castello dei Barbavara, era solito riunirsi il Consiglio di vicinia di Pallanza e il 27 dicembre di quell’anno i credenzieri elessero in quel luogo i procuratori che avrebbero Giancarlo Andenna, dovuto giurare fedeltà a Carlo V. Era l’unica fortificazione ANDAR PER CASTELLI, del borgo, ma nella seconda metà del Cinquecento e agli DA NOVARA TUTTO INTORNO inizi del Seicento non si distingueva più entro il centro Editore Milvia 1982 abitato, giacché sulla sua area era sorta la Collegiata di San Leonardo. 21


Via Sassello, 3 - 28922 Verbania Pallanza Tel. 0323.505486 - www.ristoranteilportale.it 22

Un doppio portale che crea una corte interna anticamente chiusa. I portali, in serizzo chiaro tipo Formazza, sono identici ma collocati in due ambiti differenti. Un portale si trova sul fondo del cortile, inserito nell’edificio, l’altro va a chiudere lo spazio compreso tra i due edifici che affacciano sulla piazza ed è completato nella parte alta da una cornice e dallo stemma della famiglia Moriggia.


CASA MORIGGIA via Sassello 3

Riso croccante con ragout di tinca e porri Dose per 4 persone: - 300 g Riso Parboiled - 1 tinca sfilettata senza pelle di ca. 500/600 g - 1 porro - 4 pomodori S. Marzano - basilico q.b. - brodo vegetale q.b. - sale e pepe - cipolla tritata - 1 cipolla picchiettata con 8 chiodi di garofano - 2 foglie d’alloro - 50 g di burro, olio extravergine d’oliva Procedimento: Soffriggere la cipolla tritata con un cucchiaio di burro e un cucchiaio d’olio extravergine, aggiungere il riso, la cipolla picchiettata, il brodo vegetale (ca. il doppio del riso nella pentola) e cuocere in forno a 180°C per ca. 12-15 minuti. Togliere il riso dal forno quando ben asciutto e sgranarlo con un pezzetto di burro e una forchetta, dopodiché lasciarlo raffreddare. Tagliare il porro a metà e successivamente a pezzettini e soffriggerlo con del burro e un cucchiaio d’olio extravergine, aggiungere la tinca precedentemente infarinata e tagliata a pezzetti, sale e pepe e soffriggerla finché sia bella rosolata. Separatamente preparare una salsa al pomodoro con i S. Marzano e il basilico e aggiungerla alla tinca e i porri. Cuocere per ca. 10-15 minuti e tenere in caldo. Spadellare il riso con un pezzettino di burro finché sia bello croccante, presentandolo con un Coppapasta rotondo, servendolo con il ragout di tinca e porri sia sopra che attorno, ultimando il piatto con dei porri fritti sopra e un ciuffo di basilico fresco. Buon Appetito

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CASA FRANCI-CASTIGLIONI Ruga 14/16

Fui svegliato dal campanone della parrocchiale di Piero Chiara Pallanza che suonava la messa. Era domenica, infatLA STANZA DEL VESCOVO ti, e avevo dormito fino alle nove. Mondadori 1976 Appena misi fuori la testa dal telone vidi Matilde e l’Orimbelli sul molo, coi loro bagagli al piede. «Ho capito che dormivate ancora» disse lui «e non ho voluto svePortale in granito gliarvi». bianco Con le campane che tuonavano nel cielo, lasciammo il porto diretti a di Montorfano Santa Caterina. Avevo dormito poco e mi sentivo stanco. La giornata bocciardato. si annunciava splendida e la sponda, allontanandosi, mi mostrava l’Isolino, presso terra, e la punta della Castagnola poco oltre, con qualche globo di foglie già rosse o gialle tra il folto degli alberi. L’autunno di quell’anno stava mettendo piede sul lago, silenziosamente e quasi di soppiatto, come un inserviente invisibile ma rapido nei movimenti che avesse l’incarico di cambiare lo scenario di un palcoscenico, per prepararlo all’ultimo atto di una commedia o di un dramma. Durante la traversata raccontai a Matilde la storia del Beato Alberto Besozzi che si era fatto eremita alcuni secoli prima sulla roccia a picco di fronte a noi, dopo essere scampato all’annegamento durante un naufragio, proprio nelle acque che stavamo navigando. «Il Beato Alberto» disse «prima del naufragio era un mercante, o meglio un usuraio che andava facendo i suoi affari nei paesi del lago. Un giorno fu preso dalla tempesta e il suo navicello si rovesciò. Riuscì a raggiungere la riva a nuoto, ai piedi di quella parete rocciosa. Veniva da Intra, dove aveva guadagnato, speso, trovato donne, amici e nemici».

Questo palazzo era l’antica dimora della nobile famiglia Franci-Castiglioni che diede i natali a illustri personaggi tra cui Sebastiano, collaboratore del giornale Caffè di Pietro Verri. Nel 1811 la casa fu acquistata dall’avvocato

Giuseppe Antonio Guglielmazzi, vice prefetto e vice intendente generale della allora provincia di Pallanza. Sulla facciata dell’edificio una lapide ricorda un altro Guglielmazzi, Pietro, canonico e nipote del precedente. 25


Palazzo barocco costruito nella seconda metà del Seicento dalla famiglia Viani. L’imponente caseggiato, un tempo contornato da un ampio giardino, prende il nome dall’ultima proprietaria appartenente al nobile casato pallanzese, Teresa Viani sposata con il marchese Giulio Dugnani di Milano. Affittato dalla famiglia 26

Arconati, nel 1850 le sue stanze ospitarono un cenacolo culturale frequentato da Alessandro Manzoni, Ruggero Bonghi, Giovanni Berchet. Dal 1914 è sede del Museo del Paesaggio e ospita oltre alla gipsoteca dello scultore impressionista Paolo Troubetzkoy le sezioni scultura e pittura.


PALAZZO VIANI-DUGNANI Museo del Paesaggio Ruga 44 Un tempo era venuto a Pallanza il D’Annunzio, Luigi Rossari alla villa ospitale in Castagnola; reduce da una ARTISTI SUL VERBANO NEI gita a Cavandone, egli veniva magnificando una PRIMI ANNI DEL SECOLO, diruta torre longobarda di segnalazione, solitaria in «Verbanus» 7-1986 e pittoresca sul pendio con la distesa aperta delle Borromee al basso. Portale in granito Il Viani, ch’era presente, possedebianco di Montorfano va appunto quella torre e disse al D’Annunzio che, se si fosse impedalla forma articolata, gnato a ricordare in qualche suo romanzo l’antica famiglia pallanzese quasi un doppio portale dei Vianí, gliel’avrebbe donata. Il D’Annunzio facilmente annuì e naturalmente poi dei Viani di Pallanza nei suoi romanzi non si ricordò formato da un portale più; ma il Viani scrisse una precisa lettera di offerta. interno con elementi Poco tempo dopo il D’Annunzio si recò dal Troubetzkoy e lo scultore bugnati e da uno esterno modellò il ritratto del poeta, elegante, sottile e armonioso, seduto e con elementi lisci uniti intento a fumare. Ne trasse due bronzi e il poeta pregò il Troubetzkoy dalla cornice orizzontale che gliene cedesse uno. Questi, chi sa perché, s’impuntò a volere cinsopra i piedritti. Nello quemila lire che il poeta pare non avesse. Il D’Annunzio gli fece una proposta: invece delle cinquemila lire gli avrebbe dato la torre a lui spazio interposto tra i ceduta dal Viani, e mostrò la lettera. Si recarono a vedere la torre, che due portali sono inseriti piacque al Troubetzkoy il quale l’accettò e diede il bronzo. due medaglioni con Poi, più tardi, «possedendo già la torre», comperò il terreno sottodecorazioni floreali. stante, sebbene ve ne fossero dei migliori, e fece costruire il padiglione di lavoro e la villa, vicino alla sua torre più in alto. Ma toccò poi al Troubetzkoy una sgradita sorpresa: recatosi a visitare un ricco cultore d’arte straniero a Pallanza, si sentì fare la consueta domanda: - Paolo, perché ti sei costruito la villa proprio lì? A cui rispose nel modo consueto: - Avevo già la «torre». Me l’ha data D’Annunzio. - La torre? La torre è del mio maggiordomo. L’ha comperata all’asta Viani... Il Viani, più gran signore e artista che banchiere, era fallito e tutto il suo era andato all’incanto, compresa la torre di Cavandone che appunto era stata dal maggiordomo acquistata per 500 lire!

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PALAZZO GUGLIELMAZZI via Guglielmazzi 51

Pietro Guglielmazzi, professore del locale Regio Collegio, ricoprì numerose cariche pubbliche: fu consigliere comunale, presidente della Congregazione 28

di Carità, presidente dell’Asilo infantile. Venne insignito del titolo di cavaliere della Corona d’Italia. In Pallanza possedeva questi due signorili palazzi, uno


PALAZZO GUGLIELMAZZI via Santo Stefano 8

in via Guglielmazzi, dove viveva, l’altro in via Santo Stefano. Alla sua morte il canonico lasciò al Comune di Pallanza il possesso di una vasta proprietà a Olce-

nengo (VC), coll’obbligo di usare il reddito derivante a favore dell’istruzione cittadina. A lui è intitolata la Scuola Primaria di Pallanza. 29



VIA CADORNA via Cadorna 12

Con il nome di “Linea Cadorna” si intende il sistema di fortificazioni militari realizzate agli inizi del secolo tra l’Ossola e la Valtellina. È un patrimonio di mulattiere oggi largamente ricuperabile all’escursionismo sui “sentieri della Storia”. Le linee fortificate, che nel loro tratto verbanese e ossolano corrono tra il Lago Maggiore e il Monte Massone, furono volute dal generale Luigi Cadorna di Pallanza, allora capo di stato maggiore dell'esercito italiano. Il generale Cadorna apPortale in pietra calcarea parteneva ad una nota famiglia verbanese di lunga tradizione milicon stemma nella parte tare; il padre Raffaele comandò nel 1870 la conquista di Roma con centrale dell’architrave. la “Breccia di Porta Pia”. Un mausoleo, sul lungolago di Pallanza, ricorda le tradizioni militari dei Cadorna. Le linee fortificate, già realizzate in parte prima del 1915 in funzione antifrancese, furono costruite nel loro assetto attuale tra il 1916 ed il 1918. Esse comprendono un fitto reticolo di carrarecce e mulattiere militari, trincee, postazioni d'artiglieria, luoghi di avvistamento, ospedaletti e strutture logistiche, centri di comando. Furono realizzate, attuando piani operativi elaborati all’inizio del secolo, in funzione difensiva a fronte di un ipotizzato attacco austro-tedesco attraverso la Svizzera. Durante la prima guerra mondiale l’Italia era alleata con Francia, Inghilterra e Russia contro la “Triplice Alleanza” (Germania, Austria e Prussia). Gli stati maggiori militari considerarono realistica una possibile invasione nemica usando il “corridoio elvetico” con la complicità passiva delle forze armate svizzere. Il sistema fortificato della “Linea Cadorna”, nella logica della “guerra di posizione”, copre un dislivello di 2.000 m tra la piana del Toce e il Monte Massone e fra il Lago Maggiore (Carmine inferiore) e il Monte Zeda e proseguono nelle Alpi centrali fino alle Orobie. Tra l’Ossola e la Valtellina furono costruiti 72 km di trincee, 88 postazioni di artiglierie di cui 11 in caverna, 296 km di strade carrozzabili, 398 km di mulattiere. I lavori costarono più di 100 milioni di lire del tempo e impiegarono oltre 15.000 operai. In un’economia di guerra, i lavori ebbero un impatto positivo per le popolazioni locali in quanto offrirono lavoro retribuito a muratori e scalpellini Paolo Crosa Lenz e costituirono una prima occasione di lavoro salariato per LA LINEA CADORNA la manodopera femminile impegnata nel trasporto dei viveri alle squadre in montagna.

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VIA TACCHINI via Tacchini 3

Addentrandoci nelle strette vie del centro storico di Pallanza, là dove le antiche dimore sono a ridosso degli alberghi della litoranea, possiamo trovare altri portali interessanti: alcuni dalle linee semplici ma eleganti (vicolo Arona 2, via Cietti 6), altri con forme più scultoree, retaggio di un’antica ricchezza (vicolo delle Fragole 2). 32

Nella piazzetta San Carlo, proprio dietro al palazzo comunale, seminascosto da un rigoglioso gelsomino, si scorge un portale tardomedievale; poco distante, sull’angolo di via San Carlo, al civico 13, si possono ancora riconoscere nella muratura i resti di un antico architrave d’ingresso ora ridotto ad angusta finestra.


PALAZZO VIANI-VISCONTI largo Tacchini 15

Vorrei un mantello di velluto bleu, ma non precisamente bleu, ossia di un bleu che io so ma che non posso completamente spiegare. Cercate di comprendermi, voi che siete un grande figurinaio, un artista. Quello che io vorrei è un Sul settecentesco bleu color dei lago di Pallanza (oh, ricordate?) alle quattro palazzo si inserisce del pomeriggio.

Eleonora Duse LETTERA AL SUO COSTUMISTA CARAMBA (PSEUDONIMO DI LUIGI SAPELLI) 1904

un portale in granito rosa di Baveno alto piĂš di cinque metri caratterizzato da morbide modanature.

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CASA MORIGGIA via Cietti 11 Un antico portale che inquadra il cortile di un palazzo risalente al periodo medioevale caratterizzato da archi a sesto acuto poggianti su colonne con capitelli decorati con motivi geometrici.

La struttura sopravvissuta del palazzo, attualmente visibile, si articola intorno a due cortili: sul primo prospetta la facciata, un tempo probabilmente abbellita da una decorazione a finto bugnato, di cui restano oggi solo alcune tracce; al piano terreno si sviluppa un portico articolato in tre archi con ghiera in mattoni e coperto da un soffitto ligneo a cassettoni: sopravvivono gli affreschi, databili al XV secolo, che decorano l’interno dei sottarchi e dei pennacchi, con motivi vegetali (rami fioriti e ricchi di frutti in particolare melograni), circondati da cartigli che contengono iscrizioni molto danneggiate. Come sopravvivenza del XV secolo restano anche due capitelli in serizzo (uno decorato con un motivo “a ovuli” e l’altro “a scudi”); le finestre originali archivoltate che si aprivano al primo piano, invece, sono state sostituite da quelle attuali di forma rettango-

lare. Attraverso il portico si accede ad un secondo cortile più interno: sulla parete di fronte all’ingresso si colloca un architrave che riporta una iscrizione dedicatoria (“MCCCXXXI mensis marzi Johannes Morigie fecit fieri hoc...”); si identifica in questo modo un riferimento cronologico indicativo almeno per il nucleo originario (l’anno 1331, appunto), a partire dal quale si sarebbe poi sviluppato il palazzo quattrocentesco. È da questo cortile interno che si accede al primo piano dell’edificio, in cui si trova il salone (oggi diviso in tre locali) affrescato con le scene cortesi che costituiscono l’unica sopravvivenza - oltre alle già citate tracce di decorazione che rimangono visibili nei sottarchi del portico - della quattrocentesca decorazione, che senza dubbio ornava anche altri locali del palazzo. Francesca Zocchi, HOC OPUS FECIT Affresci del Quattrocento nel Verbano, Museo del Paesaggio, Verbania 2001

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VILLA CROPPI largo Tonolli 54

Gli Arconati avevano preso in affitto una villa a PalNatalia Ginzburg lanza [Palazzo Viani-Dugnani]. Invitarono Alessandro LA FAMIGLIA MANZONI [Manzoni] e anche Teresa a passare qualche giorno. Einaudi 1983 Teresa, non era facile smuoverla di casa sua. Solo a volte era andata, bene imbacuccata, a pranzo dall’abate Rosmini, che aveva mandato la sua carrozza a prenderIl portale in granito la. Del lago aveva gran paura. Stefano però la convinse ad rosa di Baveno è accettare quell’invito degli Arconati e ad andare a Pallanza amplificato dalle lesene traversando il lago. Prima la portò un poco a passeggio sul che, in continuità con lago con la sua barca. Scrisse a Rossari: «Queste mattine passate la mamma essendosi levata più presto del solito, riuscii le mensole, creano un a condurla sul mio schooner, e mirabile a dirsi, sul mio schotutt’uno tra portale e oner a far colazione! E la feci anch’io insieme a lei mentre balcone. si levava l’ancora e s’orientavan le vele per ricevere l’ultimo soffio della tramontana che finiva. Infatti bisognò stare una mezz’ora immobili aspettando i primi soffi dell’inverna… il tempo passò e l’inverna venne. – Il risultato di questa gita fu, che la mamma trovò comodo e bello il bastimento, ebbe un po’ più di confidenza nel mio saperlo guidare, si divertì alquanto…». Teresa dunque prese coraggio e il giorno dopo affrontò di nuovo il temuto lago, e andò dagli Arconati a Pallanza, non però con la barca di Stefano ma sul vapore. Si trattenne a Pallanza per quattro giorni. Dagli Arconati, in quei giorni, c’erano Berchet, Ruggero Bonghi, giovane napoletano amico di Rosmini, e Mary Clarke, venuta a passare un breve periodo in Italia.

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OSPEDALE CASTELLI via Castelli 20

Il 24 maggio 1875 moriva a Montecatini il ricco capomastro Giuseppe Castelli, originario di Gemonio ma pallanzese d’adozione. Con suo testamento obbligò la Congregazione di Carità di Pallanza, sua erede universale, a «costruire un nuovo fabbricato per uso di ospitale di carità per i poveri della città di Pallanza e militari del diIl portale è costituito da staccamento». due colonne in granito Sempre per vobianco di Montorfano lontà del benefattore questo caratterizzate da una ospedale doforte modellazione veva intitolarplastica e decorativa che rimanda allo stile eclettico. La colonna, con fusto fortemente rastremato, presenta agli estremi due cornici decorate a ovolo, seguite da una duplice decorazione con stilizzazione di elementi naturali e una fascia centrale con profonde scanalature interrotte da una cornice.

si “Ospitale Giuseppe Castelli”. Con Decreto regio 6 gennaio 1876 la Congregazione di Carità ottenne l’autorizzazione ad accettare l’eredità, valutata in lire 716.912,56 ridottasi poi, a causa di liti con la famiglia Castelli e fallimenti di debitori, a circa 400.000 lire. L’ospedale fu progettato dall’architetto Febo Bottini, che ne diresse anche i lavori, iniziati nel 1879 e terminati l’anno seguente. Costò circa 85.000 lire, più 12.000 lire di mobilio di primo impianto. Fu inaugurato il 1° giugno 1881.

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VIA PLANA via Plana 4

Portale in granito rosa di Baveno lavorato a bocciarda, coperto da una lastra di beola sorretta da mensole di serizzo. Le spalle e l’architrave presentano raffinate decorazioni a rilievo, probabili stilizzazioni di temi classici quali il medaglione e gli ovoli.

La lapide posta sulla destra del portale ricorda che in questa casa il 17 aprile 1822 nacque Antonio Rossi, futuro ingegnere responsabile dell’ufficio del Genio civile della Provincia di Pallanza. A lui si deve il progetto di ampliamento e di ammodernamento del grande carcere di Pallanza e il progetto della strada litoranea da Intra al confine svizzero. Alla

sua morte, avvenuta nel 1887, lasciò il suo ingente patrimonio al Comune di Suna con l’obbligo di utilizzarlo per l’assistenza sanitaria dei poveri e la promozione dell’istruzione tra i suoi concittadini. Grazie a questo lascito fu costruito l’asilo d’infanzia. Un monumento posto sul lungolago perpetua la memoria di questo insigne benefattore. 41


Per saperne di piĂš: Antonio Biganzoli, Incisioni antropomorfe di cultura preistorica su architravi medioevali, in Il territorio segnato, Verbania 1998. Oliviera Calderini, Alberto De Giuli, Segno e simbolo su elementi architettonici litici nel Verbano Cusio Ossola, Ivrea 1999. Fabio Copiatti, Elena Poletti Ecclesia, A protezione della soglia. Simboli incisi su architravi di edifici medievali nel Verbano Cusio Ossola, in ÂŤBollettino Camuno di Studi PreistoriciÂť 2015. 42


VIA PARTIGIANI via Partigiani 93

Nel territorio verbanese, all’interno di nuclei abitati di notevole antichità, quali ad esempio Suna e Cavandone, si osserva l’usanza delle genti del passato di incidere figure schematiche su architravi e montanti in pietra che costituiscono gli ingressi di abitazioni private, le quali, nei casi in cui vi siano attestazioni di datazione, appaiono risalire a un arco cronologico che va dal XIII al XVI secolo. Si tratta di figure che furono comuni a molte civiltà e a luoghi Il portale è caratterizzato distanti, ma che sembrano legate da un invisibile filo conduttore da un arco acuto con protrattosi nei secoli e nei millenni. Alcuni di questi sono indubconci delle arcate in biamente simboli cristiani che segnavano in maniera pervasiva serizzo, concio d’imposta lo spazio abitativo, ponendolo sotto la protezione divina. Altri simboli paiono celare significati più complessi, che affondano le più largo e chiave di radici nella preistoria, ma la loro funzione – nel medioevo – resta volta con incisione quella apotropaica come contrassegno e protezione di case, stalle antropomorfa. Portali e anche edifici ad uso comunitario. simili si trovano nei Le incisioni compaiono prevalentemente al centro di architravi in dintorni in via degli pietra monolitici, sostenuti ai lati da mensole e piedritti verticali. Scalpellini, via Broferio I grandi conci degli architravi possono essere sagomati in forma triangolare, a richiamare una sorta di timpano, ricurvo (cosiddetta e via Baldini angolo via “a dorso”) o rettangolare. Le incisioni sono tracciate in genere al Troubetzkoy. centro dell’architrave o in composizioni di più segni disposti anche ai lati. Più elaborato e di cronologia solitamente più tarda è il portale ad arco, sempre realizzato in conci di pietra. Nei portali ad arco le incisioni, più rare, compaiono in genere sulla chiave di volta. A Suna in particolare si osservano sia alcuni architravi monolitici, sia conci di arcate, che recano incise figure alberiformi, ovvero segni, espressi in modo più o meno veristico, Fabio Copiatti, Elena Poletti, raffiguranti alberi. Di solito sono costituiti da una lunga linea verticale – il tronco dell’albero – da cui si dipartono A PROTEZIONE DELLA SOGLIA. altre brevi linee dirette verso il basso – le radici – o verso SIMBOLI INCISI SU l’alto – i rami. Rintracciare l’origine di tali simboli è molto ARCHITRAVI LITICI difficile, poiché essi rappresentano il frutto di un intreccio TARDOMEDIEVALI A SUNA inestricabile di acquisizioni culturali che si perpetuano da millenni. In particolare, nel contesto del Medioevo cristiano, l’albero è da intendersi come una trasposizione del simbolo salvifico della croce. A conferma di questo significato vi è, tra gli altri, anche un architrave di Suna in cui all’albero centrale si affianca un segno a S coricata che sembra da ritenere una stilizzazione di serpe, con rimando al Male. 43


VICOLO DEGLI SCALPELLINI vicolo degli Scalpellini 18

Il portale attraversa un vicolo pedonale ed è caratterizzato da un arco acuto con conci delle arcate in serizzo a forma trapezoidale che si accompagnano a una parte di muratura di rinfianco. 44

Lo spessore sulla chiave dell’arco è di cm 60 e l’altezza all’intradosso è di cm 300. Ad esso è affiancato un secondo arco ribassato che risale a un’epoca successiva.


VIA TROUBETZKOY via Troubetzkoy 152

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VILLA ALESSI via Troubetzkoy 13

ALDO ROSSI: VILLA SUL LAGO MAGGIORE. PROGETTO DI VILLA CON INTERNO a cura di Margherita Petranzan; con la collaborazione di Massimo Scheurer e Luisa Taddei Il cardo 1996

Una componente di questa costruzione, o meglio la componente principale è la pietra e in secondo luogo il cotto. Nell’insieme dell’edificio non so quale osservazione o ossessione sia stata per me maggiore: il materiale o l’architetIl portale/cancello tura di molte ville. d’ingresso, rivisitazione Lo studio o l’osservazione, che sono poi degli ingressi dei giardini molto simili, delle della regione, è formato pietre, è stata per me da due elementi in molto importante. Credo che tra le discipline insegnate al Politecgranito verde di Mergozzo nico di Milano i corsi di mineralogia e chimica fossero per me i più lavorati a taglio di sega e affascinanti. incastonati nel muro a Come ho scritto altre volte, quando guardo i monumenti osservo soprattutto come lavorano le varie pietre, e - come ha scritto il scagliola formato da grande architetto italiano Pier Luigi Nervi - cerco di valutarne il pietre del lago, delle valli peso. (granito, beola, serizzo), Il peso di una costruzione è impressionante ed è parte della statie del vicino Canton ca: spesso mi chiedo quale nuovo materiale possa sviluppare una Ticino. Dal portale si condizione analoga. intravede l’ingresso alla Penso alla “plastica” in termini generali, ma sono troppo ignorante (non solo dal punto di vista tecnico) sulla sua natura. villa evidenziato da due Le pietre usate nella villa di Suna sono essenzialmente il granito grosse colonne in granito nelle sue varietà cromatiche e strutturali, come ad esempio nel verde con superficie Montorfano e nel Baveno. È noto come queste pietre hanno costrulucida. ito Milano e sono state usate particolarmente dal Borromeo. Ho posto la pietra come i vecchi muri di “scagliola”: non so quanto questa dizione sia dialettale ma si tratta in sostanza di una muratura a scaglie di pietra di diversa lunghezza e formato. Così cambia il colore con i diversi grigi del granito e della beola. Questo tipo di costruzione lenta da realizzare costituisce la caratteristica principale dell’alto Verbano e della val Sesia (come di altre zone alpine). Questa tecnica, abbandonata nelle costruzioni comuni, ritorna nelle ville del secolo scorso e del principio di questo. Qui viene unita al cotto: finestre, cornici, colonnine e ogni parte decorativa. Queste ville (o case di villeggiatura per la loro lontananza

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rispetto alle ville patrizie) presentano alcuni tra i migliori esempi dell’architettura romantica. L’architettura romantica, per cui ho interesse particolare, aveva risolto il problema dello stile non attraverso l’uso del frammento, ma accettando lo stile come qualcosa di immutabile: come un “museo”, un “museo” dove ogni pezzo era non modificabile. Da qui, quel tanto di surrealismo nelle costruzioni realizzate, e il surrealismo non può avere progressi. Questa e altre questioni hanno sempre creato in me una specie di amore coatto, simile a quello che provo per i Sacri monti. 47


MONUMENTO AI CADUTI via Troubetzkoy, lungolago

A fine giugno 1953 Tozzi porta a termine un nuovo incarico pubblico a cui sta lavorando da circa due anni. Come infatti scrive all’amico Borla già il 21 maggio 1951, “Un comitato di brave persone, qui a Suna, si è messa in testa di costruire, in piazza, di fronte alla Chiesa di S.Lucia un monumento ai caduti delle due guerre. Ma ne sono molto allarmato: i monumenti sono il disastro e la calamità di tutti i paesi del mondo e, salvo rare eccezioni, invece di abbellire, deturpano irrimediabilUn arco di cemento mente il luogo più aggraziato e ridente. Vi era da scegliere fra due armato rivestito di lastre progetti, uno era roba repellente e da cimitero. L’altro più serio era una specie di muraglia che avrebbe tolto la visuale del lago. di serizzo. A fianco di Ho protestato e sono riuscito ad imporre un progetto mio, fatto una delle spalle dell’arco per evitare il peggio e che, anzi, è concepito in modo da legarsi al è posta una statua in paese e da non diminuirlo esteticamente. Una specie di arco sorpietra calcarea. montato da due leoncini di granito, attraverso il quale si scorgono Nel 2014 è stato oggetto il lago e i monti. Non starà male. di un intervento di Sopra una sporgenza vi sarà un’urna votiva in bronzo. I due leoncelli in pietra esistono già. Sembrano cose romaniche, splendidarestauro. mente patinate dal tempo; ma il proprietario non li cede che per una somma abbastanza forte e che non abbiamo. Per contribuire per quanto possibile alla realizzazione di questo progetto, ho pensato di fare una lotteria con un mio dipinto. Soli venticinque sottoscrittori a L. 2.000 l’uno. La somma è un pò forte ma le probabilità di vincere sono anche serie. Vorrebbe avere la cortesia di interpellare i suoi amici in proposito? Comunque le accludo alcuni biglietti. I sottoscrittori non avranno da fare altro che di scrivervi sopra il loro nome ed indirizzo. Scusi, caro Borla, se abuso del suo tempo e della sua pazienza. Ma non ho trovato altro modo per evitare che si deturpasse il paese. Tra poco mi rimetterò al lavoro. La salute, quest’anno, sembra fare giudizio”. La lettera è accompagnata da schizzi a penna del progetto per il monumento, per il quale non sarà poi possibile utilizzaMONUMENTO AI CADUTI re i “due leoncini di granito”, tanto che ESTRATTO DAL CATALOGO l’artista progetterà un’apposita figura che RAGIONATO GENERALE DEI viene collocata su un piedistallo a sinistra DIPINTI DI MARIO TOZZI dell’arco centrale. La statua, realizzata dallo scultore Gastone Panciera dell’AccaMondadori 1988 demia di Brera, “simboleggia il Sacrificio In collaborazione con del combattente che cade e muore, il volArchivio storico Mario Tozzi to rovesciato all’indietro verso la luce del

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sole” (Inaugurato a Suna il Monumento ai Caduti, quotidiano lombardo non identificato, giugno 1953). La lotteria, ideata da Tozzi per finanziare almeno in parte l’iniziativa, ha luogo nel 1952 e vale come utile contributo alla riuscita del progetto. Il 29 giugno 1953 si tiene la cerimonia ufficiale di inaugurazione del monumento, di cui Erminia Brunetti Tozzi è una delle due madrine, in quanto madre dei due fratelli di Mario - Ottorino e Corrado - caduti nella guerra 1915-1918. Scrive Tozzi alla moglie Marie-Thérèse lo stesso 29 giugno: “Il monumento è assai bello ed anche tu cambierai idea quando lo vedrai. La statua fatta su mio disegno, è grandiosa ed è risultata proprio come la desideravo”. 49


Memo I miei portali


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